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Dorigo, marchiato a fuoco da un rigore: sliding doors del calcio

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Ci sono rigori che cambiano il destino di una partita, di una Champions, di un Mondiale. E basta un errore dal dischetto che la tua carriera prenda una piega diversa. Prendiamo Anthony Dorigo. Oggi in pochi se lo ricordano, almeno quelli che non tifano Torino. I granata, specie quelli che quel pomeriggio di giugno del 1998 a Reggio Emilia erano presenti allo spareggio per andare in Serie A contro il Perugia, associano il suo nome a uno dei pomeriggi più amari della storia della squadra.

Ma chi è Anthony "Tony" Dorigo? Nato nel 1965 in Australia da padre italiano, precisamente di Udine, si trasferisce ben presto in Inghilterra e a 14 anni supera un provino con l'Aston Villa, dove riesce a fare il suo esordio in prima squadra e farsi notare, tanto che la nazionale australiana è pronta a chiamarlo per tentare la qualificazione ai Mondiali del 1986. Non se ne farà nulla perché il suo tecnico al Villa, Tony Barton, fiutando il suo talento si rende conto che scegliere i socceroos potrebbe essere un errore, vista la possibilità di vestire la maglia della nazionale inglese. Avrà ragione. Nel frattempo il giocatore è passato al Chelsea, allora non certo un top team. Infatti al primo anno sarà retrocessione, ma riesce ugualmente a farsi notare da Bobby Robson, che lo convocherà a sorpresa per la nazionale inglese agli Europei del 1988.

La parabola di Dorigo continua a salire, fa parte della spedizione di Italia 90 ed è suo il cross vincente per David Platt nella finale per il terzo posto proprio contro la nostra nazionale; nel 1991 lo prende il Leeds United e da protagonista difesa vince uno storico campionato, che mancava nello Yorkshire da 18 anni. Il nuovo ct Graham Taylor lo convoca anche per gli Europei del 1992 e nei primi anni '90 è uno dei più quotati difensori d'Europa.

Resterà a Leeds fino al 1997 quando a 32 anni sembra sia venuto il momento di cambiare area. Nel frattempo il Torino, dopo la disastrosa stagione in B con Mauro Sandreani in panchina decide di puntare su Graeme Souness, già transitato in Italia da calciatore (due anni alla Sampdoria) e pronto da allenatore a riportare il glorioso club granata nella categoria che gli compete. La sua parentesi è un disastro e per giunta nonostante i trascorsi passati nel nostro paese non parla una parola d'italiano. Una cosa buona però riesce a farla: convince Tony Dorigo a seguirlo nella sua avventura al Toro. Un giocatore così, abituato ai grandi palcoscenici, in Serie B fa chiaramente la differenza e lo fa da subito: carisma, grinta, ottime doti difensive. Il suo campionato è ottimo e segna anche due reti. La squadra passa a ottobre nelle mani di Edi Reja e inizia a scalare posizioni, fino ad assestarsi in una zona promozione che sembra ormai certa. Prima del crollo finale, quando perdendo lo scontro diretto alla penultima giornata contro il Perugia si fa agganciare dagli umbri, rimandando il discorso promozione a uno spareggio a fine torneo.

A Reggio Emilia il 21 giugno oltre 10mila tifosi sono del Torino, la fame di Serie A è enorme e solo l'idea di fare un altro anno di Serie B sarebbe troppo per il blasone dei granata. Tovalieri porta avanti i perugini, Ferrante pareggia tre minuti dopo. Dorigo gioca come al solito bene, d'autorità. Le squadre iniziano a trascinarsi, la paura nei supplementari la fa da padrona e il discorso è rimandato alla lotteria dei calci di rigore: le prime sei esecuzioni si infilano in rete, tocca a Dorigo andare dal dischetto: il tiro è secco, la palla centra il palo e il rumore riecheggia in tutto lo stadio Giglio. Un errore irrimediabile, perché la sequenza rigori riprende senza errori e il Perugia va a vincere 5-4.

E' il 1998 e nelle sale cinematografiche esce il film Sliding doors. Dorigo sembra farne pienamente parte: quel palo colpito devia la sua parabola che lo avrebbe visto confermatissimo al Torino in Serie A e che invece lo porta a riprendere la via di casa, destinazione Derby County. Un giocatore così, col suo ingaggio, non è sostenibile per un altro anno in cadetteria e il club è costretto a rinunciarvi. Giocherà altri 3 anni prima di ritirarsi. A Torino i tifosi granata lo ricordato come giocatore forte e coraggioso, lui la paura di calciare un calcio di rigore non l'ha avuta. E la sua carriera italiana verrà sempre ricordata per quel palo. Insomma, non andate a dirgli che non è da certi particolari che si giudica un giocatore...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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