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Iakovenko, la storia gioca contro gli ucraini in Italia. Con un'eccezione

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Federico De Luca

Oleksandr Iakovenko (o Jakovenko, ma anche Yakovenko: scegliete voi la traslitterazione dal cirillico, tanto è uguale) è il nuovo acquisto della Fiorentina e sarà il quinto giocatore ucraino a militare nella nostra Serie A. La storia insegna che salvo rare eccezioni, pochissimi figli dell'Unione Sovietica sono riusciti ad ambientarsi nel campionato italiano, molti sono stati i flop a causa soprattutto del mancato adattamento sia per la lingua, sia per il modo di vivere e giocare diverso che c'è in Italia. Non a caso per anni in molti si sono ben guardati dal venire da noi, vista la mole di fallimenti.

Senza mezze misure, dei quattro ucraini giunti in Italia 3 sono stati degli autentici bidone e uno è stato fra i più grandi centravanti mai visti in Italia. Ci riferiamo ovviamente ad Andriy Shevchenko, che ha fatto le fortune del Milan dal 1999 al 2006 più una parentesi poco felice nel 2008/09. Inutile spendere altre parole sul pallone d'oro del 2004, che tutti conosciamo.

Ci soffermiamo invece sugli altri tre: il primo fu Aleksandr Zavarov, che arrivò nell'estate del 1988, quando l'Ucraina era ancora una repubblica socialista sovietica. Uomo di punta della grande Dinamo Kiev di Valeri Lobanovsky, vincitrice della coppa delle coppe 1986, era stato indicato come l'asso che poteva in qualche modo coprire il buco lasciato due anni prima da Michel Platini. Il giocatore però, che non era mai uscito dal calcio e dallo stile di vita sovietico, non si adattò per niente e per due anni trapanò acqua. Al secondo anno per cercare di aiutarlo la Juve prese un altro sovietico, Sergei Aleinikov, dalla Bielorussia, ma non funzionò. Lasciò l'Italia per la Francia nel 1990, approdando al Nancy.

Il secondo giocatore è Aleksej Mikhailichenko. Anch'egli prodotto della Dinamo Kiev e vicecampione del mondo con l'Unione Sovietica, arriva nell'estate del 1990 alla Sampdoria. Per lui i guai sono anche fisici, rendendo più difficoltoso l'ambientamento. Nonostante tutto riesce a ritagliarsi il suo spazio giocando 24 partite e segnando 3 reti. La Sampdoria vincerà il suo primo storico scudetto e lui ne fa parte, se pur non come protagonista principale. Tanto che quando arriva l'estate successiva l'offerta dei Glasgow Rangers la dirigenza non ci pensa troppo e decide di cederlo.

Il terzo e ultimo è Serhij Atelkin. Negli anni '90 è la punta di diamante di uno Shakhtar Donetsk che è ben lontano dall'essere l'outsider fra le più pericolose d'Europa. Lui però si mette in mostra anche fuori dai confini anche grazie alle partecipazioni alle coppe europee della squadra, segna in coppa delle coppe contro il Vicenza e il Lecce si accorge di lui, comprandolo nel mercato di riparazione 1997/98. La squadra già naviga in acque a dir poco agitate, lui si sente un pesce fuor d'acqua e in 16 partite segna solo 3 reti che non bastano a salvare i salentini. Verrà così prestato prima al Boavista e poi rispedito allo Shakhtar, dove contribuirà a portare il primo titolo ucraino ai "minatori" di Donetsk.

Le statistiche non lo contano poiché ha scelto la nazionale russa, ma di fatto ci sarebbe da contare anche Andrej Kanchelskis, ucraino di nascita e di formazione calcistica. Nato a Kirovgrad, messosi in mostra nello Shakhtar Donetsk, Kanchelskis ha poi fatto il salto di qualità passando al Manchester United e consacrandosi come una delle migliori ali destre del mondo. Per far posto all'astro nascente David Bekham si è prima trasferito all'Everton, poi alla Fiorentina, presentato come la ciliegina del mercato viola. Una serie incredibile d'infortuni, culminata con l'intervento criminale di Taribo West, infine con lo scontro con Pagliuca nelle qualificazioni ai mondiali hanno di fatto rovinato la sua esperienza alla Fiorentina, quasi fantozziana per tanta sfortuna.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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