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Thiago Silva: prima o poi torna, come Sheva e Kakà. Moratti: prima resa dei conti con Thohir. Disdetta Pazzini: il Milan su una punta, forse... Vucinic-Arsenal: la Premier osserva Conte

di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.
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E' troppo corretto per dirlo apertamente. E nel rispetto del Paris Saint Germain, non lo dirà e continuerà a fare con enorme professionalità il suo lavoro. Ma che Thiago Silva continui a pensare continuamente al suo Milan, è ampiamente immaginabile. Thiago Silva è la terza ferita aperta del recente passato rossonero. Fateci caso, una ferita simmetrica. Una ogni tre anni. Nel 2006 Shevchenko al Chelsea. Risultato: tornato al Milan. Tre anni dopo, nel 2009, Kakà al Real Madrid. Risultato: tornato al Milan. Ancora tre anni dopo, nel 2012, Thiago Silva al Paris Saint Germain. Risultato: scritto nel destino. Nulla di immediato e nulla di prevedibile a livello di date, ma prima o poi tornerà. La numerologia, per chi ne subisce il fascino, sa essere implacabile. Il fatto poi di sapere che a Milanello oggi c'è un certo Clarence Seedorf, che andava d'accordissimo con Thiago, non può che rafforzare i pensieri del fuoriclasse brasiliano. E non bastasse Seedorf, ci sono anche Kakà e Robinho. Con Kakà, dal gennaio al giugno 2009, Thiago Silva aveva giocato solo le amichevoli, perché non poteva essere impiegato nelle gare ufficiali. Chi vivrà, vedrà.

Massimo Moratti non gradisce il continuo prender tempo di Erick Thohir. Nella forma, ma soprattutto nella sostanza. Il fatto che il magnate indonesiano sia fermo sul mercato, lo storico presidente interista lo vive come una accusa implicita alla sua gestione. L'interpretazione di Moratti è abbastanza attendibile e piuttosto semplice: che i conti fossero in difficoltà era un fatto trasparente, tanto è vero che i soldi per il passaggio di mano dell'Inter riguardavano proprio la sistemazione dei conti e non il valore del brand. Se i conti fossero stati inappuntabili, dall'Indonesia si sarebbe dovuto pagare cash il valore del Club. In un caso o nell'altro, l'Inter non poteva passare di mano e gratis e l'acquirente lo sapeva. Alla somma pagata dovevano dunque essere aggiunti gli investimenti sul mercato. Non ci si può lamentare per la situazione contabile e traccheggiare sugli acquisti. Insomma non sono i debiti dell'Inter morattiana a dover inibire il rafforzamento della squadra. Questo pensa Moratti. E la sua insofferenza comincia a filtrare.

Adriano Galliani se lo sentiva che non doveva cedere così presto Matri alla Fiorentina. L'infortunio di Pazzini spiazza il Milan. E alla grande. Questa vicenda del buon Ale Matri non trova pace. Arrivato senza l'entusiasmo del presidente Berlusconi e subito beccato dalla Curva, il rossonerissimo Matri non è riuscito a fare gol. Al momento della sua cessione, i tifosi milanisti non volevano che andasse alla Fiorentina, dopo le parole al veleno estive di Andrea Della Valle sul fronte Ljajic. Ma la Fiorentina si è rivelata l'unica opzione praticabile. La scelta del Milan è stata esclusivamente economica. Quella viola era l'unica società in grado di pagare 6 mesi di ingaggio a Matri. L'attaccante lodigiano sapeva perfettamente cosa pensassero i tifosi rossoneri. Tanto è vero che, fra un singhiozzo e l'altro, martedì 14 Gennaio si lasciava andare a Milanello: "Beh, almeno, riesco a far fare la pace a Milan e Fiorentina...". Magra consolazione, Ale. Anche perché l'arrivo del giovane Petagna (Pippo Inzaghi esulta...) è servito a tamponare eventuali emergenze con lo Spezia. Ma adesso in casa rossonera l'allarme è arancione. Se il Milan dovesse andare avanti in Coppa Italia, giocherà ogni 3 giorni fino all'Atletico. Con Balotelli che non è abituatissimo a giocare così tanto e così intensamente. Per cui se l'infortunio di Pazzini, come si spera, non supererà le 2 settimane, il Milan non farà nulla. Ma se il Pazzo dovesse fermarsi per 3-4 settimane, il Club rossonero dovrà guardarsi attorno sul mercato anche per la prima punta. Santo cielo, che stagione!

Tre indizi fanno una prova. Il Manchester City è annoverabile per definizione fra le possibili pretendenti di Paul Pogba. Il Manchester United un giretto a Cagliari per dare una ulteriore occhiata a Vidal, lo ha fatto. L'Arsenal sta parlando con la Juventus per Vucinic. Stando all'interesse che suscitano i singoli sempre nello stesso Campionato, non si può non dedurre che il calcio che insegna Conte piace alla Premier League inglese. Lo conferma l'acquisto di Giaccherini da parte del Sunderland e i sondaggi che nei mesi scorsi hanno fatto le squadre inglesi sia per Quagliarella che per Matri versione bianconera. Insomma, la Juventus di Conte pratica un calcio che, attraverso i suoi principali interpreti, la Premier League ritiene adatto al proprio clichè. E visto che il dopo Ferguson allo United è tutt'altro che consolidato , che il Chelsea non disdegna allenatori italiani (Ancelotti...) e che il regno di Wenger all'Emirates Stadium è parecchio ambito, pensare ad un futuro inglese di Conte, per temperamento e orientamenti tattici, è quasi senza quota. Quando e come, è un tema aperto. Anzi, apertissimo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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