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Mido, quando a Roma finì lui e non Ibrahimovic

di Gaetano Mocciaro
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A molti tifosi a Roma non è mai andata giù, soprattutto col passare degli anni: "potevamo prendere Ibrahimovic invece..." Già, poteva arrivare Zlatan Ibrahimovic, talento dell'Ajax che aveva colpito già in tempi non sospetti Fabio Capello. Invece lo svedese prese la strada di Torino, nel 2004, guarda un po' proprio quando don Fabio andò a sedersi sulla panchina della Juventus. E chi prese la Roma? L'altro baby prodigio dei lancieri: Mido. A pensarci oggi verrebbe da ridere (o da piangere, a seconda dei punti di vista), ma qualche anno fa la forbice tra i due non sembrava così ampia. Già, forbice, è proprio la parola più indicata e l'oggetto della svolta, in negativo, proprio per Mido.

Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, per gli amici (e gli addetti ai lavori) semplicemente Mido nasce al Cairo nel 1983 ed esordisce prestissimo, ancora minorenne, allo Zamalek. In Belgio si accorgono di lui grazie ad alcune prestazioni in Coppa delle Coppe africana. Il Gent se lo porta a casa. Mido, 17 anni, si ritrova in un mondo completamente diverso e soffre di nostalgia. Vuole tornare in Egitto e non far più ritorno nel piccolo, triste e piovoso stato europeo. Le forti insistenze del padre convincono il teenager Abdelamid a tenere duro e iniziare a comportarsi da professionista. Così sarà, Mido cresce, o meglio, esplode: la prima stagione si chiude con 11 reti in 21 partite. Inevitabile che gli scout d'Europa si accorgano di questo talento appena maggiorenne, premiato come rivelazione dell'anno in Belgio. L'Ajax, club specializzato in giovani fenomeni, rompe gli indugi e lo acquista facendogli firmare un quinquennale. Nella stessa estate il club di Amsterdam acquista un altro giovanotto di belle speranze: dal Malmoe arriva un certo Zlatan Ibrahimovic.

Si parte con Co Adriansee in panchina. Il tecnico viene esonerato e al suo posto arriva Ronald Koeman: l'Ajax inizia a volare, lancia i giovani Mido e Ibrahimovic e vince il titolo. I due sono considerati delle vere e proprie stelle in ascesa, con l'egiziano in quel momento più brillante. Parlano i numeri: a parità di presenze Mido segna il doppio di Ibra: 12 a 6. Esce fuori intanto il carattere bizzoso dell'egiziano, che si fa espellere per comportamenti violenti, litiga col tecnico, dà segni d'indolenza. Chiede di essere ceduto, poi fa dietrofront. La stagione 2002/03 è un continuo di punizioni e comportamenti insopportabili. Koeman, esasperato per l'ennesima lite, lo spedisce nella squadra riserve. La goccia (e che goccia) che fa traboccare il vaso è un autentico gesto folle: dopo una furibonda lite con l'altro talento Zlatan Ibrahimovic arriva al punto di lanciargli un paio di forbici addosso, rischiando di colpirlo riportando chissà quali conseguenze. È la fine, definitiva, della sua carriera all'Ajax. E il suo talento, ormai mondialmente riconosciuto, inizia a prendere un'altra piega. Siamo a marzo 2003

L'Ajax non lo licenzia, cerca di non perderci troppo e lo cede in prestito al Celta Vigo. Nei tre mesi che ha a disposizione Mido ben si comporta segnando 4 reti in 8 partite. Nel frattempo a Roma Capello chiede rinforzi per la stagione 2003/04, vuole Zlatan Ibrahimovic. Niente da fare. Sensi cerca di ripiegare su Mido, ma nemmeno con troppa convinzione, spaventato dai 15milioni che l'Ajax chiede. Il Marsiglia spara 12 e se lo aggiudica. Diventa il trasferimento per un egiziano più caro in assoluto. La stagione in Francia va al di sotto delle attese, Mido vuole lasciare già a marzo e chiude il campionato con 6 reti in 22 partite.

La Roma ci crede ancora, ma intanto Fabio Capello non c'è più. E nemmeno il sogno Ibrahimovic, finito proprio da Capello alla Juve. "Puntiamo sull'altro campione che avevano all'Ajax e vediamo chi ha ragione" pensano a Roma. In fondo in zona gol l'egiziano sembrava avere più confidenza: con 6 milioni ecco completato il trasferimento in giallorosso. Lui si presenta sicuro, dice di segnare più gol di Ibra, pontifica come ogni neo acquisto in estate. Appena si fa sul serio il fenomeno decantato si sgonfia, non segna, non incide, in verità non fa proprio nulla. A tempo di record si parla già di una sua cessione. C'è da dire sua parziale discolpa che finisce nel momento peggiore possibile della Roma. I giallorossi sono ancora sotto shock per l'addio di Capello, che si è portato con sé anche Zebina ed Emerson. Arriva Prandelli che per motivi familiari lascia in precampionato, il nuovo tecnico diventa Rudi Voeller, poi sostituito da Delneri. Insomma, il caos. Che porta la Roma a prestazioni pessime, dove chi paga più di tutti è lo straniero, che non può integrarsi. Mido non si integra, raccoglie 8 gettoni di presenza proponendo in campo il nulla più assoluto. I dirigenti capiscono che il caso è già disperato e a gennaio lo prestano per 18 (!) mesi al Tottenham.

A Londra la parabola di Mido, se non altro, smette di scendere. Fa vedere buone cose, segna, incanta. In una stagione e mezza segna 14 reti che convincono gli Spurs 6,75 milioni, garantendo persino una plusvalenza alla Roma su un flop. E mentre in Italia nessuno lo rimpiange, in Inghilterra una volta fatto l'affare si accorgono della "sola": Mido smette di giocare, torna il giocatore viziato, irascibile, dannoso. Il terzo anno di Tottenham lo vede a segno appena una volta. Via alla cessione al Middlesbrough, un flop lungo due anni. Poi Wigan, Zamalek, West Ham, ritorno romantico all'Ajax, Zamalek, Barnsley: un fallimento dietro l'altro. A 30 anni Mido si ritrova senza squadra: le offerte iniziano a latitare, il giocatore capisce che può bastare così. Siamo all'estate 2013, Mido appende le scarpe al chiodo. Il suo compagno meno prolifico ai tempi dell'Ajax, e più vecchio di due anni, Zlatan Ibrahimovic, invece gioca ancora. E nel frattempo è diventato uno dei giocatori più forti e pagati al mondo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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