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Mario Mandzukic - Il tedesco mancato che salterà il debutto dei favoriti

di Raimondo De Magistris
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© foto di Imago/Image Sport

Ossessionato dal calcio. Mario Mandzukic è un giocatore che fin da piccolo ha sempre avuto le idee chiare sulla sua futura professione. Al momento della scelta della scuola superiore, ad esempio, l'unico criterio alla base della sua decisione è stato quello della vicinanza a casa. "Così - ha spiegato in seguito - potevo tornare prima e cominciare a giocare". Un'ossessione che s'è ben presto trasformata in una professione, quando all'età di 19 anni ha lasciato Slavonski Brod, la sua città natale al confine con la Bosnia-Herzegovina, per trasferirsi nella capitale e firmare con l'NK Zagabria, il preludio prima del grande passo alla Dinamo.
La vera esplosione, però, è avvenuta col trasferimento in Germania, un terra legata a doppio filo alla famiglia Mandzukic. Tutti conoscono i gol che per anni Mario ha garantito al Wolfsburg e ancora garantisce al Bayern Monaco. Meno, invece, si sa della sua avventura al TSF Ditzingen, piccolo club dell'omonima frazione a circa dieci chilometri da Stoccarda. Una squadra che è alla base della sua ascesa.
La carriera di Mandzukic comincia lontano da casa, parte dal distretto di Ludwigsburg dove il padre è costretto a trasferirsi nel bel mezzo della guerra jugoslava. Mario segue Mato, papà del centravanti croato, che è a sua volta calciatore e veste la maglia del TSF nelle stagioni migliori di questo piccolo club nato nel 1893. Sono gli anni della vittoria in Verbandsliga Württemberg grazie ai gol di Fredi Bobic. Papà Mandzukic gioca difensore, ma praticamente da subito la famiglia sale alla ribalta per le doti di un giovanissimo figlio. Mario impressiona i tecnici del settore giovanile del TSF Ditzingen e tutti sono convinti che in un paio d'anni passerà nel ben più blasonato Stoccarda. Nessuno, però, ha fatto i conti con un piccolo dettaglio. Nel 1996 il permesso di soggiorno scade e, nonostante un'ottima integrazione, l'intera famiglia Mandzukic è costretta a fare un passo indietro. Per Mario riparte una nuova vita nella terra d'origine e saluta (almeno momentaneamente) una Germania a cui in questo Mondiale manca solo un bomber del suo calibro.

Riparte dalla Croazia, ma non solo a livello di club. Perché Mandzukic ha qualità in zona gol sopra la media e ben presto viene notato dalla federazione croata. Prima tutta la trafila nelle nazionali giovanili, poi la selezione maggiore di cui da anni ne è il protagonista assoluto. Nell'ultimo Europeo è stato tra i capocannonieri di una competizione in cui è mancato un vero bomber protagonista, suo anche uno dei tre gol subiti dall'Italia prima della disastrosa finale. Nella qualificazione al Mondiale brasiliano ha trascinato la squadra in un cammino per la Croazia tutt'altro che esaltante: tre gol decisivi per agguantare il secondo posto nel girone A, poi la rete che ha aperto le danze nello spareggio contro l'Islanda prima di un fallo inutile ed ingenuo. L'intervento a gamba tesa su Aron Gunnarsson non gli permetterà di prendere parte alla gara d'apertura del Mondiale, la sfida all'Arena Corinthians contro il Brasile grande favorito della kermesse.
Un'assenza pesantissima a cui in Croazia, a meno di una settimana, non sanno ancora come ovviare. Nessuno dei sostituti è alla sua altezza, così come non sembrano al suo livello Klose e Podolski, attaccanti di una Germania che per Mario, se non l'avessero mandato via da Stoccarda nel 1996, sarebbe stata una concreta possibilità.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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