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ESCLUSIVA TMW - Ferraro: "Il calcio per me è adrenalina. Cerco un progetto serio"

di Stefano Sica
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© foto di Francesco Decicco/TuttoLegaPro

Tra gli allenatori attualmente senza panchina c'è Giovanni Ferraro, lo scorso campionato all'Arzanese prima di venire rimpiazzato da Salvatore Marra. Costiero di Vico Equense, l'ex trainer biancoceleste è stato protagonista di stagioni brillanti in D con Pomigliano a Casertana, lasciando in quelle piazze un ricordo indelebile. Poi l'esperienza agrodolce di Arzano: prima una salvezza miracolosa, poi l'esonero dopo un avvio difficile. "Ma l'esonero fa parte del calcio, anzi, ti fa capire cosa hai sbagliato e cosa hai fatto bene - premette il trainer partenopeo -. Oggi, però, vorrei lavorare dove si può crescere passo dopo passo, dove si programma e si crede in un allenatore. Nel calcio odierno spesso prevale la fretta. Invece è fondamentale la coesione tra tutte le componenti, pubblico, società e allenatore. Ad un tecnico bisogna dare un tempo medio per poterlo giudicare prima di tirare le somme. Spesso succede che un allenatore che subentra colga i frutti di quanto fatto dal suo predecessore: a me è successo quando sono subentrato a Pomigliano e Caserta".

Cosa non è andato bene ad Arzano?
"Partiamo da una premessa. Due anni fa ho preso questa squadra portandola alla salvezza in sette partite. Merito mio e, certamente, anche del gruppo e della società. Insomma, è stato fatto un grande lavoro. Poi siamo ripartiti. Ho accettato nuovamente la sfida perché c'era fiducia in me. Ma da lì sono iniziati i problemi. Ho perso il mio preparatore atletico che ha preferito scegliere altri lidi e abbiamo avuto difficoltà con i campi di allenamento. A Mugnano la struttura era chiusa ed è stato un continuo girovagare. Poi sono sorte altre problematiche tra squalifiche ed infortuni. Prendiamo Ripa: l'ho voluto fortemente io ad Arzano e alla lunga ha dimostrato il suo valore. Ma stava riprendendo la forma migliore, così come Ausiello che dopo ha fatto bene. Palumbo si è rotto il braccio in amichevole, Caso poi è stato squalificato come lo stesso Ripa dopo l'espulsione di Martina. Ho gestito sempre una difesa in emergenza, tanto è vero che ci mancava un altro difensore centrale in rosa. La società, inoltre, mi aveva chiesto il minutaggio. Eravamo la seconda squadra più giovane e in seguito l'Arzanese, senza di me, sarebbe diventata tra le più anziane. Io, sia chiaro, ho sposato questo discorso. Ma tante cose non sono andate per il verso giusto. In tutto questo avevamo fatto bene in Coppa Italia giocando anche una gran partita in campionato a Messina, dove non meritavamo di perdere".

Ma lei personalmente cosa si rimprovera?
"Intanto voglio chiarire che ad Arzano mi sono trovato molto bene. E poi i fratelli Serrao sono persone serie, che rispettano gli impegni e sanno fare calcio. La retrocessione mi ha amareggiato, è stato un peccato anche per Marra che ha fatto un gran lavoro. Però sapevo che avremmo dovuto raggiungere la condizione fisica migliore, e a pieno regime di organico. Io mi ritengo una persona meticolosa, che lavora tantissimo e cura tutti i particolari, anche quelli gestionali. Avrei dovuto chiedere subito qualche innesto di esperienza ed oggi mi rimprovero questo".

Parliamo di due dei suoi vecchi amori: Casertana e Sorrento. Come vede la stagione di entrambe?
"La Casertana la vedo tra le prime 3-4 squadre del girone. Dispone di un organico importante e ha un valore aggiunto che è la tifoseria, davvero eccezionale. Ma nel girone C della Lega Pro ci sono tante squadre forti, vedo un grande equilibrio. La stessa Aversa Normanna è una squadra in salute, come sta dimostrando in queste prime uscite. Il Sorrento col Rende l'ho visto molto bene. E' una squadra che ha ancora grossi margini di crescita, va guidato, ma mi è piaciuto. Ha giocatori come Vitale, Roberto Esposito e Nello Ferraro che hanno grande tecnica. E col Rende vincere non era affatto facile, i calabresi si sono mostrati spumeggianti e molto propositivi".

Ora come sta trascorrendo le sue domeniche?
"Il calcio per me è adrenalina. Quando arriva il week-end vado sempre a monitorare qualche partita, non ce la faccio a stare a casa. Ho visto diverse gare di Lega Pro e di D, mi aggiorno. Per me è importante. E non vado sui campi a gufare i miei colleghi come può fare qualcuno. Intanto perché è un comportamento riprovevole, e poi perché io osservo le partite per imparare e migliorarmi. Quando un allenatore senza lavoro veniva alle mie partite, la cosa mi inorgogliva".

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