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Auguri Marco van Basten. Troveremo un altro come te?

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Giacomo Morini

Sembra ieri quando a suon di reti, rovesciate, giocate da fuoriclasse assoluto faceva luccicare gli occhi dei tifosi, facendo nascere nuovi milanisti tra i bambini che si avvicinavano il calcio. Oggi sono 50 anni dalla nascita di Marco van Basten, il cigno di Utrecht, uno dei talenti più completi mai visti su un rettangolo verde.

Johann Cruyff, che negli anni '70 aveva contribuito con il suo calcio totale a sconvolgere il calcio, lo aveva capito subito, vedendolo nelle giovanili, che sarebbe stato il suo erede. E gli passò simbolicamente il testimone in un pomeriggio d'aprile del 1982: il mitico numero 14 era tornato all'Ajax per terminare la sua gloriosa carriera, sta uscendo dal campo e indica al tecnico il giovane Van Basten: "Fai entrare il ragazzino". Il cigno di Utrecht schiude le ali che è nemmeno maggiorenne e lo fa con il primo di una lunghissima serie di gol.

Da quel momento è un crescendo di gol che arriva addirittura a medie impressionanti: nella sola stagione 1985/86 segna 37 reti in 26 partite. Con lui l'Ajax vince tre scudetti e solleva la Coppa delle Coppe, con un suo gol.

Arriva nell'ambizioso Milan di Silvio Berlusconi nell'estate del 1987 per una cifra irrisoria: 1,75 miliardi di lire. In Italia si apprezzano da subito le sue doti: veocità, tecnica, potenza, fiuto del gol, gioco aereo, acrobazia: un giocatore completo, ma col suo tallone d'Achille: caviglie di cristallo. Se ne accorgono subito al Milan, dove alla prima stagione perde 6 mesi. Torna in tempo per scrivere la storia, dand il via a quella che è stata la squadra degli Invincibili: il suo gol il 1° maggio 1988 ha sancito il sorpasso sul Napoli che è valso lo scudetto. Poi la Coppa edi Campioni l'anno successivo con gol belli e pesantissimi, dal volo d'angelo del Bernabeu alla doppietta allo Steaua in finale, in un Camp Nou rossonero.

In mezzo il capolavoro dei capolavori di Euro 1988, protagonista del successo di un'Olanda fino a quel momento bellissima ma sempre perdente. Il gol in finale all'Unione Sovietica è considerato tra i più belli della storia del calcio.

E poi i palloni d'oro, tre come Johann Cruyff, ironia del destino. L'ultimo arrivato sul filo di lana dopo una quaterna pazzesca al Goteborg. Quella notte da campioni è stata il suo canto del cigno. Da lì le cartilagini hanno detto basta e non sono bastati due anni e una serie di interventi chirurgici a restituircelo.

Nell'estate del 1995 una breve, amara conferenza stampa dove il campione ufficializza la sua resa. "Dove troveremo un altro come lui?" titolò il giorno dopo la Gazzetta dello Sport.

Il resto è fatto da campi da golf e la scelta di tornare in campo, questa volta come allenatore e selezionatore. L'Olanda del 2008 sotto la sua guida è stata una delle più esaltanti, preparando il terreno per quella che è stata la squadra finalista del 2010. Lo stress degli ultimi mesi lo ha costretto a chiudere anche questo nuovo capitolo.

In eredità Marcel van Basten, detto Marco, ci ha lasciato oltre 200 reti, una più bella dell'altra. E ha aperto una nuova era: quella del centravanti moderno. Chi ha avuto la fortuna di vederlo probabilmente è grazie a lui che ha scelto una fede sportiva o si è avvicinato al calcio.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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