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ESCLUSIVA TMW - Rossi: "All'Honved due anni stupendi, dispiace lasciare"

di Stefano Sica
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© foto di Luigi Gasia/TuttoLegaPro.com

E' finita dopo due stagioni l'avventura di Marco Rossi all'Honved Budapest. Una qualificazione in Europa League nel 2013, e un'altra sfiorata nell'ultimo campionato di Nemzeti Bajnokság I (serie A), sono il tesoretto lasciato ai rossoneri della Capitale. "Col mio vice Cosimo Inguscio si è fatto un lavoro straordinario, andato al di là di ogni rosea previsione - esordisce il trainer torinese, che per ora si gode un periodo di vacanza in una località del Cilento -. Un lavoro apprezzato dai tifosi, dalla critica e dagli addetti ai lavori. Ma all'Honved resto legato da ricordi bellissimi che non potranno mai essere cancellati. Questo club era un po' nel mio destino, ricordo infatti quando mio nonno, tifoso del Torino, me ne decantava le gesta. Da allora l'Honved ha sempre avuto una parte speciale nel mio cuore".

Ma come è maturata questa separazione?
"Erano venuti meno i presupposti di natura economica ed organizzativa. Per economica intendo il budget che sarebbe stato messo a disposizione per fare la squadra. Non potevo non fare un passo indietro. L'anno scorso siamo arrivati terzi entrando in Europa ed è stato un piccolo miracolo sportivo. Quest'anno mi era stato chiesto un piazzamento di metà classifica in quanto c'era la necessità di continuare a valorizzare diversi giovani dell'Accademia. L'anno precedente eravamo stati i primi in Ungheria nell'utilizzo di giovani, in questo campionato la media si è alzata con l'arrivo di elementi come Lupoli e Bonazzoli. Ma c'è stato un momento in cui si era riaperta la lotta per entrare in Europa League. Eravamo quarti a tre punti dal terzo posto. Ad aprile siamo incappati in qualche sconfitta consecutiva di troppo e a quel punto, allontanandoci dalla zona verde, si sono perse le motivazioni necessarie per continuare a crederci. E' maturata in questo modo la decisione di lasciare. L'ho fatto con grande sofferenza, ma dovevo agire così per rispetto dei tifosi. Mi dispiaceva troppo non essere riuscito a regalare loro un'altra soddisfazione".

Quale sarà il suo futuro?
"Intanto confermo che avrò ancora al mio fianco Inguscio. E' un tecnico molto preparato sia sotto l'aspetto tecnico-tattico, sia sotto quello della preparazione atletica. Insieme lavoriamo magnificamente. Io personalmente sono aperto a qualsiasi possibilità. Mi piacerebbe continuare a lavorare all'estero, infatti si era parlato anche dell'ipotesi di iniziare un progetto in Romania, R. Ceca o Slovacchia. Vedremo, ma io spero sempre di restare in Ungheria. Molti pensano, sbagliando, che lì si pratichi un calcio di secondo livello, ma non è così. Gli ungheresi ci hanno insegnato il calcio, specie negli anni '50 e '60 quando l'Honved dettava legge insieme al Real Madrid. Allenare in Ungheria è un onore oltre che una chance di crescita per qualsiasi tecnico. Per quanto fatto in questi due anni mi aspettavo già di avere fiducia da parte di qualche club, ma i 4-5 più importanti hanno già una guida tecnica quindi bisognerà attendere. Chissà che non si riapra qualcosa fra un paio di mesi quando qualche squadra potrebbe trovarsi in difficoltà".

E se la proposta giusta arrivasse dall'Italia?
"Ho iniziato ad allenare 10 anni fa, a Lumezzane. Penso di aver fatto una gavetta sufficiente. A me spiace di non aver ricevuto una proposta in serie B, laddove si punta su tanti tecnici che magari hanno smesso da poco di giocare. Ecco, mi chiamassero in cadetteria valuterei con molta attenzione".

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