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Altro che Honda anomala, Keisuke é una sentenza

di Andrea Melli
Fonte: Fabrizio Tomasello
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© foto di Alberto Lingria/Photoviews

C'è chi esulta la mattina, e poi si dispera per tutto il resto del giorno, e chi invece accusa il colpo a inizio giornata ma poi gode senza freni per l'intera settimana. Ogni riferimento a quanto accaduto nella domenica bestiale di interisti e milanisti è fortemente voluto.
Un inizio di giornata mortificante per i tifosi rossoneri, costretti ad assistere alla disfatta della squadra Primavera nel derby contro i nerazzurri, un 4-1 che non ammette repliche. Logico, verrebbe da dire, loro in squadra avevano Puscas (tra l'altro autore di una tripletta)...
Battute a parte, la squadra di Cristian Brocchi ha dimostrato di avere ancora parecchio da lavorare per riuscire a ostacolare l'avanzata imperiosa della giovane Inter. Ma per un Milan sconfitto ce n'è un altro che stravince e lo fa nella maniera più completa: rifila tre pappine al Verona, mette in fuga i fantasmi di Romeo e Giulietta appostati beffardi sugli spalti del Bentegodi e conquista tre punti preziosi per la rincorsa al terzo posto in classifica.
E allora godiamoci questa domenica shakespeariana con buona pace di quanti evocavano un'ennesima fatal Verona e invece adesso si trovano a dover fare i conti con un Milan che non è più solo un fuoco di paglia, ma una seria pretendente ad uno dei primi tre posti della seria A.

In copertina, naturalmente, Keisuke Honda, capace di prosciugare la nostra intera riserva di superlativi, messa da parte in tanti anni di onorata carriera giornalistica. Il giapponese non finisce più di dare spettacolo, ma mentre fino a qualche settimana fa ogni sua prodezza veniva salutata da tifosi, appassionati, osservatori di parte e neutrali, con il tipico stupore di chi apprezza ma resta un po' diffidente, adesso le sue magie in campo sono diventate la norma. Il samurai è indiscutibilmente uno dei principali trascinatori del nuovo Milan targato Inzaghi e il titolo di capocannoniere, con sei gol in sette giornate (senza rigori), rappresenta il giusto premio per quanto fatto finora dall'ex Cska Mosca.

E pensare che Galliani e Inzaghi avevano improntato tutta la campagna acquisti estiva sulla ricerca di un attaccante esterno mancino da far giocare a destra. Cerci, iturbe, Campbell, Douglas Costa, sono solo alcuni dei nomi fortemente voluti dalla dirigenza rossonera durante lo scorso calciomercato per colmare quella che si riteneva un'enorme falla nello scacchiere del Milan. Segno evidente che anche in via Aldo Rossi non è che poi si riponesse così tanta fiducia nel trequartista giapponese.
E invece poi è accaduto qualcosa: un triangolare di fine estate tra rossoneri, Juventus e Sassuolo, sentito in casa Milan soprattutto per il primo confronto con Massimiliano Allegri da avversario, ed una prestazione di Honda da fare stropicciare gli occhi. Prima il gol vittoria alla Juventus, poi un assist al bacio per El Shaarawy nel mini match contro i neroverdi, e la sensazione palpabile di aver forse trovato in casa l'uomo che serviva a Inzaghi.

E così è stato. Adesso Keisuke Honda rappresenta una risorsa fondamentale per il Milan e, in coppia con un ritrovato Ignazio Abate, incarna probabilmente la migliore garanzia tecnico-tattica del nuovo corso rossonero. Quella fascia destra sta diventando miracolosa e quando il pallone finisce da quelle parti si ha sempre la netta sensazione che possa accadere qualcosa di importante. In effetti ben 6 assist, due del giapponese, 4 del terzino azzurro, (più quello involontario di Abate per lo sfortunato autogol di Marques) sono arrivati da quella zona del campo.
Ora bisogna solo augurarsi che inizi presto un corposo effetto stereo, un rimbombante succedersi di occasioni da gol anche dalla fascia mancina, governata dai due ragazzini terribili di Inzaghi, De Sciglio e El Shaarawy, ancora non al meglio, ma sempre più vicini ad una condizione ottimale.

Attenzione però, a questo punto è fondamentale non abbandonarsi ai facili entusiasmi. La partita contro il Verona, oltre a numerosi segnali positivi, ha lanciato anche qualche campanello d'allarme. In primis, le troppe volte che Christian Abbiati è stato costretto ad interventi miracolosi, mai un buon segnale per la solidità della difesa. Ma ancora più preoccupante è l'improvviso calo mentale, oltre che fisico, nei minuti finali della gara. Se al minuto 89, dopo appena 120 secondi dal gol della bandiera di Nico Lopez, Nenè non l'avesse buttata fuori ad un metro dalla linea di porta, il Milan si sarebbe trovato costretto a gestire un recupero al cardiopalma e magari anche un inopinato pareggio, dopo una partita dominata quasi interamente e condotta 0-3 fino a 5 minuti dalla fine.
Inzaghi è sulla strada giusta per restituire ai tifosi un Milan vincente, ma c'è ancora tanto da lavorare. Il mister ne è perfettamente consapevole ed è questa la migliore garanzia per il popolo rossonero di tornare presto ad essere protagonisti.

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