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C. Sala: "Il valore del Toro dipenderà dall'incidenza che avranno le punte"

di Elena Rossin
Fonte: TorinoGranata.it
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Claudio Sala è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Sala, vinse con il Torino una Coppa Italia nel 1971 e uno scudetto nel 1976, indossando la maglia granata dal 1969 al 1980 e poi nel 1989 allenò la prima squadra. Con Sala abbiamo parlato della gara di questa sera con l'Inter, del sorteggio della fase a gironi dell'Europa League e del mercato.

Questa sera l'esordio in campionato con l'Inter, subito un test importante per il Torino?
"Sì, è un test importante proprio perché capita alla prima giornata. L'Inter non sarà nella prima fascia delle pretendenti allo scudetto, ma è comunque fra chi punta a vincere il campionato e deve farsi perdonare una non brillante, soprattutto nella prima parte, stagione scorsa. I nerazzurri hanno riconfermato l'allenatore e non hanno fatto una grande campagna acquisti e cessioni, però sono sempre l'Inter e il nome tante volte è importante anche se non basta, infatti l'anno scorso il Torino è andato molto vicino alla vittoria. Ormai il Torino se la può giocare con tutte le squadre anche nel nostro campionato".

Club Brugge, Copenhagen e Hjk Helsinki un girone tutto sommato alla portata, forse la difficoltà maggiore sarà l'equilibrio che può esserci fra le squadre?
"Sì, però quello del Toro è un girone abbordabile anche perché passano le prime due e quindi c'è persino a disposizione un margine d'errore. Non conosco l'esatto valore delle avversarie, ma forse il Torino rispetto alle altre squadre ha qualche cosa in più, il Copenhagen non senza un po' di fortuna l'anno scorso aveva pareggiato in Champions League con la Juventus ed è forse la formazione che ha più esperienza nelle coppe, soprattutto rispetto al Torino che manca da vent'anni. I gironi sono sempre strani e non si riesce mai perfettamente a capire quali possono essere gli avversari più pericolosi e più temibili".

Anche dal punto di vista delle trasferte i viaggi non sono particolarmente lunghi e il contesto ambientale è tranquillo, altri motivi per essere ottimisti?
"Certo e oltretutto sono squadre che non sono sconosciute per il modo in cui giocano, non come ad esempio è stato per il Brommapojkarna, che non avevo mai sentito nominare, o anche per il Rnk Split, la seconda squadra di Spalato, tutti conoscono l'Hajduk, non gli altri che ha incontrato il Torino. Di conseguenza si può dire che Brugge, Copenhagen e Helsinki sono squadre diverse rispetto al valore di quelle che il Toro ha incontrato nei turni preliminari".

Lei quindi è fiducioso rispetto al passaggio ai sedicesimi del Torino?
"Sì, il Torino è una squadra che ha potenzialità per arrivarci. E' difficile capire da una stagione all'altra la reale forza di queste squadre, indipendentemente dal nome e dal blasone, perché alcune erano forti una volta e magari adesso non lo sono più o sono formazioni emergenti che vengono sottovalutate e invece si rivelano determinanti. Sono tantissime le squadre che partecipano alle varie coppe tanto che è complesso stilare una graduatoria di valore, però il Torino può andare avanti".

Il mercato non è ancora chiuso e c'è sempre in ballo la questione Cerci, che cosa ne pensa dell'organico granata di quest'anno?
"Se resta Cerci con Quagliarella formerà una buonissima coppia d'attacco, quindi sicuramente il Torino con la non cessione di Cerci si presenterebbe per questa stagione ben assortito nel reparto offensivo. Se invece domani dovesse essere ceduto Cerci allora il Torino sarà costantemente sottoposto al paragone con la scorsa stagione, quando Immobile e Cerci con i loro gol e assist hanno portato la squadra in Europa. Immmobile che è diventato capocannoniere è andato al Borussia e Cerci, che aveva confermato i progressi, adesso aspira a giocare in club che lottano per lo scudetto e per la Champions League. Il rischio è che si dica sempre: se ci fossero stati Cerci e Immobile. Conosco bene Quagliarella e penso che sia stato un acquisto azzeccatissimo perché è un giocatore che può fare di tutto la prima o la seconda punta e collabora con i compagni, però magari i ventidue gol d'Immobile non li farà. Senza Cerci quando si aprono le difese avversarie e c'è la possibilità di sfruttare gli spazi non ci sarà più chi può approfittarne, quindi ci potrà essere del rammarico, ma la volontà del calciatore ormai è determinante sulla sua permanenza o no, indipendentemente dalla volontà dei presidenti. Tante volte si dà la colpa al presidente di aver ceduto un giocatore e invece al giorno d'oggi è il calciatore quello che vuole andare via e decide in ultima istanza che cosa fare. Anche per quel che riguarda Cerci sarà la sua volontà a prevalere su quella del presidente".

In generale le sembra che questa squadra sia più o meno competitiva di quella dell'anno scorso?
"E' una squadra che ha un anno in più e quindi ha più esperienza perché i vari componenti dell'ossatura giocano insieme da più tempo. Il Torino ha una buona difesa sia nei centrali sia negli esterni, ha un discreto centrocampo e bisognerà vedere quanto le punte nuove incideranno nel reparto offensivo, questa è l'incognita, sempre riferendosi al fatto che l'anno scorso c'erano Immobile e Cerci. Quest'anno sicuramente la squadra ricalca quella della passata stagione sia nella formazione sia nel gioco, ma, come dicevo, ha un anno in più d'esperienza rispetto a quella che ha raggiunto l'Europa League e ha il vantaggio di avere un pubblico eccezionale e basta vedere quanti tifosi c'erano ad agosto nei preliminari con il Brommapojkarna e il Rnk Split, più di ventimila persone ogni volta. Questo è il sintomo di una società che vuole crescere e soprattutto di tifosi che non vedevano l'ora di tornare in Europa dopo un'assenza di vent'anni".

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