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Il Milan e il caso Bonera, uno che non possiamo considerare inferiore a Bonucci

di Luca Serafini
Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: "Soianito", "La vita è una" con Martina Colombari, "Sembra facile" con Ugo Conti.
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© foto di Federico De Luca

E' alla sua nona stagione in rossonero, ha vinto una Champions, una Supercoppa europea, un Mondiale per club, uno scudetto e una Supercoppa italiana. Conta 16 presenze in Nazionale. Il suo rendimento in questo campionato è ai minimi termini, inevitabile che la critica e soprattutto i tifosi siano spietati con lui. E' oggetto di scherno, insulti, vignette ironiche, un massacro mediatico dalle reti nazionali a quelle locali sino al più irrisorio dei social, che va di pari passo con prestazioni disastrose. A rincarare la dose di giudizi feroci, alcuni aneddoti che arrivano dallo spogliatoio nell'ultima stagione e nel primo periodo dell'era Inzaghi. Un calderone in cui rischia di annegare senza difendere nemmeno se stesso, perché preferisce il silenzio.
Eppure Bonera non è mai stato questo irriconoscibile giocatore. La sua parabola non è stata questa fino al 2014. Senza mai assurgere a livelli assoluti, si è sempre distinto per affidabilità e persino una certa duttilità tra il ruolo di centrale o terzino a destra o a sinistra. In un Milan ondivago come questo ogni errore ha un peso che ti schiaccia fino a stritolarti, in un momento di vita dello spogliatoio dove mancano guide e leader ogni spiffero ha la forza di un uragano. Non sottilizziamo le sue mancanze tecniche palesate in questi mesi tremendi, non sminuiamo l'incidenza che possono avere avuto e potrebbero ancora avere i suoi errori. Luca Antonini che pure non ha avuto la stessa storia e il suo pedigree con la maglia del Milan, fu scorticato fino a una cessione voluta quasi a furor di popolo. Dunque al bando qualsiasi forma di miopia nel vedere le partite e capire cosa succede.


Piuttosto, la situazione di Bonera ci fa riflettere per via della conoscenza di Daniele, scindendo il giocatore dall'uomo. Giocatore senza picchi, la carriera del quale non è comunque individualmente inferiore a quella di Bonucci fino a prova contraria. Uomo sostanzialmente mite, educato, impegnato nel sociale, ottimo padre di famiglia, forse nell'episodio raccontato da Amelia fu condizionato dall'insofferenza per le proprie magagne così crudelmente sottolineate dai fatti e dalla critica, appunto. Non si tratta di una difesa d'ufficio, già quelle nei confronti di Pirlo e Ambrosini e di Inzaghi in questi mesi ci procurano accuse di amicizia miope e condizionante. Stiamo solo prendendo atto dell'inasprimento dell'atteggiamento dei tifosi milanisti storicamente buonisti verso chi comunque qualcosa alla causa e alla maglia ha dato, nella sua vita professionale. Pensiamo che oggi per Bonera basti e avanzi la panchina in attesa di un ritorno a un'accettabile affidabilità, senza linciaggi. E che forse si potrebbe anche pensare a un incoraggiamento più affettuoso che caloroso una volta che questa bufera gli finisse alle spalle. Siamo i primi a ritenere che in questo momento solo Alex e Rami concedano qualche garanzia a Pippo Inzaghi nel pacchetto dei centrali. Ma mentre Mexes e Zapata paiono patologicamente irrecuperabili, forse un minimo lavoro di restauro psicologico, atletico e quindi di rendimento nei confronti di uno che è giunto al nono anno di milizia si possa anche fare. In fondo Daniele Bonera ha 33 anni, gli manca poco. Quel poco sarebbe importante gestirlo al meglio, per sé e per il Milan.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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