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ESCLUSIVA TMW - Amoruso: "Ho scelto Firenze come città della vita"

di Chiara Biondini
Fonte: Luca Esposito
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© foto di Federico De Luca

Il prossimo 11 ottobre nella sala stampa dello stadio Artemio Franchi di Firenze si terrà il nuovo seminario della Rete Osservatori Italiana, la R.O.I. Italia di Matteo Sassano, e tra i relatori d'eccezione non mancherà Lorenzo Amoruso, ex calciatore, uno che è praticamente di casa a Firenze. Come egli ha detto ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, cercherà di trasmettere ai discepoli il suo modo di selezionare e valutare i calciatori giusti.

"Il mio intervento sarà volto a cercare di dare dei concetti a chi si avvia a fare quest'attività e capire il calcio - spiega Amoruso - quindi trasmettere le mie conoscenze e il mio modo di giudicare, oltre al mio modo di giudicare e di consigliare calciatori giovani o più meno grandi, dipende dalla ricerca che ognuno intende fare, se per squadre o per categoria. Questo chiaramente ha una sua valenza, quindi quasi sempre non c'è una teoria con la quale non si sbaglia mai o si vince sempre: è l'esperienza che aiuta a capire se un calciatore ha potenzialmente delle doti o se le può migliorare. Sarà questo l'argomento: spesso e volentieri c'è bisogno di capire come sbagliare il meno possibile".

Secondo lei è difficile selezionare i giovani nel nostro calcio?
"E' difficile per un semplice motivo, non perché manchi la qualità, ma perché i giovani hanno troppe distrazioni. Al tempo in cui facevo il calciatore, il calcio era vissuto come un divertimento o come distrazione vera e propria dallo studio e da altre cose. Oggi i giovani hanno tantissime distrazioni, a partire dalla televisione, dai telefonini e dalla playstation, che non attraggono i giovani verso il calcio in maniera definitiva. In passato il calcio era una valvola di sfogo, perché dopo la scuola non si vedeva l'ora di andare a divertirsi, anche nei campi abbandonati: chi viene dal Meridione lo sa bene. Oggi c'è più tranquillità per i giovani e ci sono troppe opportunità, e questo non fa altro che denunciare una mancanza di attaccamento al calcio se non si diventa professionisti".

Lei ha giocato in Gran Bretagna (Rangers e Blackburn, ndr), dove (si dice) se un giovane è bravo merita di giocare. E' un modello da seguire?
"Sì, anche perché a differenza di quello che è il nostro Paese, se un ragazzo ha delle qualità (per quanto giovane possa essere) gli viene data fiducia. Qui in Italia, nonostante ci siano dei giovani che hanno delle potenzialità e hanno fatto bene a livello giovanile. si aspetta sempre che abbiano ventitré-ventiquattro anni, perché si ha paura di bruciarli e chissà di che cosa. Capisco che i capitali vadano protetti, ma se un giovane ha potenzialità è chiaro che può venire fuori nel giro di cinque-sei mesi, perché solo attraverso gli errori si può capire quali sono i pregi e i difetti. Il calcio è una selezione naturale: se il calciatore è bravo e può migliorarsi, riesce a esprimersi al meglio. Capisco tutto, ma se un giocatore è bravo viene fuori".

La Fiorentina sta facendo ancora pochi punti in campionato, ma in campo europeo si esprime in maniera prepotente e decisa.
"Certo, la Fiorentina non è partita benissimo in campionato, ma gli infortuni stanno facendo un brutto percorso, prima hanno colpito Rossi, poi Gomez e poi Cuadrado. Comunque gli avversari hanno studiato questa squadra e hanno preso delle precauzioni, nel nostro campionato. In Europa l'anno scorso meritava di andare più avanti visto che l'eliminazione con la Juventus brucia ancora. Vedremo di cosa sarà capace questa Fiorentina".

Lei è sempre legato a Firenze.
"Sì, intanto ci ho giocato, ma è anche la città dove vivo: ho scelto Firenze come città della vita, quindi non posso non essere legato nemmeno alla squadra".

Tornando alla selezione dei giovani, pensa che la Fiorentina possa essere un modello da seguire nel nostro Paese, visto che sta dando fiducia ad alcuni prodotti del vivaio come Bernardeschi e Babacar?
"La Fiorentina ha fatto bene negli anni passati con Corvino, forse nell'ultimo anno con Corvino ha avuto delle problematiche, ma non va dimenticato che la squadra ha anche esportato talenti perché ha valorizzato Jovetic, Ljaijc e Nastasic che erano già allora degli ottimi giovani. E' chiaro che è un metodo da seguire, ma ora c'è bisogno di riadattarsi e andare a trovare altra gente. Corvino non c'è più, Pradè e Macia stanno facendo un buon lavoro, però sarà il tempo a dire quello che si riuscirà a fare. La Fiorentina non può aspirare ancora allo scudetto, ma due quarti posti in due anni sono un ottimo risultato, perché la società ha ricostruito quasi da zero. Quest'anno è più complicato, ma è normale: sono queste le sfide che aiutano a crescere".

Per info ed iscrizioni all'evento "Il ruolo dell'osservatore calcistico nel calcio moderno": inviare una mail a diventaosservatore@roitalia.com

Per accrediti stampa ed interviste mettersi in contatto con il Responsabile Ufficio stampa e comunicazione Dott. Luca Esposito tramite mail a lucaesposito@roitalia.com

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