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Battere la Juve e ritrovare autostima in una sola notte. Il metodo Sarri poggia sul sacrificio del gruppo e su chi sta capendo il valore di giocare nel Napoli

di Raffaele Auriemma
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

La regolarità. Sostantivo dell'esser continuo e metodico, dote che ti permette di arrivare fino in fondo nelle cose e di migliorare i tuoi limiti attraverso il conseguimento dei risultati. Sembra scritto a posta per il Napoli, una squadra che dal successo contro la Juventus saprà trarre il massimo beneficio in termini di autostima per continuare a credere nelle proprie possibilità. E sono tante, ma non per immaginare la vittoria del tricolore, sarebbe velleitario e poco serio raccontarlo alla prima serata di grazia. Per tornare in Champions, sì. L'apparente low profile con il quale era iniziata questa stagione sta cominciando a decantare, per mettere in mostra qualità note ed altre che era state ricoperte da una coltre di fuliggine iberica. Uno su tutti: Jorginho. Rieccolo il regista per il quale il Napoli era stato abile ad arrivare prima di altri grandi club, quando giocava nel Verona. Preso e poi abbandonato, dimenticato nella cantina delle buone intenzioni sparite all'improvviso per la testardaggine autolesionista di costringerlo a giocare in un centrocampo con soli due elementi. Antonio Conte, il ct presente al San Paolo sabato sera, era venuto per seguire le prestazioni dei vari Bonucci, Chiellini, Insigne e Gabbiadini, invece si è imbattuto in un interprete moderno del ruolo di playmaker, uno che (senza cadere nella blasfemia) potrebbe anche studiare per diventare il nuovo Pirlo. Se Jorginho continua così, la convocazione è cosa fatta. Anche perché, accanto a lui si sta esaltando nuovamente Hamsik, un'altra vittima di un biennio nel corso del quale il grande patrimonio tecnico è stato sciaguratamente svalutato.

Il capitano ora corre e pressa, si propone e urla, sta sfoderando una grinta che sembrava non gli appartenesse più. Senza sottovalutare Koulibaly, anche lui mortificato da tutta una serie di incomprensibili esclusioni, proprio quando sembrava che il Napoli avesse tra le mani il nuovo Thuram. Andiamoci piano, però, perché il possente difensore franco-senegalese deve ancora liberarsi da certe distrazioni che ne condizionano il rendimento. Questa è la parte della "rosa" che veniva reputata alla stregua dell'usato, giocatori in sovrannumero che il Napoli aveva anche provato a mandar via. Perché condizionato da valutazioni errate, oltre allo scarso utilizzo degli ultimi due anni. Sarebbe stato un grave, ulteriore danno, di natura tecnica e strategica. Questi ragazzi hanno ritrovato energia e valore grazie ad un allenatore-operaio, Maurizio Sarri, che lavora con loro tutti i giorni per correggerne i difetti e per esaltarne i pregi. Esercizio che diventa ancora più semplice se in organico hai, poi, tanto di quel talento che talvolta pensi che sia anche uno spreco. Higuain è stato eletto ufficialmente condottiero di un popolo che sogna di vincere un altro scudetto grazie ai gol di un altro argentino ed il Pipita, pare stia cominciando ad apprezzare il valore di giocare in un Napoli d'alta quota, anche se sprovvista della Champions League. E poi, Insigne, Gabbiadini, Mertens, Callejon, senza trascurare Allan: tutta merce dal prezzo elevato e che il ds Giuntoli ha avuto il merito di riuscire a trattenere, quando era forte il disagio di rimanere in una realtà calcistica che sembrava essere all'anno zero. Magari è anche così, si è ripartiti da zero, nel senso che si è resettata una strategia troppo snob, costosa e dallo scarso ritorno. L'arrivo di Sarri ha avuto questo merito: restituire identità all'ambiente ed umiltà a chi, forse, pensava di fare un favore a restare ancora con la maglia azzurra addosso.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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