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Aversa Normanna in panne, Messina in crescita. Focus sul match

di Stefano Sica
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© foto di Francesco Decicco/TuttoLegaPro.com

Forse dell'esito uscito dal Bisceglia può recriminare più il Messina che l'Aversa Normanna. Certo, il pari alla fine è stato il risultato più giusto e peraltro i normanni sono stati ad un passo da un successo sprecato soltanto per un minuto sciagurato intriso di errori e disattenzione. Ma la squadra di Salvatore Marra da una ventina di giorni non è più quell'orchestra compatta e diligente che si era tirata fuori con fatica e sudore dall'umiliazione dell'ultimo posto in classifica. Tutto questo nonostante contro i peloritani il tecnico napoletano avesse schierato una formazione di titolarissimi, ad eccezione del baby classe '96 Luigi Del Prete, un terzino destro prodotto della cantera aversana che anche ieri ha meravigliato tutti per qualità e sfrontatezza. Da dimenticare il primo tempo dei padroni di casa. Molle, inconsistente e con poca personalità. Centrocampo (Geroni, Catinali e Castellano) senza smalto e fantasia, attacco spuntato e retroguardia spesso in affanno. Unico raggio di sole, l'incursione con cui Mangiacasale, il migliore dei suoi insieme, come detto, a Del Prete, si è procurato il penalty fallito da De Vena, ieri in giornata opaca. Decisamente meglio il Messina nella prima frazione, per possesso palla e produzione di occasioni da rete. Di Costanzo può sorridere: il suo gruppo cresce e sta trovando una propria identità. Serviranno conferme ma la strada intrapresa sembra quella giusta. Tra l'altro si sono rivelate azzeccate le alchimie tattiche del trainer giallorosso, che ha sperimentato vari moduli cambiando più volte pelle nel corso della partita. Di Costanzo è passato in sostanza dal 4-2-3-1, con Izzillo a sostegno dell'unica punta Orlando, al 4-3-1-2 della ripresa dopo l'ingresso di Corona, supportato alle spalle da Mancini prima (che nel primo tempo agiva a sinistra) e Ciciretti poi. Gara da incorniciare per Orlando, a cui è mancata solo la rete, oltre che per Nigro, diga in mediana e spina nel fianco aversano con i suoi inserimenti. E fruttuosa anche la mobilità di Mancini. Il Messina ha avuto evidentemente il demerito di non finalizzare le tante chance costruite, qualcuna anche in ripartenza, soprattutto nel primo tempo. Ottimo l'approccio peloritano al match, spezzato dai normanni solo dopo una buona mezz'ora ma senza risultati concreti.

Positivo anche l'inizio della ripresa da parte ospite, con la sortita di Orlando neutralizzata da Lagomarsini e la fiondata di Izzillo finita di un soffio a lato. L'Aversa, finalmente viva rispetto a quella rassegnata vista nel primo tempo, ha risposto solo con l'opportunità capitata a pochi passi da Berardi da Mangiacasale, affossato da Pepe e quindi non beneficiario di un rigore apparso più solare di quello concesso in precedenza. Tanti lanci lunghi, inutili e il più delle volte imprecisi, e poco o nulla da segnalare a parte l'inzuccata vincente di Mosciaro (nella foto). Ed è stato lì che nel Messina la rabbia ha polverizzato qualsiasi istinto di rassegnazione. Orlando forse maledirà a lungo Lagomarsini, autore di un'ennesima prodezza sulla punta salernitana prima di commettere un mezza papera sul sigillo di Nigro. Grave per i granata non preservare attenzione e sangue freddo nei momenti successivi al vantaggio. Un minuto di svagatezza pagato a caro prezzo. E' finita, quindi, come era giusto che finisse. La sconfitta sarebbe stata una beffa atroce ed immeritata per il Messina che ora, nella contesa dei play-out, può aspirare con argomenti concreti a cercare la migliore posizione possibile. Sempre che non arrivi la salvezza diretta, che mai come adesso avrebbe il sapore di un piccolo miracolo. Un punto in tre gare è invece per i granata un bottino magro. Ancora più allarmante perché frutto di partite poco brillanti. Tuttavia, se c'è da analizzare il motivo latente di questo arretramento psicofisico, non ci si può neanche concedere al pessimismo. L'Aversa Normanna, così come ha vinto quattro sfide consecutive rinascendo a nuova vita, alla stessa maniera può mettersi alle spalle questa fase di appannamento. L'impalcatura tecnica c'è, basta rivitalizzarla.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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