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Nastase: sesso, fughe e pochi gol (3 in 3 anni)

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com

I nostalgici del calcio si ricorderanno dei tempi del Catanzaro in A. I giallorossi sono stati i primi a rappresentare la Calabria nel massimo campionato italiano rappresentando il miracolo del calcio del sud, genuino e passionale. All'apertura delle frontiere, anno di grazia 1980, il Catanzaro ignorò bellamente l'opportunità di prendere uno straniero: che bisogno c'era se avevi Massimo Palanca? Piedino d'oro era più di un bomber: l'idolo indiscusso, il trascinatore, l'icona di una squadra, una città e una regione. Tutto questo fino al 1981 quando, dopo aver condotto la squadra a un incredibile settimo posto, il Napoli bussa la porta. A 28 anni Palanca sa che non c'è più molto tempo per aspettare l'occasione. E la prende al volo. L'esperienza per lui sarà fallimentare e ma peggio ancora andrà al Catanzaro, anche se non subito.

Estate 1981, migliaia di tifosi piangono la partenza dell'idolo. C'è solo un modo per consolarli: scaldando le loro fantasie con un campione straniero. Il presidente Adriano Merlo si convince che aprire le porte al mondo è la soluzione ideale. Un assegno da 400 milioni di lire e dal Monaco 1860 arriva Viorel Nastase. Con somma gioia dei bavaresi, ma questo si saprà poi.

Chi era Viorel Nastase? Nato in Romania nel 1953, già la nazionalità d'origine lascia sorpresi. Siamo in piena era Ceausescu e uscire da quel Paese era impossibile o quasi. Lui ci riuscì una mattina d'ottobre: siamo a Berna e Nastase è il centravanti bandiera dello Steaua: 77 gol in 8 anni per lui, capace di togliersi lo sfizio di segnare anche al Camp Nou in una notte di coppa contro il Barcellona. Quella volta però si gioca una partita di Coppa delle Coppe contro lo Young Boys. Al mattino seguente fa perdere le tracce: aveva da tempo programmato la fuga, ben guardandosi dal dire anche solo una parola ai compagni di squadra. Il piano va a buon fine, tanto che dalla Svizzera (dove ottiene asilo politico) riesce a entrare in Germania e non solo: strappa il suo primo contratto da calciatore professionista firmando per il Monaco 1860.

Il vizio del gol fortunatamente se l'è portato con sé, Nastase, tanto da segnare 14 reti: non male affatto per una squadra che deve salvarsi. Non basterà perché per un solo punto la squadra precipita in seconda divisione: poca professionalità, per usare un eufemismo, è quello che gli imputano e nonostante doti tecniche superiori alla media della squadra il club cerca in tutti i modi di disfarsene.

Siamo nel 1981 e non c'è molta informazione circa quel che succede nei campionati stranieri. Basti l'esempio di Luis Silvio sbarcato l'anno prima a Pistoia. Ci si ferma ai freddi numeri e 14 gol in Bundesliga per Merlo sono un bottino sufficiente per identificare in Nastase l'erede naturale di Massimo Palanca. L'affare si chiude e il rumeno sbarca in Serie A, naturalmente come fiore all'occhiello della campagna acquisti del Catanzaro.

Le premesse di rito si riveleranno un boomerang: Nastase promette di fare gli stessi gol dell'idolo appena partito per Napoli, la tifoseria gli dà fiducia e le prime prove sono confortanti sebbene manchi il gol. Siamo alla sesta giornata e il Catanzaro gioca a Como: Nastase scarica un tiro violentissimo che piega le mani del portiere e si infila in rete: il ghiaccio è rotto, finalmente. Peccato che in uno scontro di gioco si infortuni seriamente alla tibia costringendolo a un lungo stop.

Sarà la fortuna del Catanzaro che assisterà all'esplosione del suo sostituto, il giovane Edi Bivi. Lui sì che segna a raffica, diventa vice-capocannoniere della Serie A e al termine della stagione viene pre-selezionato da Enzo Bearzot in una lista di 40 "azzurrabili" per i Mondiali in Spagna.

Con un Bivi così Nastase può recuperare con calma: peccato che nel periodo di convalescenza caschi nei difetti che avevano fatto andare su tutte le furie i dirigenti del Monaco 1860: ebbene sì, la voglia di disfarsi del giocatore era dovuta alla sua attitudine alla "bella vita", presto scoperta a Catanzaro: discoteche, notti brave, alcool. A fiumi. Il tecnico Bruno Pace, insospettito dalla sua condotta, una sera andò a cercarlo per discoteche. Lo ritrovò riversato per terra per la sbronza: "Era in condizioni incredibili e cosa fece? Mi offrì da bere. Scrissero sul giornale che ero andato anch'io a bere e scoppiò un casino indicibile..." dichiarò lo stesso Pace.

Quando riprende a giocare le condizioni sono pessime: lo score finale è di 14 presenze e un gol. Il settimo posto, record per la squadra, fa passare la pessima stagione del rumeno in cavalleria: rimandato all'anno nuovo. Sarà una stagione da incubo: 13 punti appena conquistati, ultimo posto e addio Serie A (da allora la squadra non ha più visto la massima serie). Nastase è il simbolo di quella disfatta: praticamente impresentabile, viene schierato solo quando non se ne può fare a meno. Segna un gol all'Avellino, grazie a un clamoroso regalo della retroguardia avversaria, poi basta.

Degno del miglior Tafazzi il presidente Adriano Merlo lo conferma anche in B: "Farà la differenza" le ultime parole famose. Tutto è costante: dallo stato di forma a dir poco precario, alla passione per alcool e le scappatelle. Costante anche la sua media gol: una rete anche il terzo anno. Che non completa. La storia infatti si ripete come ai tempi dello Steaua: anno 1984, è una mattina di febbraio quando fa perdere di nuovo le tracce. Il club lo cerca il primo giorno, poi non lo fa più. Nastase lascia l'Italia e non vi fa più ritorno.
Le ultime tracce di Nastase giocatore sono in Austria, per una fugace apparizione al Salisburgo. Null'altro e quando non si hanno informazioni fioccano le leggende metropolitane. Si dice che si sia dato all'imprenditoria, aprendo locali a luci rosse e che abbia aspettato la caduta di Ceausescu per tornare in Patria e allargare il suo business. A metà degli anni 2000 lo si è ritrovato nelle vesti di dirigente di un club rumeno per poi ritornare, chissà, nel mondo hardcore.

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