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ESCLUSIVA TMW - Barbato: "Avellino, questo può essere l'anno giusto per te"

di Stefano Sica
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© foto di Prospero Scolpini/TuttoLegaPro.com

Una lunga gavetta in Lega Pro (Giugliano, Avellino, Cavese, Potenza e Campobasso), accumulando più di 200 presenze come vice di diversi allenatori, tra cui Paolucci, Porta e Marco Rossi. Quindi una nuova sfida con la scuola calcio avellinese Young Soccer, un tempo gestita dal mitico Juary e poi rilevata dalle mani dell'ex asso brasiliano tre anni fa, prima con due soci e, nel 2012, da solo. Ma il sogno è sempre quello per Cristoforo Barbato: tornare a respirare gli umori del calcio professionistico. Come una volta. Nel frattempo il giovane tecnico napoletano, da anni trapiantato ad Avellino e notoriamente legato ai colori biancoverdi, si gode a tempo pieno la sua attività e i suoi quasi 100 ragazzini. "E' una bella sfida che mi appassiona molto - esordisce -. Le formazioni iscritte ai vari campionati vanno dai Pulcini ai Giovanissimi. Abbiamo tre strutture in Irpinia dove svolgiamo le nostre attività. Due coperte, Torrette di Mercogliano e Pietrastornina, e una regolamentare a Sant'Angelo a Scala dove giocano le nostre squadre".

I rapporti con i vari allenatori: chi ha influito di più sulla sua formazione tecnica?
"Un po' tutti. Con Paolucci ho un rapporto speciale, tanto che potevamo ritrovarci lo scorso anno alla Torres o all'Aversa Normanna, quando ci furono dei contatti tra lui e questi club. Così come quest'anno al Savoia. Paolucci è una persona molto abile nella formazione anche personale dei ragazzi. Ma ho ottimi ricordi anche di Porta, che mi volle a suo tempo a Giugliano e che ho seguito successivamente anche a Potenza. Un allenatore che sa leggere benissimo le partite. L'esperienza con Zeman ad Avellino poi è stata favolosa".

Ci racconti.
"Con lui si può dire che ho immagazzinato la mentalità da professionista. Io venivo dal settore giovanile, dove mi aveva voluto Enzo De Vito e nel quale mi occupavo anche di preparazione atletica essendo diplomato Isef. Da lui ho imparato tantissimo: applicazione, scrupolo e serietà. Un maestro, come lo fu, devo dire, anche Vavassori".

Il tecnico della promozione del 2007.
"Quell'anno ad Avellino feci l'osservatore. Ma ero spesso a contatto con lui, c'era un confronto costante. La sua esperienza fu fondamentale per andare in B. Ricordo ancora la semifinale col Taranto. Di quel giorno in Puglia ho ancora nella testa la fotografia solare di Gragnaniello che compie diversi miracoli e della squadra che chiude con un 4-3-3 con addirittura Moretti esterno destro offensivo. Perdemmo ma fu saggia la decisione di Vavassori di limitare i danni e non rischiare nulla, in attesa del ritorno. E infatti, al Partenio, la spuntammo con lo stesso risultato di 1-0 e andammo in finale col Foggia in virtù della nostra miglior classifica. Magari altri avrebbero tentato il tutto per tutto già a Taranto rischiando di compromettere definitivamente ogni speranza. Tra l'altro mi piace ricordare, in quell'anno, la collaborazione col dg Maglione, col quale avevo lavorato già a Giugliano. Per me è stato un vero e proprio padre calcistico, una persona che non finirò mai di ringraziare e al quale ancora oggi sono legato. E devo anche ammettere che Giugliano per me è stata l'esperienza calcistica più bella in assoluto".

Ma questa potrà essere la stagione buona per l'Avellino per riagguantare finalmente la A dopo tanti anni?
"Credo proprio di sì. Intanto questa rosa è più forte e completa di quella dell'anno scorso, ed anche più amalgamata. Rastelli può sopperire ad ogni mancanza, a parte Castaldo che è l'unico punto fermo, a mio parere, di questa squadra. Sebbene anche Ely, Kone o Gomis siano giocatori importantissimi per quest'Avellino. I Lupi, se andiamo a vedere bene, stanno facendo lo stesso campionato dell'anno scorso: stessi punti, identica differenza reti e stesso numero di partite perse con lo stesso numero di giornate disputate. Non credo di esagerare nel dire che, qualora l'Avellino non dovesse centrare almeno i play-off, sarebbe un'annata fallimentare. Cosa che non ritenevo un anno fa. Non tutte le squadre possono disporre di un asso come Castaldo e di un attaccante come Comi, uno che ha uno stacco di testa e una scelta dei tempi micidiali. Di punte così in B non ce ne sono tante, anche se io sostengo sempre che, se giochi al fianco di Castaldo, hai il dovere di arrivare a fine campionato in doppia cifra, sennò hai fatto una stagione negativa. Si può osare, insomma: il Catania è la grossa delusione del campionato e il Latina stenta. Anche se c'è questa sorpresa chiamata Frosinone che secondo me propone il più bel calcio del campionato come qualità ed intensità di gioco".

E con la Virtus Lanciano che gara sarà?
"Anche gli abruzzesi sono un'altra bella sorpresa. La squadra gioca molto bene ed ha giovani molto interessanti, come Thian o Cerri, senza dimenticare Piccolo o il sempreverde Vastola. Sarà dura ma si può vincere".

Il suo futuro?
"Come lo sogno: tornare ad allenare. A me, onestamente, piacerebbe partire da un settore giovanile organizzato gettando lì le basi di un progetto serio. Di certo non mi spaventa una panchina in D e comunque non mi dispiacerebbe tornare a fare il vice allenatore in Lega Pro. Di sicuro ho tanta voglia di rimettermi in gioco. Ho conseguito anche il patentino Uefa A che mi consentirebbe di allenare in Lega Pro. Di quel corso a Coverciano ho ricordi magnifici. Un percorso che ho svolto in compagnia di allenatori che oggi sono ad alti livelli, penso a Boscaglia, Ciullo, Sottili, Benny Carbone, Marra o Alberto Colombo. E poi c'è il ricordo indelebile di Carmelo Imbriani, con cui partivamo insieme per andare a Coverciano. Ma quella è una memoria personale e privata che resterà per sempre nel mio cuore".

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