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Top & Flop del 2014: Conte, top in campo e flop fuori. Sarri, che sorpresa. Re Sinisa. Affondano Pulvirenti, Ghirardi e Mazzarri

di Michele Criscitiello
Nato ad Avellino il 30-09-1983, vive e lavora a Milano. Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb. Twitter: MCriscitiello
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

I calciatori modaioli stanno partendo per Miami, i very normal people tornano a casa dalle famiglie, i direttori sportivi mangiano (inteso come pranzo di Natale, non pensate male) e pensano al mercato di gennaio, mentre i procuratori inviano sms ai DS augurando loro buon Natale, sperando di poter fare un'operazione di mercato insieme. Aspettando cenoni, champagne e panettone siamo pronti per la Supercoppa di Doha, tra Juve e Napoli. Pronostici zero! Ne approfittiamo per fare un bilancio del 2014. Due categorie, cinque vincitori per ognuna di essa. Top & Flop.

TOP
Antonio Conte
Conquista 102 punti in serie A ed ammazza il campionato. Vince a mani basse, si conferma leader della Juventus anche se non supera il test europeo. La sua squadra brilla costantemente e chiude un percorso da vincente. La Juve non ha rivali e il merito sembra essere soprattutto il suo.

Sinisa Mihajlovic
Raccoglie la Sampdoria dalle ceneri di Delio Rossi e la porta a sognare l'Europa. Gestisce benissimo mercato e spogliatoio nel cambio storico da Garrone a Ferrero e fa da tutor del club. La squadra lo segue e lui plasma giocatori come Gabbiadini e Okaka che aspettavano, da anni, di esplodere. Grande allenatore, meriterebbe una piazza come Napoli.

Maurizio Sarri
In serie A o ci arrivi sul campo o fai fatica ad essere scelto se non sei raccomandato. Tifiamo Sarri perché è uno che con il lavoro è arrivato all'ultimo piano del grattacielo. Conquista la serie A con l'Empoli e con grande dignità la affronta. Gioca e vince con i giovani, solo in attacco non riesce a far passare la linea verde. Esempio di meritocrazia.

Claudio Lotito
Chiamatelo fesso. Antipatico come pochi, si è preso tutto il calcio italiano. E' lui il Presidente della Federazione, è lui il Presidente della Lega Calcio, è lui il Presidente della Lazio, è lui il Presidente della Salernitana; è grazie a lui che il Bari non è sparito ed è lui che sogna di diventare il nuovo Dio del calcio italiano. Nel 2014 ha fatto grandi passi verso il Paradiso. Gli mancano un paio di trionfi e tre o quattro riforme per completare l'opera.

Cristiano Giuntoli
Merita un premio il Direttore Generale del Carpi, Campione d'Inverno in serie B. Se non andrà in serie A nessuno si scandalizzerà. Se andrà in A, però, tutti si scioccheranno. Lo scorso anno da matricola ha sfiorato i play off, l'anno prima ha strappato la B al Lecce e quest'anno addirittura chiude Campione d'Inverno, in netto anticipo. Paga poco la squadra, pochissimo l'allenatore e vince. Dove non ci sono i soldi trionfano le idee. I vicini di casa del Modena hanno un buon gruppo di lavoro con il duo Novellino-Taibi ma un pessimo esempio di proprietà. Per questo Carpi è una favola e Modena un fuoco di paglia. Mentre Caliendo pensa a come far guadagnare qualche contributo all'INPS a Trezeguet, Giuntoli pensa ai nuovi Letizia e Mbakogu. Ognuno il suo...

FLOP
Antonio Conte
Lascia la Juventus dopo due giorni di ritiro e dice che aveva già deciso. Quando? Dove? Perché? Decide di accettare la proposta della Federazione e firma un biennale a 10 milioni di euro. Dice di non scendere a compromessi e convoca subito Balotelli, testimonial in quella settimana delle nuove scarpette Puma (sponsor tecnico che gli paga lo stipendio). Dice che in azzurro andrà solo chi lo merita e in 3 uscite convoca 50 calciatori diversi. Parla di senso di appartenenza e apre le porte della nostra Italia ad argentini, francesi ed africani basta che abbiano un nonno dello zio del nonno della madre che sia stato un giorno in gita in Italia. Rompe le scatole con mille stage come se i calciatori fossero della Federazione ma si dimentica che, fino a pochi mesi fa, faceva il pazzo se gli portavano via dalla Juve i calciatori. Quando ha accettato sapeva benissimo che non c'era grande disponibilità per la Nazionale. Cerca alibi e prepara il terreno per una Francia che si preannuncia amara come il Brasile.

Cesare Prandelli
Peggio di così, Cesare non poteva fare. Con l'Italia va a fare il turista in Brasile e ci spalma la vergogna in faccia. Se ne va e accetta la panchina del Galatasaray; anche ad Istanbul dura poco e torna a casa con la coda tra le gambe. Diciamo che dopo Firenze e prima di Firenze, Prandelli ha dimostrato poco o nulla del suo presunto valore tecnico.

Tommaso Ghirardi
Usa l'uscita di emergenza per scappare dal calcio italiano. Rovina il Parma e dimostra di non essere all'altezza di un grande club. Il Carpenedolo la sua massima dimensione, prima di Parma. Un bilancio tragico e una gestione pessima. Se ne va lasciando la squadra ultima in classifica ma prima nella classifica dei debiti. Si è divertito troppo ma ha capito tardi che il calcio non è Gardaland.

Walter Mazzarri
Paga oltre i suoi demeriti ma la gestione da giugno a novembre è stata un disastro. Prigioniero del suo carattere, si aggiorna poco e conosce solo i calciatori che ha allenato nella sua carriera. Poco studioso e umile. Si guarda troppo allo specchio e fallisce l'avventura più importante della sua vita professionale. Adesso sarà dura ripartire. Il conto in banca non ne risentirà ma la sua ambizione sì. Primo esonero e 2014 da cancellare al più presto. A Napoli, l'ultimo dell'anno, buttano dalla finestre gli oggetti vecchi. Lui farebbe bene a buttare la maschera.

Antonino Pulvirenti
Il tempo ha dimostrato che il calcio non è il suo mestiere. Ha vinto con Lo Monaco perché a guidare era l'ex Direttore Generale. Si sono separati ed entrambi hanno finito il loro ciclo. Pulvirenti ha distrutto un giocattolino perfetto. Pessima la sua gestione e la sua leadership. Non ha lo spessore per guidare un club e non riesce ad uscire, a testa alta, dalle difficoltà. Gestione imbarazzante.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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