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ESCLUSIVA TMW - Mazziotti: "Giugliano-Volla: vi racconto quella domenica infernale"

di Stefano Sica
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© foto di Bartoli Davide

Era il 23 marzo quando il Vallefuoco di Mugnano, teatro del match tra Giugliano e Virtus Volla (Eccellenza campana), si trasformò in un ring nel quale riversare disonore e forse qualche frustrazione personale. Un episodio che per diverse settimane divenne pane quotidiano per i media italiani e che sancì inesorabilmente la fine del calcio a Giugliano. La mega rissa che si scatenò a fine primo tempo fra alcuni atleti della Virtus Volla e uno sparuto gruppo di tifosi giuglianesi, pose fine infatti all'avventura sportiva dei gialloblù e del loro allenatore, Marco Mazziotti. Che dopo quattro mesi ci racconta i risvolti di quella domenica orribile. "Siamo stati un anno intero in zona play-off nonostante fossimo partiti con l'obiettivo di disputare un campionato dignitoso - esordisce Mazziotti -. Tutto vanificato dal comportamento di pochi squilibrati. Con la Virtus Volla ci giocavamo la possibilità di salire al quarto posto scavalcandoli. Nei giorni successivi abbiamo avuto la solidarietà della città e dei tifosi storici, davvero encomiabili, i quali ci invitavano a non mollare. Ma il presidente Salvatore Sestile non cambiò idea: la squadra andava ritirata e, per quanto mi riguarda, è stata una scelta inevitabile".

Qualcuno potrebbe dire che l'hanno avuta vinta i violenti.
"Ma erano venuti a mancare i presupposti minimi per continuare a fare calcio. Il presidente Sestile aveva pensato di ricostruire un club calcistico a Giugliano improntandolo su una immagine sana e pulita. E rispettando tutti gli impegni come stava continuando a fare. Lui si è sentito tradito da questa azione. Sestile aveva grandi progetti per il Giugliano e infatti aveva iniziato a gettare le basi per un futuro più stabile. Noi stessi abbiamo cercato di raccogliere sul campo un certo input, tanto che siamo stati una delle squadre più corrette a livello disciplinare, con un solo cartellino rosso rimediato alla sesta giornata".

Cosa successe quel giorno?
"Forse qualche giocatore ospite ha risposto, a gara in corso, alle provocazioni di qualche nostro tifoso. Da lì c'è stata questa spedizione punitiva inconcepibile. Ecco perché posso almeno garantire che non si può parlare di premeditazione o di qualche precedente che potesse spiegare meglio l'accaduto. Poi, come spesso succede in questi casi, le risse si allargano e coinvolgono più persone, sia da un lato sia dall'altro. Ecco perché in questa storia tutti hanno sbagliato e nessuno è esente da responsabilità. Devo dire però che la sanzione sportiva è stata un po' severa. Se era giusto darci la partita persa a tavolino, mi è sembrato tuttavia esagerato comminarci cinque punti di penalizzazione e una multa di 32mila euro che ha tagliato le gambe ad una società che stava facendo tanti sacrifici. Non abbiamo perso, infatti, il titolo sportivo, essendoci fermati a sole tre rinunce. Ma Sestile non se l'è sentita di iscrivere nuovamente la squadra al campionato. Forse non c'è stata tutela nei confronti di chi la violenza l'ha voluta combattere sul serio".

C'è possibilità che lui ritorni nel mondo del calcio?
"Il presidente è un testardo ed è un uomo che ha grandi valori morali. Chissà che, trascorso quest'anno, non torni più convinto di prima. Vedremo. Lui si sarebbe sobbarcato le spese di ristrutturazione del De Cristofaro per ridare lustro all'impianto cittadino. Oggi però il Comune è commissariato e questo è un ostacolo alla risoluzione veloce di certi problemi. Abbiamo cambiato sette campi in questo campionato. Troppi".

Fra poco spegnerà le 40 candeline. In tanti la ricordano difensore centrale di innumerevoli squadre in D, prima di intraprendere la carriera di tecnico con Gladiator e Palmese. Il suo futuro?
"In effetti non ho mai esordito tra i professionisti. Al Savoia in C2 ho fatto panchina e a Potenza, nel 1993, in C1, il club fallì prima di iniziare. Io sono pronto. Anche se non credo accetterei una Promozione. Aspetto però la proposta giusta".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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