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Salvioni: "Vi racconto Matri e Balotelli ai tempi del Lumezzane"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di MASCOLO/PHOTOVIEWS

Sabato riprende il campionato col Milan impegnato all'Olimpico sul campo del Torino. Possibile coppia d'attacco Matri-Balotelli, due giocatori che 8 anni fa avevano condiviso un'altra maglia, quella del Lumezzane. Sandro Walter Salvioni, tecnico dell'epoca dei bresciani, ci racconta l'evoluzione dei due giocatori, all'epoca semplici promesse che sgomitavano nei polverosi campi di Serie C. In esclusiva per MilanNews.it.

Walter Salvioni, sabato sera dal primo minuto potremmo vedere la coppia d'attacco Matri-Balotelli. Che effetto le fa vedere due suoi ex giocatori ai tempi del Lumezzane?

"Mi fa piacere, inutile nasconderlo. E vederli al Milan è la prova che quello che a suo tempo avevo pensato di loro era veritiero: avevo visto nei due ragazzi ottime qualitò, soprattutto da parte di Mario che si era messo in luce a 15 anni. Anche se lo stesso Matri si allenava, voleva migliorare. E mi fa piacere soprattutto per Matri vedere che ce l'ha fatta. Balotelli, in fondo, se l'ho fatto esordire a 15 anni era chiaro che arrivasse dov'è arrivato".

Fare esordire un ragazzo a 15 anni, previa deroga. Non è da tutti. Come è nato l'esordio di Balotelli tra i professionisti?

"Di solito al giovedì faccio un'amichevole con una squadra dilettantistica. Quella volta non trovammo nessuno, così fummo costretti a giocare il primo tempo contro la Berretti e la ripresa contro gli Allievi. E fu lì che vidi Balotelli. Mi bastarono 5 minuti, fece un paio di giocate incredibili e rimasi folgorato. Andai così dal tecnico degli Allievi e gli dissi: "chi è quello lì? Lo prendo con me". Lui mi rispose che non avrei potuto schierarlo perché aveva solo 15 anni".

Come fu risolta la questione?

"Sono andato dal presidente e dal direttore sportivo, che erano in panchina a guardare la partita. Esposi il problema e ricordo che il ds disse che avremmo potuto chiedere una deroga tramite lasciapassare del dottore, che avrebbe dato l'idoneità a giocare a livello professionistico. Tutto si è risolto nel giro di un giorno, abbiamo avuto l'ok dalla Federazione e la domenica stessa l'ho fatto esordire contro il Padova, ossia una delle squadre di testa del campionato. Giocò mezz'ora e poi lo schierai anche contro il Genoa".

Chissà i ragazzi più grandi di lui, vedersi scavalcati da un quindicenne...

"Infatti ricordo che contro il Padova convocai anche un ragazzo delle giovanili, che aveva 19 anni e doveva ancora esordire. Dovetti chiedergli scusa perché per anzianità avrebbe dovuto giocare lui, ma Mario aveva delle qualità tali che dovevo mettere lui".

Con Matri non ha mai giocato, in quel Lumezzane

"Diciamo che forse uno dei motivi che ha accelerato il suo esordio tra i professionisti è stato il fatto che in quel periodo Matri era infortunato. Intendiamoci, entro breve Balotelli avrebbe giocato...".

Dopo le due presenze per Balotelli la prima svolta

"Ricordo che fu chiamato dal Barcellona. Andò a provare una settimana. Mi mandò una cartolina con 6 immagini del centro sportivo del Barcellona e dietro c'era scritto: "Mister, è bellissimo, mi piacerebbe rimanere qua". Chissà come sarebbe andata se fosse rimasto al Barcellona. Alla fine andò all'Inter e forse è stata la sua fortuna".

Avete avuto modo di sentirvi anche dopo?

"Ricordo quando l'Inter lo convocò per gli Allievi. Lui mi chiamò per manifestarmi la sua sorpresa, si aspettava di essere convocato dalla Primavera. Io gli risposi che aveva solo 15 anni e che doveva aspettare, doveva ancora farsi conoscere. I fatti mi diedero ragione: dopo poco fu promosso nella squadra Primavera, fino a farsi notare da Mancini".

E l'esordio a 17 anni

"Mario mi chiamò e mi disse: mister, Mancini mi vuole portare in trasferta a Reggio Calabria, speriamo di giocare! Giocò e fece due gol. Poi fece un'altra doppietta, sempre in coppa Italia, alla Juventus. Da lì iniziarono a parlare tutti di lui".

Com'era Mario Balotelli a 15 anni?

"Un ragazzo semplice, allegro, sempre sorridente".

C'è un aneddoto legato a quel periodo?

"Dopo gli allenamenti scappava sempre di corsa. Io lo fermavo e gli dicevo: Mario, resta ancora a fare qualche tiro, affina un po' di tecnica. Lui mi rispondeva che doveva andare a casa a studiare. Però non ci credevo troppo e dopo un po' di tempo volli sapere cosa faceva davvero. E mi rispose: se glielo dico si arrabbia..."

Dove andava?

"Alla fine mi disse che andava con gli amici a giocare all'oratorio. Io non ci potevo credere: "ma sei impazzito? Sei tra i professionisti, rischi di farti male!". E lui: "non si preoccupi, sono amici, non mi entrano duro". E scappò. Le dirò la verità, dopo aver sentito una cosa simile non potevo arrabbiarmi, tant'è che appena se ne andò scoppiai a ridere".

Diversa la storia di Matri. Uno dei pochi a sfondare dopo aver conosciuto la Serie C

"Matri era un giocatore che si allenava per migliorarsi e questo è importante. Negli anni ne ho visti davvero tanti e le assicuro che c'erano 18enni che erano già vecchi, nel senso che non avevano fame, si sentivano quasi arrivati. E di gente così non ne avevo di bisogno Matri veniva per migliorare, voleva arrivare. Già aveva ottime qualità, ma grazie alla sua volontà è arrivato e si merita tutto quello che ha ottenuto".

Dica la verità: si aspettava sfondasse?

"Sì, perché come dicevo lavorava duro per emergere e poi veniva dalla Primavera del Milan, dove tra l'altro aveva esordito in Prima squadra, quindi le qualità le aveva. E poi è un ragazzo intelligente, educato e rispetta il lavoro degli altri. Non a caso Conte ha esternato il suo rammarico per il suo addio, perché sapeva di poter contare su un giocatore che anche se partiva dalla panchina pur mettendolo a partita in corso dava tutto e magari ti risolveva le cose. La differenza l'ha fatta la sua voglia di combattere, il suo spirito di sacrificio. E se lo rimpiange uno come Conte a cui manca ormai una Champions da allenatore per vincere tutto significa che Matri merita di essere dov'è arrivato".

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