Falcao, Gonzalez e Welbeck. Perché all'ultimo minuto?
Stavolta il problema, o presunto tale, è del Parma. Perché, al di là di Matteo Mancosu, l'offerta non accettata dal Trapani per 1,5 milioni di euro, oppure dell'affare saltato con il Milan per Jonathan Ludovic Biabiany (rimasto in ducale per un'altra stagione), i gialloblù devono piangersi addosso. Perché Alvaro Gonzalez, centrocampista della Lazio, era oramai fatto. Così come il ritorno di Sergio Floccari, che avrebbe preso il posto dell'italobrasiliano Amauri, finito al Torino. Ma non solo lui, anche Joao Silva, dal Bari al Palermo, per soli trrentatré secondi. E chissà quanti altri trasferimenti che sembravano in dirittura d'arrivo (se non fatti) che alla fine sono saltati causa tempo tiranno.
Alle ventitré, obiettivamente, è pur difficile utilizzare un aggettivo del genere. Ok, nelle altre leghe più di una volta si è chiuso un occhio per un trasferimento concluso troppo tardi, ma è dai tempi di Diego Milito - e dal fax che ha cambiato la storia del calcio italiano, perché l'argentino è diventato un giocatore del Genoa oramai fuori tempo massimo - che ci si riduce al lumicino per chiudere un acquisto. Ai tempi era stato Kasami che aveva fatto infuriare Raiola (che se l'era presa, addirittura, con la Wifi dell'albergo, assolutamente funzionale tra ieri e venerdì) ma non solo. E poi Romero, che sembrava finito al Manchester City, che ha detto di no. Poi ci sono Falcao e Welbeck che chiedono una dilazione di tempo: ma non bastano le ventitré, dopo più di settanta giorni di mercato (e basta)?