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Zavarov, il precursore sovietico che guadagnava 2 milioni di lire al mese

di Gaetano Mocciaro
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Definirlo "mateora" è riduttivo, considerata la sua permanenza di due stagioni. Meglio forse definirlo "bidone" o "genio incompreso". Certamente le tracce che ha lasciato sono pochissime. Parliamo di Alexandr "Sasha" Zavarov, transitato in Italia tra il 1988 e il 1990.
All'epoca era uno dei giocatori più interessanti del panorama europeo, interprete dell'incredibile "calcio laboratorio" o "calcio del 2000" della Dinamo Kiev allenata da Valeri Lobanovskyi. Ci era arrivato a 22 anni, alla Dinamo, dopo essersi fatto le ossa allo Zorya Lugansk e al Rostov. In cinque anni vince 2 campionati e 2 coppe sovietiche, viene eletto giocatore sovietico e ucraino nel 1986 ma soprattutto, sempre nel 1986, vince la Coppa delle Coppe, di cui ne è capocannoniere. Zavarov va in rete anche nella finalissima contro l'Atletico Madrid, vinta 3-0, in quella che fu una vera e propria vetrina agli occhi del mondo. Ancora nell'anno di grazia 1986 ci sono i mondiali in Messico e Zavarov fa un'ottima impressione con l'Unione Sovietica, segnando anche un gol. A fine anno è in lizza per vincere il pallone d'oro e si piazza al sesto posto.

La chiusura delle frontiere in Unione Sovietica non permette al suo talento di esprimersi in un campionato di primissimo livello. Nel1 1988 in Germania Ovest si giocano gli Europei e Zavarov con l'URSS arriva in finale alle spese dell'Italia, superata 2-0. Nel frattempo dall'URSS arrivano i primi segnali di apertura.

Trattare con un club sovietico, però, non era per niente facile e i giocatori, essendo di fatto stipendiati dallo Stato, dipendevano da esso. La Juventus, orfana di Platini e dopo il flop con Marino Magrin prima e Ian Rush poi, decise di puntare tutto sul talentuoso biondino dell'est. È l'estate del 1988 e i bianconeri si ritrovarono a negoziare non solo con la Dinamo Kiev ma anche con il Ministero dello Sport. Non solo, trovato l'accordo per Zavarov l'arrivo in Italia significa tutto fuorché vita da super miliardario. L'ingaggio pattuito va al governo sovietico che a sua volta poi passa a Zavarov uno stipendio inferiore ai due milioni di lire al mese. "Per fortuna che c'è la Juventus a non farmi mancare nulla" avrà da dire il buon Zavarov.

Il suo acquisto è considerato un vero e proprio evento perché mai nessun giocatore dell'Unione Sovietica era arrivato nel nostro campionato. La curiosità è enorme, così come le aspettative. E Zavarov non parte neanche male, anzi. Si presenta con una doppietta vincente al Brescia in Coppa Italia, poi inizia il campionato e alla prima a Torino va in gol contro il Cesena. Si ripete un mese dopo contro il Napoli, nell'affascinante incrocio con Diego Armando Maradona. Stop. Zavarov inizia a eclissarsi, ma non mancano le attenuanti. Il giocatore arriva da un campionato che si gioca nell'arco dell'anno solare ritrovandosi a giocare senza sosta per oltre un anno. A questo va aggiunto il mancato adattamento allo stile di vita italiano, cosa preventivabile visto il contesto storico.

Tutto questo la Juve avrebbe dovuto metterlo in preventivo. E invece a fine stagione la destinazione del giocatore sembra altrove: ci sono il Bologna e il Verona ma non se ne fa nulla. La Juventus, più che altro perché costretta, dà una seconda chance al giocatore, cercando anche di aiutarlo. I bianconeri decidono di prendere un altro giocatore dall'URSS per aiutarlo ad ambientarsi. Così, dopo aver inizialmente cercato Mikhailichenko i bianconeri opteranno per Alejnikov. Siamo alla stagione 1989/90 e Zavarov, per la verità, qualcosa in più la combina: tra campionato e coppe saranno 9 le reti segnate in 41 partite. La Vecchia Signora in quell'anno vede l'esplosione del giovane Casiraghi e di Totò Schillaci. Entrambi si rivelano più prolifici e utili alla causa, mettendo Zavarov nelle condizioni di andar via.
L'attaccante avrebbe la possibilità di rimanere in Italia, col neopromosso Parma pronto a penderlo. Alla fine la sua destinazione sarà la Francia, al Nancy, altra squadra che fu di Platini, colui che Zavarov avrebbe dovuto esserne degno erede in maglia bianconera. Oltralpe le cose andranno meglio, anche se Zavarov non riuscirà più a mantenere le promesse dei tempi della Dinamo Kiev.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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