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Il segreto (svelato!) di Conte, il destino (non scontato) di Seedorf, la scelta (clamorosa...) di Mazzarri: ecco che fine faranno i tecnici di Juve, Milan e Inter. Intanto Prandelli ha un'idea per Chiellini

di Fabrizio Biasin
Nato a Milano il 3/7/1978, laureato in Scienze ambientali presso l'Università dell'Insubria di Como, da ottobre 2008 è Capo Servizio Sport presso il quotidiano "Libero". Opinionista Rai e Telelombardia
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© foto di Federico De Luca

Oggi è dura. Durissima. Mister Malesani per intenderci direbbe: "Ma quale mollo e mollo, caSSo!".
Tutto il cucuzzaro ruota attorno alle tre grazie: Conte, Mazzarri, Seedorf. E ai loro eventuali sostituti, ovviamente. La totale mancanza di certezze da parte di noialtri giornalisti e la contemporanea spocchia che mai ci farà dire "oh, io non so una minchia...", semmai "io so cose assai esclusive ma me le tengo per me perché me lo impone l'Fbi", ha dato vita a straordinarie leggende metropolitane.
Per dire: qualcuno spergiura che Mazzarri abbia deciso di mollare l'Internazionale per diventare Fra Walter al termine della stagione. Al convento francescano prescelto pare che sia suonato un allarme bestiale: "Non pretenderà mica di fare l'allenatore alla prossima Clericus Cup??? Col suo 3-5-2 perdiamo secchi con i Carmelitani che notoriamente giocano Scalzi e ci fanno un mazzo tanto".
Su Seedorf gira qualunque cosa, in particolare ognuno ha la sua idea sulla vera motivazione che ha convinto il Berlusca a farlo fuori. La più accreditata racconta di Seedorf che, in visita ad Arcore, avrebbe avuto un alterco insanabile con il cane Dudu al grido di "sono io il prediletto di Silvio! Fatti da parte!". E lui: "Bau!".
Sul caso Conte invece son tutti concordi: il mister bianconero avrebbe preteso l'acquisto sul mercato di Conchita Wurst, il trans fresco vincitore dell'Eurovision e, si dice, ottimo attaccante. Il no di Marotta al grido di: "Scusa Antonio ma Giovinco non capirebbe" starebbe portando al divorzio.

Ma non è il caso di sbrodolare troppo col cazzeggio, perché c'è molta carnazza al fuoco.
E, dunque, partiamo da Seedorf. Ieri Galliani ha chiamato l'allenatore. Galliani: "Pronto Clarence? Volevo chiederti scusa per tande portuali esposti in zone tombali salendo Atalanta...". Seedorf: "Eh?". L'ad avrebbe quindi fatto partire il pernacchione riservato alle vittime della Supercazzola.
Ok, serietà. Nella serata di sabato il mio fido collaboratore Francesco Perugini ("fido" per una curiosa somiglianza con il cane bulldog) ha parlato al telefono con Seedorf. A domanda precisa ("si sente con le spalle al muro?") il tecnico ha risposto con un sibillino "in questo momento non mi è utile parlare". Sticazzi, direte. La stessa cosa che ho detto all'ottimo Perugini che, pungolato nell'orgoglio, ha strappato qualche altra dichiarazione in ambiti vicinissimi al presidente Berlusconi. Da quello che abbiamo avidamente estorto, il patron sarebbe furibondo per il mancato utilizzo del 4-3-1-2, schema gradito al patron e che l'olandese ha scelto di utilizzare solo di recente come a dire "provo a mettere una pezza". Troppo tardi: la contemporanea entrata a gamba tesa di un gruppo di giocatori e di gran parte della dirigenza, avrebbe convinto il patron a cambiare guida tecnica al termine della stagione. Con chi? A furor di popolo s'alza in cielo il nome di Inzaghi Pippo, ma a quanto pare lo stesso Berlusca non sarebbe affatto convinto. Piace anche Donadoni, ma non al punto di mettersi a questionare con il Parma. Insomma, non ci sono certezze. Ecco allora che la verità prende forma: al momento Berlusconi non ha scelto il sostituto di Seedorf e al di là della sconfitta di Bergamo tiene aperta una porticina per la conferma dell'olandese. Lo so, questa cosa la scrive solo il sottoscritto oltre a qualche matto di quelli che di giorno bevono il Tavernello come fosse acqua frizzantina ai "giardini Montanelli" di Milano, ma permettetemi di insistere su due fronti:

1) Berlusconi è rimasto parecchio infastidito ma concretamente non ha ancora deciso. Da qualche parte nella sua testa gira una voce "e se davvero avessi scoperto il nuovo Capello? Lo mando via solo perché non ci ha portato in Europa League dal dodicesimo posto?".

2) Ad oggi non c'è ancora un motivo così significativo che ci possa far dire "al Milan prendono una scelta legittima". Seedorf è costato e costerà tanti quattrini, sa comunicare, ha tifosi e numeri dalla sua parte. Certo, forse talvolta ha sbagliato nella scelta di alcuni giocatori, ma anche in questo caso la faccenda è opinabile. Per capirci: se tieni in panchina Cafu o Zambrotta sei un pazzo da rinchiudere, se invece pensi che Bonera sia meglio di Abate, al massimo hai detto la tua pensando (pazzo!) di essere l'allenatore. Che poi la faccenda è tutta lì: quando il Milan vince (ultimamente è capitato spesso) è "merito del gruppo", se perde è "colpa di quello là". Staremo a vedere.

Ora Mazzarri. Qui si naviga a vista.
Il punto di partenza di Thohir: Lo confermo, ma solo perché altrimenti mi tocca liquidarlo. Quello di Mazzarri: Resto, ma solo se mi prolungano il contratto.
È chiaro che il punto di incontro al momento è lontano. È anche vero che in caso di rottura non è contemplato un piano B.
In passato Thohir ha fatto sondaggi all'estero, ma in mano non gli è rimasto nulla. E, allora (detto con estrema finezza) "so' cazzi". Andare avanti con un tecnico che non piace alla piazza e non piace al presidente è un azzardo in perfetto stile "Allegri 2013-2014". Da parte sua lo stesso tecnico non sembra così convinto di voler proseguire. C'è chi dice "potrebbe andare a Roma in caso di fuga di Garcia". Francamente sembra uno scenario folle, ma non si sa mai. La sensazione in ogni caso è che alla fine le strade di Walter e Beneamata si separeranno: Sinisa già incrocia le dita.

Infine Conte. Qui tocca andare a sensazioni e abboccamenti: Conte tira la corda, esagera, è petulante, sta facendo arrabbiare parte dei suoi stessi tifosi, ma in concreto dice cose vere e condivisibili. Entrare nello stesso spogliatoio a luglio e dire "ciao ragazzi, passate bene le ferie? Ah, a proposito: quest'anno dobbiamo vincere lo scudetto con almeno 103 punti. E la Champions, ovvio" non è strategicamente ammissibile. Serve una rimescolata sostanziosa alla rosa, è necessaria una piccola rivoluzione nei nomi e nell'atteggiamento tattico. Se la sente la società?
Conte ha in gran parte ragione, ma il problema è che certe cose non si dicono in pubblico, a meno che non si tratti di un piano concordato con la società per qualche strampalato motivo (e non è questo il caso). Conte mette (giustamente) le mani avanti: "Non chiedetemi la luna" ma alla fine resterà a Torino, ne siamo moderatamente convinti. Sarà che inzigato da noialtri sulla questione, un certo Luciano Moggi ci ha risposto così: "Ti ho detto che restaaaaaa, hai finto di rompere le palleeee*?". Io: "Se mi dice una cazzata non verrò a trovarla alla casa di riposo". Lui: "Brutto fijo di...".
*(il termine "palle" sostituisce con una certa eleganza il termine originale, il cui suono ricorda da vicino il noto cantautore Baglioni).

In conclusione una considerazione a testa per "salvi" e "mazzulati" del campionato.
Sassuolo: senza il buon Malesani (non si offenda, gli vogliamo bene) gli emiliani sarebbero ai preliminari di Champions. Del resto il calcio è una jungla, caSSo.

Bologna: raramente noialtri abbiamo visto tanto impegno e abnegazione per andare incontro alla retrocessione. Peccato non essere riusciti a vendere ai cinesi anche la Torre degli Asinelli, insieme a Diamanti veniva fuori una plusvalenza bestiale.

Livorno: spiace per la città, non per quei poveracci che hanno attaccato Pepitone Rossi al grido di "al Mondiale in carrozzella". Ma zio mannaro, si può essere così fetenti?

Catania: tafazzismo allo stato puro.
Non possiamo lasciarvi evitando un appunto all'ottimo Prandelli (senza ironia). Giusto un mese fa chiesi al ct: "Mister, e se un azzurrabile tira un pugno all'ultima giornata e si becca tre turni che facciamo?". E lui: "Il codice etico è chiaro, sono stufo di giocatori che non sanno mantenere il controllo sul terreno di gioco". Ma forse ho capito male, forse intendeva "giocatori che non sanno masticare il capocollo sul tendone di fuoco". "Eh?". E clamoroso risuonò il pernacchione supercazzolaro insieme al relativo codicillo, inserito strategicamente tra le righe piccole del regolamento: "In caso di Supercazzola l'azzurro squalificato può comunque andare al Mondiale".
Così chioserebbe l'illuminato Checco Zalone: "Siamo una squadra fortissimi/ fatta di gente fantastici/ e nun potimm' perd'/ e fa' figur' e mmerd'" (Twitter: @FBiasin).

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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