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Ciao ciao Mazzarri (e non c'entra il disastro di Livorno). Dall'America alla Cina, un Milan nuovo: il 16 aprile la verità (e un arrivo importante). Juve, il sacrificio per tenere Pogba

di Fabrizio Biasin
Nato a Milano il 3/7/1978, laureato in Scienze ambientali presso l'Università dell'Insubria di Como, da ottobre 2008 è Capo Servizio Sport presso il quotidiano "Libero". Opinionista Rai e Telelombardia
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© foto di Federico De Luca

Niente, a quanto pare al Grande Fratello un tizio si è fatto una tizia. Anzi no, una tizia si è fatta un tizio. Anzi no, lei ha fatto a lui un servizietto con i controfiocchi. Una noia mortale a dir la verità: almeno un tempo il mito Taricone costruiva capanne porcherecce per nascondere le pudenda e gridava "Sono 'o guerriero!", oggi perfetti sconosciuti fanno di tutto per mostrare chiappe e perizomi all'ora di cena, prima di completare il consueto percorso "ospitate in tv - ospitate in discoteca - dimenticatoio - depressione bestiale - inaugurazioni di pollerie ai centri commerciali - miniera a spaccar pietre".
Oh, per carità, bene così, ma quanto ci mancano i cari vecchi Pasquali Laricchia del Gf, i Patrick Ray Pugliese del Gf, le Floriane Secondi del Gf, soprattutto i Paolo Mari del Gf che in mutanda bianca urlavano a lor signori di stare attenti perché altrimenti "ve la faccio sul letto" (la pupu). Ah, che contenuti, che profondità, che grandi pagine di cultura in tv.
Ora no, ora ci si scassa il piffero e quindi tanto meglio guardare l'entusiasmante Livorno-Inter, succulento posticipo di campionato che in contemporanea sfida la Marcuzzi a colpi di share. Al momento della compilazione di codesta articolessa non sappiamo chi tra Thohir e Vladimira Luxuria abbia vinto la tenzone, ma possiamo anche fregarcene bellamente che tanto campiamo lo stesso.
Del resto quello appena passato è stato il fine settimana di Napoli-Juve, della terza contro la prima, della Signora stravolta che si arrende al ciuccio furibondo, di De Laurentiis che con classe sopraffina twitta carinerie alla D'Amico, di Conte che fa i conti in tasca agli altri, di pullman messi sotto assedio in un Paese che dovrebbe essere civile, di giocatori scoppiati e di altri che rischiano il posto perché Conte a un certo punto smetterà di fare i calcoli e comincerà a "tagliare teste". Pensiamo a Osvaldo, al momento grande delusione del mercato invernale bianconero nonostante l'appoggio totale del mister bi-campione d'Italia. Il destino del bomber è incerto come non mai: difficile ma ancora possibile la convocazione per i Mondiali, difficile e quasi impossibile il riscatto dagli inglesi del Southampton. Troppi 18 milioni per un giocatore dal grande potenziale ma che rischia la fine di un Borriello qualsiasi. Difficile che la Signora decida di scialacquare, soprattutto ora che ha deciso (sì, pare proprio di sì...) di puntare su un altro azzurrabilissimo, tra l'altro già bianconero per metà. Indizi: ha un nome che ricorda vagamente Napoli e una capigliatura importante. No, purtroppo non è Marisa Laurito, ma Ciruzzo Immobile. Che costa pure meno: 12 milioni per la metà del Toro.
Su Pogba non cambiamo idea. Il giocatore mostra segni di fastidio, minimi mal di pancia, a Napoli più che a un polpo somigliava a una cozza, ma ribadiamo il concetto: resterà in bianconero anche nella prossima stagione così come il suo allenatore.
Questione "romuntada": la Signora è stanca, sulle gambe, ha l'Europa League con i mangiaformaggio del Lione, la rosa assai ridotta e una concorrente (la Roma, appunto) che viaggia come una lippa, ma francamente per come la vediamo noi ha le stesse possibilità di essere raggiunta che hanno Seedorf e Galliani di andare a mangiare la pizza insieme al Giropizza.

A proposito di Milan: per quel che riguarda Kakà la faccenda è abbastanza chiara. Il giocatore ama il Milan più di se stesso, Galliani vorrebbe trattenerlo a costo di pagare l'ingaggio di tasca sua, i tifosi lo adorano e sono ricambiati al 100%, ma le possibilità che il matrimonio continui sono molto molto poche. Il destino americano era scritto nel momento stesso in cui il giocatore è tornato a Milano. Solo una miracolosa qualificazione alla Champions avrebbe cambiato il destino del brasiliano dall'ingaggio troppo elevato per restare a fare (al massimo)l'Europa League. Sarà divorzio, doloroso divorzio, ma fatto per il bene del club allenato da Clarence Seedorf.
Già, Seedorf. Settimana scorsa si parlava di esonero certo, di Seedorf incapace, inadatto, inetto, gradasso, smargiasso, eccetera eccetera. Dall'alto di un ego gonfio come certe ruote di pavone, il tecnico ha mantenuto la calma e, infine, ha cementato il di lui culone sulla panca del Diavolo. Negli ambienti rossoneri c'è chi ancora storce il naso al grido di "ma alla lunga non durerà", chi scrive invece resta convinto che l'olandese al di là delle sue anomalie e sfidando correnti interne non proprio favorevoli, resterà al suo posto almeno per tutta la prossima stagione con la benedizione di patron Silvio.
Meno chiaro il destino di Galliani. L'ad "della parte sportiva" in nome del tacito accordo "io mi faccio i fatti miei, tu fatti i fatti tuoi" domani mattina non sarà presente con Barbara Berlusconi alla conferenza stampa di presentazione di "Casa Milan", programmata presso la sede rossonera. L'intraprendente figlia del capo sarà invece coadiuvata da Jaap Kalma (Direttore Commerciale del club) e dal super modaiolo architetto Fabio Novembre, uno che - così a naso - quando facevano le squadre all'oratorio al massimo veniva scelto per fare l'arbitro anche se portava il pallone da casa.
Dicevamo di Galliani: il suo futuro sarà più caro il prossimo 16 aprile, giorno del cda. C'è chi paventa una fuga cinese del dirigentissimo (dalle parti di Lippi), più facile che resti al suo posto in attesa che venga pian piano liquidata la... Liquidazione. Di sicuro dovrà entrare a patti con il nuovo direttore sportivo: scendono le quotazioni di Sogliano (teme il "commissariamento" da parte dello stesso Galliani), salgono quelle di Giovanni Galli, uno che a San Siro qualche partita l'ha fatta. Nel frattempo Adriano è stato chiaro: "Mi dicono che anche quest'anno chiuderemo il bilancio in pari". Resta solo da capire chi tra "lui" e "lei" si prenderà il merito.

Concludiamo l'editoriale quaresimale proprio mentre Mazzarri fa la figura del cacciucco a Livorno. Il tecnico insiste: "Parlerò a fine stagione".

Le cose sono tre:
1) Sa già che non verrà confermato.
2) Pensa "non parlo che non si sa mai come la prende l'indonesiano".
3) Vuol fare il figo alla Mou senza essere nato a Setubal.
In ogni caso per Walterone tira una brutta aria e il pareggio in Toscana c'entra relativamente. Il patron ha già fatto i suoi sondaggi in terra d'Albione. Il nome del papabile ve l'abbiamo già detto: Arsene Wenger. Non è detto che col francese si trovi un accordo, ma per Mazzarri cambia poco poco poco...

Ps. E ora perdonate, ma il sottoscritto gira sul 5. Se becco il momento "ammucchiata totale" ho svoltato la serata (Twitter @FBiasin)

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