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Cosmi: "Honda? La numero 10 del Milan non è uno scherzo"

di Chiara Biondini
Fonte: Calcissimo.com
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© foto di Federico De Luca

L'ex allenatore di Perugia, Udinese e Genoa, Serse Cosmi ai microfoni di Calcissimo.com ha parlato dell'arrivo di Honda al Milan, dei giocatori giapponesi e dei possibili arrivi di gennaio in casa rossonera.

"Honda? Il problema dell'ambientamento riguarda un po' tutti i giocatori stranieri. I giapponesi ci sembrano più esotici e lontani ma hanno dimostrato già da anni di sapersi inserire con successo nel calcio europeo. Ricordo per esperienza personale a Perugia che i giocatori asiatici hanno più qualità di quanto noi pensiamo. Inoltre sono grandi professionisti. Honda non è un ragazzo alle prime armi ma ha già giocato a buon livello in Russia disputando le competizioni europee. Credo che abbia tutte le carte in regola per fare bene al Milan. Certo, la numero 10 del Milan non è uno scherzo...Honda potrebbe sentire il peso della responsabilità".

Ha accennato alla grande professionalità dei giapponesi. Questa attitudine culturale che li caratterizza piace molto agli allenatori...
"Sì, la professionalità, l'impegno e la serietà fanno parte della cultura asiatica. Per questi giocatori il rispetto delle gerarchie è una cosa naturale. Quando c'è serietà per un allenatore è tutto più semplice: in Italia purtroppo non sempre c'è rispetto per i ruoli e i giocatori fanno un po' quello che vogliono. In ogni caso i giapponesi sono un esempio per tutti in quanto a cultura del lavoro".

Nel prossimo derby di Milano ci sarà la sfida tutta nipponica tra Nagatomo e Honda. Milano sarà nell'occhio del ciclone, presa d'assalto dai media giapponesi. Quanto influisce questo entusiasmo sui giocatori giapponesi?
"Il particolare rapporto che hanno con la stampa non influisce negativamente sul campo. Al di là della pressione mediatica, Honda e Nagatomo sono giocatori di qualità. Nagatomo è partito in sordina a Cesena ma poi ha dimostrato di essere da Inter con costanza e affidabilità. Bisogna fargli un plauso per il suo approccio comportamentale".

Quanto merito c'è di Alberto Zaccheroni nella crescita dei giocatori giapponesi?
"C'erano giapponesi forti già 15 anni fa: l'esplosione del calcio nipponico non è un fenomeno recente. Pensiamo a Nakata e allo squadrone che aveva il Giappone nel biennio 2000-2002. Per ottenere risultati ci vogliono giocatori forti...d'altra parte Zaccheroni è stato bravo nell'esportare la cultura degli allenatori italiani, soprattutto a livello tattico. Zaccheroni ha completato alcune lacune della Nazionale giapponese, che oggi è una compagine di tutto rispetto".

Tornando al Milan, dopo l'arrivo di Honda, ora si tratta di Fernando. Che tipo di centrocampista ha bisogno il Milan? Non crede che Fernando sia un "doppione" di De Jong?
"Il Milan deve rinforzarsi a centrocampo, su questo non ci piove. De Jong è un giocatore affidabile, Fernando è un buon elemento, forse più tecnico dell'olandese ma non è un regista. I rossoneri hanno bisogno di giocatori con qualità e grandi piedi: più che Fernando io vedrei bene al Milan un costruttore di gioco. In questo senso un trequartista come Honda non era la priorità del Milan, anche se il giapponese ha qualità".

Passando sull'altra sponda del Naviglio, le chiedo una battuta sull'Inter. Lei è stato un profeta del 3-5-2 già 15 anni fa. Che cosa pensa del lavoro di Mazzarri? Non crede che il suo 3-5-1-1 sia troppo difensivista?
"Guardi, io facevo il 3-5-2 già nel 2000. Si tratta di un modulo che può essere interpretato in modo più o meno offensivo. Comunque Mazzarri non è un difensivista, lui vuole equilibrio. A Napoli schierava quasi tre punte con Hamsik, Lavezzi e Cavani. All'Inter per ora ha fatto di necesssità virtù. L'infortunio di Milito e l'immaturità di Icardi e Belfodil gli hanno impedito di schierare due punte. Mazzarri deve affidarsi agli attaccanti...quando avrà tutti a disposizione giocherà in maniera più aggressiva".

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