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Inter, D'Ambrosio: "No al Chelsea? Avevo paura di bruciare le tappe"

di Chiara Biondini
Vi regaliamo l'intervista completa dello scorso mese di Calcio2000!! In edicola trovi già il nuovo numero!
Pagine di Calcio2000
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© foto di Calcio2000

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Intanto vi regaliamo da leggere l'intervista completa a D'Ambrosio dello scorso mese di Calcio2000!!

Nella nuova Inter di ET, D'Ambrosio non vuole essere di semplice passaggio...
Mentre aspettiamo Danilo, l'inviato dell'Equipe scambia due parole con Hernanes. Anche il brasiliano, come D'Ambrosio, è stato scelto da Thohir per la sua nuova Inter. L'atmosfera che si respira alla Pinetina è quella di sempre, ma è palpabile la voglia di tornare presto a vincere. In un club come la Beneamata, a prescindere da chi ci sia al timone, vincere non è un'opzione ma è l'unica via. Una regola che l'ex granata ha compreso sin dal suo primo giorno nella casa nerazzurra, quando si fece fotografare al fianco dell'icona Zanetti...

Ciao Danilo, partiamo da Dario, tuo fratello gemello, anche lui giocatore...
"È sempre stato solo un piacere avere mio fratello al fianco. Abbiamo fatto tanta strada insieme , poi ognuno ha preso la sua direzione e non è stato facile separarci... Gli auguro di arrivare presto in Serie A, con qualsiasi squadra ma che ce la faccia...".

A dire il vero le vostre strade potevano dividersi già a 16 anni, quando ha bussato alla tua porta il Chelsea...
"È vero... Avevo 16 anni e il Chelsea mi voleva. Ricordo che siamo andati a Londra io e mio padre. Per lui era il primo viaggio in aereo e ricordo che era tesissimo più per il viaggio che per il resto (Ride ndr). Ricordo tutto, l'ambiente pazzesco, le strutture, fantastico ma, alla fine, in accordo con la mia famiglia, ho deciso di non andarci...".

Spiegaci meglio come sei arrivato alla decisione di rifiutare i Blues...
"C'era il timore di bruciare le tappe. Certo, mi offrivano un bel contratto ma i miei genitori mi hanno sempre detto che i soldi non sono tutto nella vita e, inoltre, non me la sentivo di dividere la famiglia a quel tempo. Così, sia io e che mio fratello, andammo a Firenze, senza contratto. C'era Corvino e un progetto di rinascita interessante, ci piaceva come soluzione...".

Ma poi il contratto te l'hanno fatto?
"Sì, sono arrivato a fine agosto e, a metà settembre, ho firmato un accordo di tre anni...".

Mi pare che tuo padre sia fondamentale nelle tue scelte calcistiche...
"Guarda, prima che iniziassi a giocare, mio padre pensava che la palla fosse quadrata. Non sapeva nulla di calcio. È sempre stata mia mamma la nostra prima tifosa, lei ha giocato a calcio, doveva anche andare a giocare nelle Lazio ma mio nonno non le permise di farlo, pensava che i pantaloncini fossero troppo corti per lei.... Comunque, mio padre è un punto di riferimento, come lo è tutta la mia famiglia. Ogni decisione viene presa insieme, di qualsiasi natura essa sia".

Nel corso della tua carriera, hai avuto diversi allenatori. Tolto Mazzarri che stai ancora imparando a conoscere, chi ti ha aiutato maggiormente nella tua crescita?
"Ne ho avuti tanti e tutti sono stati importanti. Penso a Rastelli o a Colantuono che mi ha lanciato, dalla LegaPro nei professionisti. Sicuramente non posso non citare Ventura. Senza i suoi consigli, avrei avuto più difficoltà al mio arrivo all'Inter...".

Ecco, parliamo dell'Inter. Come ci sei finito?
"Guarda, sapevo dell'interesse di Mazzarri nei miei confronti sin dai tempi in cui allenava a Napoli. Quando è arrivato all'Inter ho sperato che mi chiamasse e, a gennaio, ho ricevuto la telefonata che mi diceva che potevo andare all'Inter. Ovviamente non ci ho pensato un attimo...".

Ora mi piacerebbe sapere del tuo primo contatto con la Pinetina...
"Guarda, a dire il vero mi sono più emozionato nell'entrare nello spogliatoio. Qui ho incontrato campioni che hanno fatto la storia dell'Inter e non solo... Pensa che, appena arrivato, mi sono fatto fotografare con Zanetti, questo ti fa capire quanto fossi emozionato".

... ma si avverte il carisma di certi giocatori? Penso a gente come Zanetti, Samuel, Milito, Cambiasso e via dicendo...
"A pelle, subito lo avverti... Io faccio questo sport perché sono tifoso del calcio e, quindi, adoro i campioni, quelli che lo rendono eccezionale. Certo, non vincerò mai come loro, sarebbe già un sogno fare 1/3 della loro carriera ma già l'averci giocato al fianco è un grande risultato...".

Grandi campioni e uno stadio, San Siro, che mette i brividi...
"Ci avevo già giocato, da avversario, ma da interista è tutta un'altra cosa... Anche l'Olimpico di Torino, con la curva granata, è affascinante ma San Siro è San Siro".

Sai che tutti aspettano il tuo primo gol in nerazzurro...
"Ho segnato in qualsiasi squadra sono stato, spero presto di farlo anche con l'Inter. Anche perché, per vincere, bisogna fare gol e magari qualche volta capiterà a me".

Ad oggi ne hai segnati 13 di gol, a quale sei più legato?
"A quello segnato al Milan...".

Cosa ti aspetti dalla nuova stagione?
"Di migliorare sempre, ogni giorno lavoro per fare meglio, quindi spero di fare sempre meglio...".

Non è che l'Europa League sarà una distrazione, vero?
"Abbiamo fatto tanto per conquistarla e ci impegneremo al massimo per far bene. I giocatori, lo dico sempre, entrano in campo sempre per vincere...".

E Mazzarri, che idea ti sei fatto su di lui?
"Un grandissimo lavoratore. Non si raggiungono i risultati solo perché hai la scritta Inter sulla maglia ma perché lavori duramente e lui è uno che i risultati li ottiene...".

Un giocatore che ti ha sempre affascinato e uno che ti ha messo in difficoltà...
"Beh, ce ne sono tanti, come ti ho detto mi piacciono i campioni. Messi sicuramente poi Ronaldo, il brasiliano... Chi mi ha messo più in difficoltà? Direi Cuadrado...".

Visto che ti piacciono i campioni, a quale sportivo, extra calcio, chiederesti un autografo?
"Vediamo, direi Federer, Nadal, LeBron James...insomma i campionissimi".

Campionissimi che nel nostro campionato sono una specie in via d'estinzione, colpa di un calcio italiano in crisi?
"In Italia, le notizie negative fanno sempre più clamore. Abbiamo la tendenza a rovinare sempre tutto, sembra che lo si faccia apposta. Certo, i campioni di una volta non ci sono più ma non è detto che sia sinonimo di crisi, forse c'era un eccesso prima. Credo che bisognerebbe avere più coraggio e difendere di più il proprio calcio, rischiando di più, magari lanciando anche qualche giovane...".

Però gli stadi sono sempre più vuoti...
"È normale che faccia male vedere gli stadi semi vuoti ma, anche qui, magari ci sono ragioni che vanno comprese. Prima non c'era un servizio come quello offerto da Sky e Premium, la domenica era un giorno di festa e si andava più facilmente allo stadio. Ora, magari, la guardi a casa, spendendo anche meno... Insomma non c'è sempre una sola ragione...".

Danilo, prima di chiudere, che obiettivi ti sei dato da giocatore dell'Inter?
"Di poter raccontare ai miei figli e ai miei nipoti di aver giocato ma anche vinto con la casacca dell'Inter...".

Più chiaro di così...

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