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ESCLUSIVA TMW - Paolillo: "Marotta un grande. Inattesa esclusione di Branca"

di Chiara Biondini
Fonte: Luca Cilli
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© foto di Federico Gaetano

Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato dell'Inter, ha parlato ai microfoni di tuttomercatoweb.com della nuova gestione del presidente Thohir e della fine del rapporto di Branca con il club nerazzurro, della gestione di Marotta del mercato bianconero per passare poi ad analizzare la questione stadi nel nuovo modello dell'industria calcio da perseguire anche in relazione al fair play finanziario.

"Esclusione di Branca? Non me l'aspettavo, ma in ogni società e industria quando cambia una proprietà, cambiamo i dirigenti. Non conosco la motivazione che fatto scatenare questa decisione, però posso dire qualcosa avendo lavorato con Branca in tutti questi anni: a lui dobbiamo l'arrivo con contratti anche non onerosi di Maicon, Sneijder, Cambiasso e Eto'o. E' facile criticare, ma non è facile indovianare dieci giocatori su dieci, però non possiamo dimenticare gli ottimi contratti che ha fatto per l'Inter. Il calcio ha i suoi ritmi e i cambiamenti sono ancora più frequenti che nelle altre aziende".

"L'avvento di investitori stranieri era già cominciato da un po' in Europa, perché l'Italia doveva rimanere esclusa? Fa eccezione la Germania che segue lo stesso andamento dell'economia del paese, le industrie tedesce sono molto nazionali e in tutto sono estremamente chiuse, ma ben performanti. Ogni squadra tedesca ha il bilancio in attivo e vincono spendendo meno di altri, il Dortmund insegna. Mi aspettavo l'avvento di stranieri in Italia come è avvenuto per l'Inter. Mi auguro che faccia bene da tifoso dell'Inter, non conosco Thohir e i suoi programmi, mi auguro che alla svelta il club nerazzurro sappia riprendere le posizioni che storicamente ha avuto. Sono convinto che se ha preso la squadra è perché vuole vincere".

Sul settore giovanile, mancanza di coraggio di lanciare i ragazzi?
"Si propone sempre lo stesso discorso, quale modello di business nell'industria calcio vogliamo fare...Se il modello è vincere a ogni costo poi si prendono allenatori che vogliono andare sul sicuro, e non lanciano i giovani e non ci perdono tempo a meno che non si chiamino Mourinho, facendo esordire Santon contro il Manchester United,facendolo giocare contro Ronaldo alla prima partita in Champions. Manca questo passaggio, soprattutto secondo me manca o meglio mancava, nel modello di business, la valorizzazione di uno o due giocatori all'anno, andava fatto un discorso chiaro agli allenatori al momento dell'assunzione. Ripeto l'Inter doveva vincere e siamo andati per un'altra strada".

A livello di operazioni di mercato, possiamo affermare che la juventus è stata la regina del mercato con Marotta che ha preso Pogba, Tevez Pirlo a suo tempo, ha indovinato tutte le operazioni più importanti?
"Assolutamente si, la campagna acquisti che è stata fatta dalla Juve è stata perfetta e ha preso i giocatori che servivano per i ruoli che servivano, indovinando ogni mossa. Marotta ha dimostrato ancora una volta di essere un grande dirigente, ma non solo per questo, lo è perché con mezzi inferiori in una formazione meno blasonata come la Sampdoria aveva fatto altrettando bene. Ci sono tanti altri dirigenti validi nel calcio italiano, non dimentichiamoci di Sabatini alla Roma, anche lui ha indovinato ogni mossa".

Lei è stato il dirigente dell'Inter del Triplete, quindi sa bene come si fa e come si vince, la Juventus di Antonio COnte quanto deve aspettare per compiere quella impresa che ha compiuto l'Inter?
"Quelle imprese avvengono perché in una annata si creano delle amalgame particolari, fra giocatori, allenatori e dirigenti della società. Sono quelle annate che nascono perché è nato un equilibrio magico che permette questo. La Juve può raggiungere ancora due obiettivi, non dimentichiamo l'Europa League che la vede in corsa e che la finale è a Torino, quindi che la volontà di andare infondo e la carica emotiva di vincerla davanti ai tifosi è una buona molla. Il Triplete è una cosa che può capitare raramente ritengo che sia ancora presto".

Campionato di Serie A, come lo giudica, la classifica è veritiera, le sorprese?
"Il campionato italiano rispecchia nella classifica quelli che sono stati i valori fino ad ora espressi, quindi prima c'è la Juve, un passo subito dopo la Roma, perché è nuova, ma di grande livello, poi immediatamente dopo abbiamo le altre, non dimentichiamoci il Napoli, poi c'è il Torino che ha un allenatore, che sa far giocare bene la squadra e i giovani. Il problema è il paragone tra il livello del calcio italiano e quello europeo, stiamo facendo dei passi indietro e la mia paura che perfino il Portogallo ci superi".

Giudizio sui colleghi che animano il calcio italiano?
"E' positivo, perché nonostante i risultati del calcio italiano si trovano a operare in un calcio che è il più povero rispetto al passato, con maggiori difficoltà. Il giudizio sull'industria calcio italiano in generale non è positivo, perché non ha fatto quei cambiamenti che dovevano essere fatti per stare al passo con la Premier League o la Bundesliga e qui i problemi vengono più dalle gestioni del calcio, magari di Federazione o Lega che non dalle singole società. Il problema stadi coinvolge tutto il mondo dirigenziale del calcio italiano".

La Juventus ha risolto il problema con il nuovo stadio e anche l'Udinese sta seguendo questo esempio, sono le chiavi del nuovo calcio gli stadi di proprietà?
"Assolutamente si, dobbiamo andare a guardare come si compongono i ricavi in una società di calcio e non dobbiamo dimenticare che le nuove regole Uefa del Financial Fair play ti dicono che non si fanno ricavi, non ci si può permettere di spendere. Dunque vanno aumentati i ricavi che vengono dai diritti televisivi, ma qui c'è un limite stabilito per legge e dalla domanda che c'è di questo calcio, e qui sono pessimista per il futuro. Poi ci sono i ricavi da sponsor e commerciali. Questi segnano lo stesso andamento dell'economia del paese, nel momento in cui le aziende fanno fatica a fare bilanci al tempo stesso spendono meno in sponsor, e quindi non almeno a breve non è previsto un aumento da questa voce. Tre: il merchandising e qui bisogna essere in grado di allargare il proprio bacino, non tutti possono fare quello che ha fatto il Manchester United, il Real e il Barcellona. Il modello perseguibile da tutti e la Germania ce lo insegna, è lo stadio di proprietà ben gestito, che lavori 7 giorni su 7. Va fatto su misura, sottodimensianato per mantenere la domanda sempre più elevata rispetto alla possibilità di offera e quindi mantenendo il pricing, offrendo all'interno tutta una serie di servizi. Abbiamo anche avuto problemi di legge, ma il coraggio di farlo ce l'hanno avuto solo due squadre, la Juve e l'Udinese, che trattano il calcio come un'industria. Tutte le altre società stanno tergiversando e questi ritardi faranno solo del male alle loro squadre e al calcio italiano".

Lei è stato fra i fautori, anzi ha fortemente voluto il Fair play finanziaro nel mondo del calcio insieme a Platini, perché ha perseguito questo punto fondamentale, come è nata l'idea?
"E' nato prima di tutto per evitare che nel calcio si verificassero eventi che abbiamo avuto nei mercati finanziari, dove il fallimento porti la catastrofe in tanti altri. Se mai fosse fallita una squadra di livello medio alto in Europa, avrebbe provocato una serie di fallimenti a catena, avremmo avuto delle insolvenze, visto l'interscambio e la vendita di giocatori tra squadre. Si è quindi pensato di essere restrittivi e di bloccare le perdite massime. Questo ha uno svantaggio, di non essere un'attrattiva per nuovi capitali, per investitori. Sapere di essere limitati nella spesa, può allontanare dal mercato europeo, dove vigono queste regole, molti magnati russi o arabi o altri, e quelli che sono arrivati adesso pensano che queste regole non esistono, ma se ne accorgeranno con le sanzioni. Di positivo, e lo vediamo nel numero di squadre nuove che ogni anno partecipano alle coppe europee, c'è un maggior livellamento, una maggior competitività".

A distanza di anni può dire di aver centrato tutti gli obiettivi che vi siete prefissati alla vigilia?
"No perché c'è un obiettivo che non è stato centrato, lo dimostra il caso del PSG per esempio. Non si è riusciti ancora a mettere un limite ai tentativi di elusione, cioè alla possibilità di fare dei contratti con società legate alla proprietà, che non siano al reale valore di mercato, ma che possano essere tarati su quelle che sono le perdite della società per chi ha fatto investimenti esagerati per i giocatori. Il sistema va affinato".

Lei ha lavorato a fianco del presidente Uefa Platini, un giudizio sull'operato, può essere l'uomo giusto per sostituire Blatter al vertice della Fifa? Serve un cambiamento a quei livelli?
"Serve assolutamente alla Fifa, alla Uefa no, perché Platini e anche al suo braccio destro Infantino e ai vari dirigenti, ha creato una macchina perfetta. Ha una struttura commerciale di altissimo livello....Platini è pronto al passaggio e può tasformare il calcio mondiale..."

Guarda il video per ascoltare l'intervista completa...

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