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Sliskovic: il Maradona dei Balcani tutto estro, sigarette e caffè

di Gaetano Mocciaro
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Fumava due pacchetti di sigarette e beveva decine di caffè al giorno. Di lui Giovanni Galeone ha detto: "È il giocatore più forte che abbia allenato. Al calcio d'oggi con un Moggi qualsiasi alle spalle, sarebbe da pallone d'oro". Qualcuno addirittura lo ha ribattezzato il "Maradona dei Balcani". A Pescara è ricordato ancora con grande piacere, soprattutto per la prima stagione, quella della salvezza. Parliamo di Blaz Sliskovic, estroso bosniaco che catapultò nel calcio italiano nell'estate del 1987. Mezzala dai piedi finissimi, brucia le tappe in patria crescendo nella squadra della sua città, il Velez Mostar. Le sue prestazioni gli valgono la maglia della nazionale jugoslava a soli 19 anni.

L'Italia lo conoscerà una prima volta nel 1980, in un incontro di qualificazioni alle Olimpiadi i Mosca contro la Jugoslavia. Sliskovic si fa già notare per l'aspetto da boscaiolo: cespuglio riccio e barba incolta. Gli italiani scopriranno che saprà a anche farci col pallone, visto che segnerà due reti nel 5-2 che porterà gli slavi ai giochi olimpici. Chi lo vede giocare gli dà del predestinato ma i giocatori jugoslavi, si sa, da sempre sono genio e sregolatezza. Nel frattempo passa all'Hajduk Spalato, vince una coppa di Jugoslavia e l'Italia lo incrocia una seconda volta: è il 1985 e il club croato viene sorteggiato contro il Torino, l'andata si gioca al Comunale e "Baka", questo il suo soprannome, rispetto a cinque anni prima si presenta con capello corto e baffetto classico anni '80. Il genio di Mostar gela lo stadio torinese segnando con un gran tiro al volo. Il pari nella ripresa di Schachner rimanderà il discorso qualificazione a Spalato due settimane dopo. Anche nel secondo match Sliskovic si ripete quando sull'1-1 una sua punizione da trenta metri finisce in rete e proietta i suoi al turno successivo. A guardare quelle partite c'è anche Giovanni Galeone, all'epoca allenatore della Spal.

A mettere le mani sul giocatore, nell'estate del 1986, è il Marsiglia e Sliskovic gioca, segna e fa segnare. Ma succede che qualcosa si rompe: il giocatore vuole cambiare aria, chiede e ottiene di essere ceduto in prestito. È l'estate 1987 e Giovanni Galeone, che nel frattempo è andato ad allenare il Pescara portandolo in Serie A si ricorda di lui e chiede espressamente il suo acquisto. Il tecnico viene accontentato e colloca nel suo 4-3-3 offensivo, precursore del calcio che porterà Zeman. Ed è già in coppa Italia che Sliskovic diventa un idolo dei pescaresi, segna al primo incontro contro il Genoa, poi contro la Roma si permette di fare un tunnel al grande Bruno Conti. Quel gesto farà innamorare pazzamente Pescara del bosniaco, che mantiene subito le attese castigando Walter Zenga su calcio di rigore alla prima giornata, in uno storico Inter-Pescara 0-2. Magie, reti e un'intesa perfetta con Galeone, tanto da andare oltre al rapporto giocatore-allenatore. Non mancano però i pettegolezzi nei suoi confronti: fumatore accanito, bevitore di caffè da competizione e amante della vita notturna innaffiata da qualche bicchiere di vino. Il tutto accompagnato da una certa indolenza all'allenatore. Insomma, il classico del giocatore estroso tutto genio e sregolatezza. Si racconta anche di qualche fuga a Spalato nel tempo libero per fare razzia di cibo slavo tanto per non sentire troppa nostalgia di casa. Lui confermerà solo la passione per sigarette e caffè definendo il resto illazioni. E in ogni caso a Pescara poco importava, perché lo score di fine stagione recitava 8 reti in 23 partite e squadra che otterrà la sua prima (e finora unica) salvezza in Serie A. A fine anno il giocatore però fa ritorno in Francia: Lens, Mulhouse, Rennes. E rendimento che inizia a scendere.

Arriviamo al 1992 e il Pescara, ancora con Galeone, torna in A. Il tecnico si ricorda dell'amico Baka e lo chiama personalmente per riportarlo a Pescara, per ritentare il miracolo. Sliskovic accetta di tornare, ma non si ripeteranno i fasti del 1987/88. Baka ha ormai 33 anni, ha problemi fisici ed è turbato dalla guerra che sta devastando il suo paese. La Jugoslavia non esiste più, in Bosnia Erzegovina è nel pieno del conflitto. In più il rapporto col presidente Scibilia era tutt'altro che idilliaco. Risultato: 18 partite e la miseria di un gol e Pescara che retrocede in Serie B. Sliskovic lascia di nuovo l'Italia, va prima in Croazia e infine chiude la carriera da calciatore nella sua Mostar. Oggi Blaz Sliskovic è allenatore, nel suo curriculum c'è anche la panchina della nazionale bosniaca, guidata per quattro anni.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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