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Il campionato già falsato: è Lotito il vero presidente della Federcalcio? Scordata Calciopoli. Sospetti e polemiche, molte società si ribellano

di Enzo Bucchioni
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© foto di Federico De Luca

Lotito, sempre Lotito, fortissimamente Lotito. Come se non bastassero le polemiche internazionali attorno a Tavecchio e alle sue imbarazzanti frasi a sfondo razzista di un mese fa e in attesa della sentenza dell'Uefa, il calcio italiano sta vivendo un'altra imbarazzante situazione legata al ruolo del presidente della Lazio.

Come sapete, tutto è nato da una sempre più invasiva presenza di Lotito attorno alla nazionale, ha viaggiato sullo stesso aereo, è stato più e più volte a Coverciano, si è fatto vedere in panchina con addosso la tuta della nazionale azzurra e la grande scritta Italia sul petto.

Questo ha scatenato alcune reazioni degli Azzurri (in particolare De Rossi), altri giocatori dopo lo sconcerto iniziale sono stati addomesticati e hanno detto cose contrarie a quelle confidate ai giornalisti. Insomma, un'altra grande bufera attorno al nostro pallone della quale potevamo fare a meno.

Mentre Conte con le due vittorie consecutive sta levando la pressione attorno e addosso a tutti (devono fargli un monumento), vi immaginate se la Nazionale avesse perso?

Non può passare comunque sotto silenzio la gestione della nuova Federcalcio e in particolare proprio il ruolo del presidente della Lazio.

Lui, incurante delle critiche, ha fatto vedere i muscoli, ha più volte ribadito di poter fare quello che vuole, di essere un superconsigliere del presidente Tavecchio, di rappresentare il nuovo del calcio, mentre invece trattasi di una posizione che dovrà essere rivista e discussa da tutti.

Sappiamo che Lotito è il grande elettore di Tavecchio. Ha fatto e brigato affinchè il presidente dei Dilettanti diventasse un professionista. In pratica l'ha condizionato e ora il vero presidente della Federcalcio sembra essere proprio l'esuberante Latinista. Una situazione insostenibile.

Come sapete ha un ufficio al quinto piano di via Allegri, proprio al fianco di Tavecchio. E senza il parere di Lotito non si muove foglia. Gianni e Pinotto, il Gatto e la Volpe, Rik e Gian: fate voi. Il due si presta a una grande letteratura in proposito e basta navigare un po' nella rete per capire l'aria che tira.

A parte l'imbarazzante presenza (anche fisica) e le gaffes (ultima all'aeroporto di Oslo), Lotito è stato condannato dalla giustizia sportiva e da quella penale (ha accettato la prescrizione) nella vicenda Calciopoli, uno degli scandali più grossi del calcio italiano. Tutto dimenticato?

Può essere Lotito a guidare il cambiamento. Può essere Lotito il numero uno occulto del calcio italiano?

Siccome, al di là della persona , dei suoi pregi e dei suoi limiti, sapere che il presidente della Lazio è anche l'uomo più potente del calcio italiano non fa bene a nessuno anche in chiave campionato.

I tifosi sono già scatenati, la cultura del sospetto è uno dei mali (o dei beni nel nostro caso) del calcio italiano, quindi il campionato che in pratica parte sabato è già falsato.

Immaginate i sospetti, immaginate cosa potrà succedere al primo favore per la Lazio. Il calcio italiano in grave difficoltà non ha bisogno di tutto questo, è necessario che Lotito faccia da subito un passo indietro.

E se non lo fa lui ci risulta che sia in atto un movimento di opinione attorno a diverse società e non solo tra quelle che non hanno appoggiato la candidatura di Tavecchio-Lotito.

Il presidente della Lazio, forse per carattere, è andato ben oltre quelle che dovevano essere i suoi compiti. E Tavecchio lo subisce.

Ma non soltanto molte società, anche fra gli arbitri l'imbarazzo sale, tanto più che Nicchi ha votato contro questa gestione.

Insomma, un grande pasticcio che rischia di far partire un campionato già falsato, pieno di rumors, di sospetti e di situazioni di difficile gestione.

Il presidente della Federcalcio dovrebbe essere sopra le parti, è intollerabile un presidente ombra: le riforme che vanno fatte urgentemente non possono essere demandate a Lotito, ma a una commissione della quale dovrebbero far parte tutti i presidenti, ma anche manager esterni.

Il presidente del Coni Malagò non ha nascosto ieri il suo imbarazzo e senza ledere l'autonomia della Federcalcio, ha detto cose sulle quali è logico riflettere.

E poi, come può l'Italia essere rappresentata da Tavecchio che non è in grado neppure di parlare davanti a una platea internazionale.

Per evitare che il campionato scoppi in mano a qualcuno, non c'è che da sperare in una rapida sentenza dell'Uefa sul caso di razzismo che condanni pesantemente Tavecchio e lo costringa alle dimissioni con susseguente nomina del commissario. Uefa, salvaci tu.

Nel frattempo l'Espresso in edicola si sofferma su Tavecchio e sulla Lega Dilettanti esprimendo perplessità su operazioni immobiliari fatte per conto di questa Lega con il prezzo di un appartamento forse fuori dai pressi di mercato.

In attesa di sapere, per il rinnovamento della Federcalcio e di tutto il pallone italiano servivano altri personaggi: la nostra convinzione è sempre più forte.

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