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ESCLUSIVA TMW - Lecce, l'ex Diarra: "Un giorno vorrei tornare in Italia"

di Andrea Losapio
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© foto di Prospero Scolpini/TuttoLegaPro.com

Passare dal Lecce di Pantaleo Corvino all'Honved dei furono Puskas e Kocsis non è un passo brevissimo. Soprattutto se si passa da Lucchese, Perugia e pure Bellinzona. Drissa Diarra, centrocampista maliano ventottenne, ora gioca in Ungheria, proprio nella squadra che fece la storia del campionato magiaro e che ora è colonia d'italiani (l'ultimo in ordine di tempo a firmare è stato Bonazzoli). E, come in parecchi suoi compagni, conclusa l'esperienza in Ungheria vorrebbe tornare in Italia.

Sono un po' di anni ormai che non giochi più nel calcio italiano, ti manca?
"Certo. Considero Lecce la mia seconda casa. Corvino, all'epoca direttore sportivo dei giallorossi, mi ha scovato in Mali che ancora ero minorenne e la mia crescita calcistica è avvenuta nel Salento. Purtroppo ho avuto sfortuna; nell'anno di serie B 2009-10 con De Canio giocai poco e così decisi di andare in Svizzera al Bellinzona. Il mio status di extracomunitario rende adesso il ritorno da voi difficile, sebbene la voglia ci sia e la mia famiglia abbia deciso di vivere stabilmente a Lecce".

Che ricordi hai dell'esperienza elvetica?
"Molto positiva. A Bellinzona ho sicuramente fatto vedere il meglio di me, avendo ricevuto finalmente la fiducia che cercavo".

Come si è evoluto il tuo ruolo in questi anni lontano dall'Italia?
"Lì giocavo prevalentemente da mediano davanti alla difesa. In Svizzera ho ricoperto diversi ruoli, anche quello di terzino sinistro, ma soprattutto ho avuto più libertà nel propormi in fase offensiva. In questo anno e mezzo alla Honved sto ricoprendo il ruolo di raccordo tra difesa e attacco nel 4-2-3-1 di mister Rossi, un lavoro a volte poco in vista ma che è indispensabile per gli equilibri in campo. Infatti non posso che ringraziarlo per la fiducia che ha in me".

Quando ancora eri nelle giovanili del Lecce eri considerato un calciatore che sicuramente avrebbe recitato il ruolo di protagonista nel campionato italiano al pari di tuoi compagni di squadra del calibro di Vucinic, Boijnov e Ledesma. Come mai non hai rispettato le attese?
"Purtroppo in questo sport non contano solo le proprie qualità tecniche, ma bisogna avere fortuna. Quando mi sono affacciato alla prima squadra del Lecce, dopo delle ottime stagioni in prestito a Lucca e Perugia, c'era una forte competizione a centrocampo dovendomi confrontare con Giacomazzi, Munari, Edinho e Vives. Tutta gente con più esperienza di me ed in Italia si sa che i giovani trovano con più fatica le opportunità per giocare titolari".

Che persona sei fuori dal campo?
"Sono molto riservato, dedico il tempo libero alla mia famiglia che per me è tutto. Mi piace guardare la tv quando sono a casa".

Come ti trovi in Ungheria e all'Honved?
"Budapest è una città stupenda e mi sono adattato molto bene alla vita ungherese. L'Honved è una società seria che negli ultimi anni ha messo delle solide basi per tornare ai vertici del calcio ungherese. Mi piacerebbe continuare questa esperienza, ma il mio contratto scade il prossimo giugno e ho già delle offerte. Vedremo cosa accadrà da qui alla fine del campionato".

L'Honved è una colonia italiana. Per te deve essere più facile comunicare.
"Senza dubbio. Inoltre si è creato un bel rapporto sia con lo staff tecnico che con gli altri giocatori".

Prospettive per il prossimo futuro?
"Per il momento penso solo a far bene per l'Honved. Vedremo in questi mesi se ci sono le basi per un prolungamento del contratto o se cambierò società, ho 28 anni e mi sento solo a metà della mia carriera. A breve firmerò il contratto di procura con il mio nuovo agente Pierandrea Casto e vedremo di scegliere la soluzione migliore. Sto anche completando le pratiche per diventare cittadino italiano, perché, come ho detto, in un futuro non lontano vorrei tornare a giocare in Italia".

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