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Livorno, Ceccherini: "L''idea di marcare Balotelli fa una certa impressione"

di Chiara Biondini
Fonte: di Marco Ceccarini per TMWmagazine
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© foto di Daniela Piscitelli

Lo vedi e capisci che è un bravo ragazzo. Faccia pulita, modi gentili. A parlarci, ne hai la conferma. Piedi per terra e voglia di emergere. In una parola, tosto. Federico Ceccherini, livornese di scoglio, 21 anni, sprizza dai pori la soddisfazione di essere a un passo dal fare della propria passione il lavoro della vita. Quest'anno ha l'occasione d'oro. Può farcela. Ne è consapevole. E' uno dei migliori talenti usciti di recente dal vivaio amaranto. Davide Nicola ha avuto il merito di lanciarlo nello strabiliante torneo cadetto che ha visto il Livorno ritornare, tre anni dopo, nella massima divisione.

Federico, solo due anni fa giocavi in Serie D e adesso sei uno dei giovani emergenti di una squadra che si appresta a disputare la Serie A. Emozionato? "Si, molto. E anche orgoglioso. Ma so che devo mantenere l'umiltà. Due anni fa, è vero, ero nella Pistoiese. Lo scorso anno, quando mi dissero che sarei stato aggregato alla prima squadra, ero felicissimo ma credevo di essere uno dei tanti che vanno a completare i quadri. Se mi avessero detto che avrei giocato cinque o sei partite, ci avrei messo la firma. Ne ho giocate diciotto da titolare e in altre nove occasioni sono subentrato, più le quattro dei playoff, in tutto fanno trentuno presenze".

Trentuno presenze e un gol in campionato. Poi la Coppa Italia, le amichevoli... Un anno davvero fantastico! "Non lo dimenticherò mai".

In confidenza, quando ti sei accorto che eri tagliato per il pallone? "Il calcio è sempre stata la mia grande passione. Ho iniziato a giocare nel Sorgenti Labrone (oggi Pro Livorno Sorgenti dopo la fusione con la Pro Livorno 1919, ndr) e lì ho capito che quello era il mio sport". Anni belli? "Anni bellissimi, eravamo bambini! Nella stessa squadra giocavamo io, Bardi e Dell'Agnello (appena dato in prestito al Sud Tirol in Lega Pro, ndr) e ci divertivamo da matti". Chissà che guai per le altre squadre..."Con Bardi in porta e Dell'Agnello davanti, a volte le partite finivano anche undici o dodici a zero per noi...".

Poi, la chiamata del Livorno! "Si, ero ancora un ragazzino quando ho iniziato a vestire la maglia del Livorno, facendo la trafila nelle giovanili ed arrivando alla squadra Primavera. Dopo due campionati nella Prima vera amaranto, nella stagione 2011-12, sono andato in prestito alla Pistoiese".

Che ricordi hai di quell'esperienza? "A Pistoia, sebbene in Serie D, ho trovato una certa regolarità. Nonostante l'avvio travagliato della squadra, grazie ad alcuni cambi di allenatore, con i miei compagni abbiamo fatto un'ottima seconda parte di campionato. Con Paolo Indiani in panchina si è preso a vincere e alla fine abbiamo sfiorato la promozione in Lega Pro".

Con trentaquattro presenze e un ottimo campionato, tornato a casa, il Livorno lo scorso anno decise di tenerti ed aggregarti alla prima squadra... "Credevo che dopo il ritiro mi avrebbero rimandato in prestito. Invece ho avuto la fortuna di trovare un allenatore, Nicola, che dà fiducia ai giovani e che conta su di loro. Purtroppo ci sono tanti allenatori che i giovani non li vedono proprio...".

Purtroppo quello è il solito vizio italiano, mentre altrove, in Brasile o in Inghilterra o in Francia, non è così..."Marquinos della Roma, che è certo un campione, ha addirittura due anni meno di me. Lui se lo merita, ma a volte arrivano dal Brasile o dall'Argentina dei ragazzi che non hanno nulla di più dei giovani di casa nostra. I grandi, comunque, arrivano in Serie A prima dei vent'anni anche da noi...".

Ti ricordi il debutto in prima squadra? "E come potrei dimenticarlo! Fu il 12 agosto, in occasione della prima gara ufficiale del Livorno, in Coppa Italia contro il Benevento. Vincemmo. Io colpì anche un palo...". In campionato? "Fu alla terza giornata, in trasferta contro la Pro Vercelli. Ad inizio ripresa subentrai a Bernardini in una partita che poi vincemmo due a uno".

E il gol contro il Cesena? "Eravamo all'undicesima giornata. Giocavamo l'anticipo del venerdì sera. Fui mandato in campo al posto di Salviato e dopo pochi secondi che ero sul terreno di gioco, su calcio d'angolo di Belingheri, insaccai di testa il gol che decise la partita. Nel postpartita, per la prima volta, venni intervistato da dei giornalisti di testate nazionali".

Come definisci, oggi, quella serata? "Un sogno che si realizza. Entrare e risolvere la gara con la maglia della squadra che hai sempre amato, vuol dire realizzare un sogno!".

Del Livorno, dunque, sei anche un tifoso... "Sì, il Livorno prima di tutto". Conosci la storia del Livorno? Sai che in due occasioni, tanti anni fa, nel 1919-20 e nel 1942-43, ha sfiorato lo scudetto... E solo qualche anno fa, nel 2000-06, la squadra amaranto è arrivata sesta in Serie A? "Le vicende recenti le conosco, quelle antiche un po' meno. Mi piacerebbe approfondire. Quello che vorrei è contribuire a tenere alta questa tradizione".

C'è un Livorno, anche recente, in cui avresti voluto giocare? "Quello con Protti e Lucarelli che fu promosso in Serie A nel 2003-04". E poi? Hai simpatica qualche altra squadra? "Sì, l'Inter. Mi ha sempre affascinato".

Magari un giorno potresti ripetere l'avventura di Armando Picchi, livornese purosangue, mitico capitano della Grande Inter... "Magari... Sarebbe un sogno! Al momento però preferisco pensare al Livorno e al campionato che sta per cominciare. Sarà durissima. L'unica cosa che so è che devo migliorare ancora. Ho sempre tanto da migliorare".

Ci sono dei giocatori ai quali ti ispiri? "Nesta e Chiellini, prima di tutto. Ma anche Cannavaro e Marquinos. In generale mi piacciono quei difensori che assommano potenza e rapidità di movimento".

Sai che Chiellini, livornese anche lui e prodotto del vivaio amaranto come te, era in quel Livorno in cui tu avresti voluto giocare? "Si che lo so. E con Protti, Lucarelli, Chiellini, c'erano anche Balleri, Doga, Melara, Cannarsa e tanti altri. In panchina c'era Mazzarri. Una grande squadra".

Torniamo al presente. In Serie A ce ne vorrà tanta di rapidità e anche di solidità. Chi temi maggiormente fra gli attaccanti che probabilmente sarai chiamato ad affrontare? "Ci sarà l'imbarazzo della scelta. Sarà sempre difficile. Certo però pensare di dover marcare Balotelli o Cassano fa una certa impressione".

Sarai emozionato o credi che l'emozione passerà nel giro di pochi minuti? "Credo che passerà nel giro di pochi minuti. Quando sei in campo, quando entri in partita, presto ti dimentichi chi hai di fronte. Vedi la palla e leggi solo la partita. Anche quando ho debuttato in prima squadra, l'emozione è durata solo i primi minuti delle prime due o tre gare, poi tutto si è dissolto e ho pensato solo alla partita".

In quale ruolo preferisci giocare? "Mi trovo meglio come difensore centrale, ma non sono nato difensore. Sono cresciuto come centrocampista, prima ancora giocavo addirittura dietro le punte, ma con il passare del tempo ho arretrato la mia posizione in campo".

Descrivi le tue caratteristiche. "Abile nell'anticipo ed attento nelle chiusure. Ho una buona elevazione e in questo sono facilitato dal fisico (1 metro 86 di altezza per 72 chili di peso, ndr). So che devo metter su un po' di massa muscolare, ma non voglio perdere la velocità. Il mio fisico, anche se da irrobustire, mi agevola nel gioco aereo, in fase difensiva e nei calci da fermo".

Con il tempo hai affinato le doti difensive, ma in realtà sei molto duttile. Nicola ti ha utilizzato come centrale di difesa ma anche come laterale sulla fascia destra. E tu hai dimostrato di saper ricoprire entrambi i ruoli... "Si, questo anche perché ho avuto degli allenatori che mi hanno fatto crescere sia dal punto di vista caratteriale che tattico. Ma il mio vero ruolo è quello di difensore centrale".

Oltre Nicola, che ha dimostrato di credere in te, c'è qualche altro allenatore a cui ti senti particolarmente legato e che ti ha insegnato qualcosa? "Si, Indiani che ho avuto alla Pistoiese. Secondo me, un grande che non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato!".

Hai mai pensato che molti ragazzi vorrebbero vivere un'esperienza come la tua? "Si, lo so. La cosa mi emoziona. Ce la metterò tutta per essere all'altezza del sogno che sto vivendo". In famiglia sono contenti? "Si, ma sono bravi perché mi fanno vivere sereno. Sono contenti ma non mi trasmettono apprensione. Sereni loro, sono sereno anche io".

Parlami della tua famiglia. "Mio babbo, Franco, faceva il portuale. Mia mamma, Patrizia, lavorava alla Coop. Adesso sono entrambi in pensione. Ho una sorella, Chiara, più grande di me. Li devo ringraziare perché mi fanno vivere quanto sta accadendo, e in fretta, come se fosse una cosa assolutamente normale".

Chi ti conosce ti descrive come un ragazzo senza grilli per la testa, uno che ancora va il sabato a mangiare la pizza con gli amici e la ragazza, quando può... "Si, è vero. Frequento ancora i miei amici della Scopaia, il quartiere dove abito con i miei genitori. E sono fidanzato con Janita. Anche lei mi dà sicurezza e serenità".

Come ti definiresti? "Un ragazzo tranquillo. Uno che ha sempre preferito il calcio alla scuola. Ma adesso ho deciso di prendere il diploma. Faccio l'Istituto tecnico Galilei, non facile".

Poi ti iscriverai all'università? "Non credo. Il calcio mi assorbe troppo. Ma la maturità, ripeto, voglio prenderla".

Per concludere, ti senti solo un ragazzo tranquillo? "No, anche fortunato. Faccio una cosa che mi piace e la faccio con addosso la maglia della mia squadra del cuore. A volte non mi sembra vero!".

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