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Avellino-Latina, focus sul match

di Stefano Sica
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© foto di Luigi Putignano/TuttoLegaPro.com

Il solito Avellino. Timido e attendista nel primo tempo, audace e generoso nel secondo. Il match col Latina ha riprodotto una sceneggiatura consolidata, già vista nelle gare interne con Cesena e Padova. Che gli irpini stiano rifiatando, dopo un girone di andata da favola, è un fatto. Come è però oggettivo che la squadra sappia vestire più i panni del cavallo di razza, che parte lento pede per poi uscire alla distanza, che del centometrista che aggredisce subito la pista. Nei primi 45' si è visto solo il Latina. Complice un Lupo eccessivamente in attesa degli eventi. Clamorose le due chance capitate sui piedi di Jonathas, assistito da uno strepitoso Paolucci. Avellino come imbambolato. Incapace di sfondare sulle fasce e di trovare il fondo con Bittante e Zappacosta. Lento e prevedibile a centrocampo e col duo Castaldo-Galabinov perennemente isolato e privo di rifornimenti. E' stato in quel frangente che ha avuto buon gioco il fraseggio pontino a fronte di un Avellino che finiva per schiacciarsi nelle retrovie senza trovare lo spunto per una buona ripartenza. Da codice rosso anche i primi 15 minuti della ripresa per la compagine di Rastelli. Solo Latina fino al vantaggio di Cottafava. Un gol preso con ingenuità. Rastelli, si sa, impone la marcatura ad uomo sulle palle inattive. Una lezione digerita con diligenza dagli irpini se non fosse stato per il ritardo di Arini (peraltro ostacolato da un duello tra un compagno e un avversario) nella copertura sull'inserimento del capitano nerazzurro. La riscossa biancoverde è iniziata solo in quel momento. Sprigionando tutta la sua intensità e la sua determinazione. Rastelli, a quel punto, ha cominciato a mischiare le carte. Prima passando al 4-3-1-2 con l'ingresso di Ciano per Fabbro. Poi scegliendo uno spregiudicato 4-2-1-3 con l'inserimento di Biancolino (punta centrale tra Castaldo a sinistra e Galabinov a destra) per uno spento D'Angelo. Quindi il pari in extremis dell'ex Padova che sfruttava un assist d'alta scuola del Pitone. Subito dopo il vantaggio divorato da Castaldo. Sarebbe stata però una beffa abnorme per il Latina, comunque in evidente calo psicofisico dopo aver prodotto il massimo sforzo fino al blitz di Cottafava. Nel primo tempo, sullo 0-0, Galabinov aveva reclamato un rigore (che probabilmente c'era) per un fallo di Cottafava, mentre sullo 0-1 l'assistente del tarantino Cervellera aveva negato il gol a Castaldo ritenendo che, sul salvataggio fortunoso di Alhassan, la palla non avesse varcato la linea di porta. In sostanza, la sfida col Latina lascia sul campo un elemento di riflessione: l'Avellino, quando rinuncia ad un mediano per un giocatore capace di inserirsi tra le linee, ne guadagna in brillantezza e imprevedibilità. Come, del resto, era successo col Padova, quando l'ingresso di Ladriere cambiò il corso degli eventi per la capacità del belga di far ripartire la controffensiva dei compagni fungendo da filtro di qualità tra la mediana ed un attacco a volte troppo isolato. Rastelli, tuttavia, difficilmente rivedrà il suo 3-5-2. Al limite lo potrà modificare in corso d'opera e in base alle esigenze della partita. Una scelta comunque lecita. Che in fondo ha il suo perché.

In rialzo
Pisacane, Biancolino e Ciano (Avellino)
Il centrale di Rastelli mostra sempre dinamismo e precisione. E uno spiccato senso della posizione. Difficile passare dalle sue parti. Il Pitone (nella foto) torna in grande stile. Da gran professionista. Sempre in silenzio, in attesa che arrivasse il suo momento. Devastante il suo impatto col match. Quando il Latina accusa un calo fisico che può risultare letale, lui urla la propria autorità in area nerazzurra. E l'assistenza a Ciano, che poi mette nel sacco la rete del pari, è da numeri uno. Proprio l'attaccante scuola Napoli, prima del gol, si produce in un mordi e fuggi costante che mette spesso in difficoltà una retroguardia pontina che finisce per soffrirlo. Ciano è il genio, l'imprevedibilità che può far male.

Cottafava, Bruno e Paolucci (Latina)
Il capitano nerazzurro non fa sconti. Mortale di testa negli inserimenti, sbrigativo e roccioso in difesa. E' il suo venerdì di gloria. Il centrocampista ex Nocerina, da metodista, infonde ordine alla mediana ma fa anche il lavoro sporco. E poi è veloce nei suggerimenti, pensa ed esegue in una frazione di secondo. Gerbo e Morrone ai lati ne beneficiano. Buona la prima, infine, per l'attaccante ex Siena. L'intesa coi compagni sembra una storia vecchia di anni. In palla e sempre al posto giusto al momento giusto. Nel primo tempo lo penalizza la malasorte in una circostanza. Ma si rifarà.

In ribasso
D'Angelo e Galabinov (Avellino)
Impalpabile il mediano di Rastelli. Non che gli manchi la generosità, ma la lucidità e lo smalto non sono quelli dei tempi migliori. Pollice verso anche per il bulgaro. Quando è troppo statico non aiuta in alcun modo la squadra. Nel suo Dna c'è la propensione al sacrificio e al ripiego per far aprire gli spazi. Ma tutto ciò è impossibile se le gambe non rispondono.

Jonathas (Latina)
Nel primo tempo si divora un gol fatto vanificando il servizio sul piatto d'argento di Paolucci. La bellezza dell'attacco nerazzurro si sprigiona più nell'inventiva dell'ex senese che nel suo apporto.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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