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Tutti i segreti e le inedite novità del piano-Milan firmato "Berlusconi-Galliani" (due arrivi... E qualche domanda). La Juve ha preso una netta decisione, Conte quasi. Inter in reale subbuglio, sta scomparendo una certezza...

di Fabrizio Biasin
Nato a Milano il 3/7/1978, laureato in Scienze ambientali presso l'Università dell'Insubria di Como, da ottobre 2008 è Capo Servizio Sport presso il quotidiano "Libero". Opinionista Rai e Telelombardia
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© foto di Federico De Luca

Parlan tutti dei 23. Anche mia madre. Mi fa: "Povero Pepito, non se lo meritava, Prandelli infame". Io: "Mamma, non sai niente, taci". Lei: "Muto, siamo tutti Ct, pure io. E Prandelli è un finto pretino". Ognuno ha le sue idee, ma la cosa che sorprende di più è la reazione all'infortunio di Montolivo. Cioè, il povero Riccardo si spacca in due la tibia e non va come quando qualcuno di importante ci lascia ("era il migliore... perché proprio lui? Ho letto tutti i suoi libri". "Ma era un cantante". "Infatti ci ho messo poco"), semmai l'effetto è contrario e assai sadico: "Oooohhh, almeno il cocco di Prandelli se ne sta a casa, speriamo venga il fuoco di Sant'Antonio anche a Thiago Motta e siamo a posto". Oppure: "Montolivo, digerisci 'sta Simmenthal se ci riesci". Carinerie di ogni genere, insomma.

Ora, detto che urge un'interrogazione parlamentare sulla funzionalità del parastinco, utile come l'orrendo cerotto per il naso di moda a Inghilterra '96, che dicevi "aaaahhh come respiro bene", ma solo per non far la figura di quello che a lui il cerotto non gli faceva una mazza, tocca registrare l'incazzatura legittima di Pepitone Rossi. Sia chiaro: Prandelli è stato coerente e ha portato solo i più in forma, ma allora non si capisce perché l'abbia chiamato tra i trenta, sperava in un miracolo? Diciamo la verità: si fosse chiamato Lionel Rossi sarebbe stato convocato anche su una gamba sola, ma per Rossi (pensiero del ct) evidentemente certi ragionamenti sono stati ritenuti eccessivi.

Ma la verità è che quello messo peggio non può essere che la riserva Andrea Ranocchia, già denominato "gufone azzurro". Mettetevi nei suoi panni: è più facile che pensi "forza Chiello, dai Barzaglione, viva Paletta, speriamo che siate in perfetta forma per l'esordio Mondiale" o che stia organizzando boicottaggi di ogni genere. Immaginiamo Ranocchia che mette tre dita di Guttalax nella borraccia di Paletta o impegnato a disseminare libri nella stanza di Bonucci col solo scopo di spaventarlo.

Ma son quisquilie, immagini di un torneo che tra una settimana e poco più si sovrapporrà alle notizie di mercato.

Ecco, il mercato. Diciamo la verità: sono cazzi amari. Da almeno un paio di settimane non facciamo che ripetere nomi più o meno credibili per questo o quel club, ma di "ciccia" ancora niente. La Juve, per dire: sappiamo che l'arrivo di Morata è possibile, ma ancora non probabile. E il fatto è che con il giovine blanco Conte godrebbe solo un po' perché lui, l'Antonio, di notte sogna Sanchez. Solo che Sanchez costa una cifra e per prenderlo devi promettere al Barcellona qualcuno dei tuoi. E per "qualcuno" si intende con buona probabilità Llorente. Insomma, un giro fetentissimo che porta a delle conclusioni ingenuotte ma forse condivisibili: era proprio necessario svendere Ciro Immobile prima del mondiale a soli 20 milioncini? Cioè, per carità, i milioncini sono tanti, ma con un gol al Mondiale magari sarebbero diventati 25. E poi: siamo proprio così convinti che tra Morata e Ciruzzo-nostro ci sia tutta 'sta differenza? Magari sì, ma una cosa è certa: i tedeschi hanno dimostrato che seguendo alla lettera il detto "pagare moneta, vedere cammello" si può chiudere un colpo senza dover prendere 24234523 aerei. Per il resto possiamo (semi) garantire che: l'udinese Pereyra vestirà il bianconero, Vidal e Pogba non si muoveranno a meno che tra sceicconi e ricchi d'Europa vari non si inneschi lo sfidone tra veri machi a "vediamo chi ce l'ha più grosso". Nel caso potrebbero arrivare offerte irrinunciabili, che poi in fondo è quello che legittimamente sperano Marotta e soci. La Juve a conti fatti ha un solo problema: l'umore di Conte, a cui la situazione finanziaria della Signora interessa fino a un certo punto.

Questione Inter. La situazione non è bella e l'aspetto economico non è quello che spaventa di più. Per carità, tutti sono in attesa di capire se Thohir troverà le benedette garanzie per far partire "il progettone nerazzurro", al momento sappiamo che dovrebbero "apparire" 210 milioni che sono un mucchio di soldi ma non quanti ne avrebbe voluti l'indonesiano. Insomma, a guardar bene non c'è il grano per fare il mercato se non attraverso baratti e barattini o cessioni importanti. E allora torniamo al domandone: ma che bisogno c'era di raccontare ai tifosi la favola dei Morata, degli Dzeko o dei Torres? Logica vuole che questi giocatori per questioni legate ai costi non siano alla portata di un club che come primo comandamento ha quello del risanamento, solo che la logica va a farsi benedire se il presidente ti dice: "Arriverà uno tra...". Per intenderci, con Vidic unica certezza, al momento il mercato nerazzurro dice che: Nilton piaceva ma forse era rotto, Ince era fatto ma invece no, Erkin piace ma non così tanto. Il solito, insomma...

Quindi il Milan. Al gran cenone dell'altro giorno tra Pippo, Galliani e Berlusconi si è deciso cosa sarà del Diavolo 2014-2015. Anche in questo caso trionfa l'opzione "dieta totale". Non credete a chi vi dice "alla fine Berlusconi spenderà", l'avrebbe fatto solo per Seedorf se non avesse cambiato idea lungo la strada (e ancora non abbiamo concretamente capito perché). Per intenderci, Inzaghi è una scelta ovviamente vidimata da Berlusconi, ma certamente non la preferita del patron. Tutto sarà gestito secondo le equazioni "una sola competizione = rosa ridotta" e "niente soldi dall'Europa = cessioni obbligatorie". Il racconto di ieri del presidente rossonero a proposito di Balotelli che non gioca dove deve giocare, ci fa capire che se mai per Mario arriverà un'offerta superiore ai 20 milioni, l'attaccante sarà ceduto. Stessa sorte per De Sciglio, l'azzurro che essendo cresciuto "in casa" garantirebbe una succulenta plusvalenza. Per il resto si proveranno a liberare una decina di giocatori e a (ri)portare a casa Paloschi (prediletto di Inzaghi) e Cerci, inseguito ormai da un anno. Il problema è che Cairo fesso non è e vorrà i suoi milioncini.

Anche in questo caso poniamo le solite domande senza risposta: è proprio necessario regalare una valanga di quattrini a Seedorf? Non era più semplice convocare lui ad Arcore e dirgli: "Abbiamo cominciato male, ma in fondo hai fatto parecchi punti. Facciamo così: troviamo un accordo e andiamo avanti insieme". Se invece il problema è più serio di "Seedorf faceva gli allenamenti al pomeriggio", qualcuno ci dirà mai cosa è successo per davvero? E ancora: che fine hanno fatto i condivisibili propositi di Barbara Berlusconi datati novembre? E infine: si era fatto il nome di Maldini, poi quello di Sogliano, addirittura quello di Albertini e alla fine è stato promosso a nuovo ds Rocco Maiorino, uno che un giorno magari diventerà il nuovo Galliani (in fondo ha il maestro in casa), ma ora al massimo può fare l'apprendista. E il fatto è che se i quattrini sono pochi almeno il ds deve essere uno "squalo", altrimenti son cavoli acidi per davvero.

Chiusura ridanciana ma non troppo.

Strama è a un passo dall'Udinese. Pare che per scaldare l'ambiente abbia chiamato Domizzi e gli abbia detto "Oh, Domi, quest'anno faremo bene-bene". A quel punto il Domi, pur col massimo rispetto, ha dato una toccata alle palle... Di Natale.

Ieri Seedorf era impegnato nel match tra vecchie glorie di Juve e Real. Ha fatto un gol che forse solo Kakà può mettere a segno nell'attuale Milan. Consiglio a Inzaghi: chieda in ginocchio a Clarence di tornare a giocare, in fondo lo stipendio lo percepisce già. E che stipendio... (twitter @FBiasin).

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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