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GL Rossi: "Fuori dalla Tim cup un Inter brutta e arruffona"

di Redazione TMW.
Fonte: Gianlucarossi.it
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E' finita purtroppo come temevo, cioè male, la gara di Coppa Italia con l'Udinese Ai quarti vanno i friulani, con l'Inter eliminata agli ottavi, situazione che non accadeva dal 2002. Temevo questa partita, come ho spiegato più volte alla vigilia, perché avevo guardato con attenzione sia Lazio-Inter 1-0 sia Udinese-Verona 1-3 constatando, al di là dei rispettivi risultati, quanto l'involuzione dell'Inter fosse ben più marcata di quella dei friulani. Senza contare il fattore campo, che per l'Inter di Mancini o quella di Mourinho, contava poco, ma che per una squadra mediocre come questa conta eccome. E Udine rispetto a due mesi fa è diventato un campo molto più difficile per l'Inter di questi tempi. Poi c'è la solita questione dell'arbitraggio con un paio di rigori, uno piuttosto evidente, reclamati e non concessi, ma ormai la cosa non fa più notizia e, come dico sempre, credo che il diritto per lamentarsi di certi arbitri, come Calvarese di Terano, una squadra se lo debba pure conquistare. E l'ultima Inter di Coppa Italia, crollata già dopo dopo la mezz'ora sul gol di Maicosuel, non ha neppure questo diritto. L'Inter più arruffona e inconcludente che mai ha chiuso tra vani tentativi di assalto con Alvarez, Guarin, Palacio, Milito e Kovacic, poi Botta, tutti in campo, ma senza riuscire mai a cingere l'Udinese in un reale stato d'assedio. Anzi alla fine sono stati i friulani ad avere le opportunità più nitide per il raddoppio. Stringi, stringi, il tabellino dell'Inter è limitato ad un incrocio dei pali colpito casualmente da Kuzmanovc nel primo tempo e ad una conclusione volante di Guarin svirgolata sul fondo nel finale. Troppo poco per meritarsi il pareggio. Troppa poca qualità in squadra per pensare che Mazzarri sia davvero il primo responsabile di questa crisi nerazzurrra. Perché, senza più obiettivi, se non quello di un posto in Europa League, ora di crisi si tratta.

E se anche un tecnico come Mazzarri nel finale arriva alla disperazione di buttar nella mischia Botta, appena rientrato alla base, vuol dire che non c'è trippa per gatti. Che fosse un'annata di transizione si era capito dal mercato e, soprattutto, dalla vicenda del tormentato passaggio societario. Però, al di là delle tre sconfitte in campionato, ancora poche, vista la gente che oggi indossa la maglia nerazzurra, e delle soddisfazioni di essere stati con la Fiorentina l'unica squadra che ha impedito alla Juve l'en-plein di vittorie nel girone di andata e di aver vinto l'ennesimo derby con un gol indimenticabile, non c'è null'altro di tangibile da ricordare in una stagione, che dopo le cose perlomeno discrete viste in avvio, è diventata via via sempre più anonima. Non è questa l'Inter che vedremo di qui a maggio, perché sono convinto che una ripresa ci sarà, non sufficiente per un piazzamento per la Champions League, ma almeno per un posto in Europa League. Sempre che entro il 31 gennaio si innesti un un po' di qualità. E in questa fase di passaggio il silenzio della nuova società l'avevo già messo in conto e per questo non sono per nulla stupito. Il bello è che tutti quelli che ora inveiscono verso il nuovo non hanno ancora compreso che un piano alternativo a Thohir non esisteva e non esiste. E Mazzarri? Per alcuni via Mazzarri, naturalmente, ma per prendere chi? Magari Edi Reja, come mi diceva stasera un tifoso, tornato comicamente a ricordarsi del nuovo tecnico della Lazio solo perché domenica ha battuto l'Inter? Ma ce la vedete l'Inter a presentare quest'estate Edi Reja come allenatore del rilancio, con tutto il rispetto per lui? Siamo seri. I tifosi, al nome di Reja, sarebbero scesi in piazza coi forconi, come stava per accadere due estati fa all'annuncio di Gasperini. Perché delle due l'una: o è il tecnico ad essere scarso o è la squadra ad essere senza qualità e su quest'ultima tesi credo si sia tutti d'accordo. Tutte e due le cose non sono possibili, perlomeno non con 31 punti in 18 partite: non certo tantissimi, ma nemmeno pochissimi. Senza contare che ogni volta che s'invocano novità in campo, si chiamino Kovacic o Andreolli, nel giro di pochi minuti si capisce perché giocano sempre gli stessi.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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