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Kanu, cuore matto (e un po' ingrato)

di Gaetano Mocciaro
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L'Ajax dei primi anni '90 era la squadra col vivaio nettamente più forte d'Europa. In quel periodo stavano sbocciando giocatori come van der Sar, i gemelli de Boer, Davids, Overmars, Seedorf e Kluivert. Frank Rijkaard, che in quel periodo stava spendendo gli ultimi anni di carriera proprio ad Amsterdam raccomandò in particolare un giocatore sempre della nidiata ajacide, ma all'epoca sconosciuto: Nwankwo Kanu. "Ha soli 17 anni ma è fortissimo e fisicamente è gigantesco. Punto su di lui" disse l'ex Milan sul ragazzone, fresco campione del mondo Under 17. Nigeriano, Kanu era stato pescato nel 1993 in patria e già nella stagione 93/94 aveva segnato 2 reti in 6 partite. Sin dall'inizio non poteva passare indifferente. Col suo metro e 97 di altezza bastava metterlo a centro area per incutere timore. Pur chiuso da gente come Litmanen e Kluivert riuscì appena maggiorenne a segnare nella sua seconda stagione 10 reti in 18 partite di campionato, togliendosi anche lo sfizio di giocare quasi 40' nella finale di Champions League vinta contro il Milan. La definitiva consacrazione arriverà l'anno dopo, guadagnando più spazio col club, ma soprattutto diventando protagonista alle Olimpiadi di Atlanta. Nella semifinale contro il Brasile, sotto 2-3, il lungagnone trova all'ultimo minuto la zampata del 3-3, poi ai supplementari segna la rete che porta la Nigeria a una storica finale, poi vinta contro l'Argentina.

Massimo Moratti si innamora di questo gigante di 196 cm e con 8 miliardi di lire chiude l'affare. D'altronde dopo il primo anno interlocutorio il presidente nerazzurro vuole vincere il campionato e pesca fior di campioni oltre al nigeriano, come Djorkaeff e Zamorano. Alla rituale visita medica arriva la notizia che non ti aspetti: viene riscontrata a Kanu una grave insufficienza cardiaca dovuta alla malformazione alla valvola aortica. Per il giocatore sembra la fine della carriera a soli 20 anni, per l'Inter un'altra beffa dopo quella di 8 anni prima per Rabah Madjer, rispedito al mittente per un grave infortunio che metteva in dubbio l'integrità fisica. Lascia esterrefatti come nessuno in Olanda si sia accorto di nulla, lasciando Kanu libero di giocare, e di conseguenza, rischiare la vita. Massimo Moratti decide di mandare il ragazzo a Cleveland, a farsi operare nella miglior clinica cardiochirurgica d'America. Operato con successo nel novembre 1996 Kanu è un uomo sano, che può tornare a giocare a calcio. "Moratti è il mio secondo padre" dirà il nigeriano.

Intanto la stagione 1996/97 va in archivio come se non ci fosse mai stata. Il Kanu calciatore dell'Inter inizia nel torneo 1997/98. Ma nel frattempo il mercato ha portato il giocatore più forte al mondo: Ronaldo. Con il Fenomeno, Ganz, Djorkaeff e Zamorano in rosa per un Kanu appena tornato dalla convalescenza è quanto meno difficile ritagliarsi spazio. Infatti saranno 11 le presenze, con una rete segnata. Il malcontento nel frattempo cresce e c'è chi vuole approfittare della situazione. Massimo Moratti, dopo tutti gli sforzi fatti per il giocatore, non vuole sentire ragioni e rifiuta ogni offerta che gli viene pervenuta.

La stagione 1998/99 inizia come quella precedente, con Kanu a partire dall'ultima fila. Il nigeriano resiste fino a Natale, poi ne ha abbastanza e chiede la cessione. Moratti di fronte alle insistenze del giocatore cede e lo lascia andare all'Arsenal. In fondo l'Inter ci guadagna anche: acquistato a 8 miliardi viene rivenduto a 14. La scelta di Kanu si rivela decisamente impopolare sia agli occhi dei dirigenti, sia dei tifosi che lo considerano un ingrato. A Londra però i fatti gli danno ragione: 6 reti in 12 partite nella mezza stagione che rimane, poi un posto da titolare e una splendida intesa con Thierry Henry. Con i Gunners resta 6 stagioni, poi la parabola inizia a scendere con le esperienze al West Bromwich Albion e al Portsmouth. Si ritira a 36 anni, non male per chi a 20 sembrava dover smettere per sempre.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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