Pabon, rinascere lontano da Parma. Una plusvalenza amarissima
Dorlan Pabon è stato uno dei bidoni meglio riusciti nel Parma degli ultimi 20 anni. Da Bravo in poi, in Emilia sono sfilati giocatori improbabili - Oyola per dirne uno, ma non è il solo, come dimenticare Pedros? - e anche qualche campione che non è riuscito a prendere la via giusta, come Ortega o Savo Milosevic. Forse utilizzare il termine "campione" sembra roba forte per quel che hanno combinato questi giocatori in Italia (e in generale nella propria carriera post Serie A) ma qualcuno ha lasciato un ricordo davvero poco tangibile, finendo con lo sparire nell'indifferenza quando i gialloblù ne hanno annunciato la cessione.
Rischia di fare così anche Pabon, acquistato per una cifra pazzesca nella scorsa sessione di mercato estivo - e che variano dai 3,8 ai 6 milioni di euro, nonostante le parole di Ghirardi - e che a gennaio è finito sul banco degli imputati nonostante i gialloblù fossero a pochi passi da record impensabili alla vigilia. I punti fatti all'andata, con Pabon come prima o seconda alternativa, sono andati sprecati nella seconda parte di campionato, perché noostante le ultime due vittorie fra Atalanta e Cagliari non è pensabile di potere dormire sonni tranquilli (e colpevoli) per circa sei mesi. In ogni caso Pabon, con la maglia del Betis Siviglia in tre mesi di questo 2013 ha già siglato sei gol, contribuendo in maniera significativa alla salvezza dei biancoverdi, uscendo dal campo con i complimenti di un mostro sacro come Messi.
Incoraggiamenti a parte, sono i numeri di Pabon che continuano a spaventare.
Perché a gennaio, finendo sul mercato, è arrivato il Monterrey. Società messicana, convinta di potere prendere un campione per 6,5 milioni di euro. Plusvalenza jolly - sembrava quasi fosse arrivato il bonus di un flipper, almeno per Ghirardi e soci - e il colombiano vola verso il Messico. Ora probabilmente varrebbe di più, sia sul piano economico che dal punto di vista materiale e numerico. Pabon a Parma poteva diventare il nuovo Asprilla. Chissà che qualcuno lo ricordi come René Valenciano, sbagliando.