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El Shaarawy: l'infortunio è un dettaglio. Le quattro/cinque sorelle in Lega. Il calcio a Roma: calma! Mazzarri: perchè non risponde ad Adl?

di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.
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L'infortunio nell'allenamento di rifinitura di ieri non cambia il quadro. Un infortunio ci sta e non è la fine del mondo. Anche se adesso non mancherà chi inzupperà ancora di più il pane nella broda mediatica che si è accanita sul ragazzo. Nonostante l'infortunio di ieri, Stephan El Shaarawy non ha bisogno né di psicologi, né di difensori più o meno in buona fede. A volte sembra infatti di intravvedere che lo si difenda solo per poter attaccare Galliani che lo "voleva cedere". Cosa non vera, peraltro, perché l'amministratore delegato del Milan ha ricevuto una super offerta per il Club (cartellino) e per il giocatore (ingaggio) ai primi di Giugno e non ha forzato nulla ma ha atteso pazientemente i primi di Luglio, alla fine della Confederations Cup, per decidere insieme al ragazzo. E in ogni caso Stephan ieri è arrivato a Milanello sereno e sorpreso. Sereno perché ama il Milan, sorpreso dai troppi tentativi di analizzarlo, manco fosse la soluzione di un rebus o di una sciarada. Non c'è altro: El Shaarawy è un ragazzo 20 anni, si avvia verso le 100 partite ufficiali nel Milan, viene convocato in Nazionale, ha giocato molto bene le 2 partite di inizio stagione del Milan in Champions League (standing ovation a San Siro dopo il ritorno con il Psv al momento della sua sostituzione) e si sente carico e motivato. Normale che pensi in cuor suo che ci sia un accanimento sul suo presunto caso. Ci permettiamo di farlo notare anche al commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli. Le cose stanno sostanzialmente così: il buon Stephan non "cova" pensieri negativi, sposa in toto l'analisi fatta da Adriano Galliani a Milanello nel pomeriggio di giovedì ed è pronto, se interpellato, a rassicurare tutti. L'allenatore del Milan, e qui forse sta il punto, lo stima e lo tiene in considerazione. Certo, c'è concorrenza. Ma senza grande concorrenza in attacco, non sei una grande squadra. Gioca poco? e perchè, Giovinco e Kovacic quanto giocano? In ogni caso, perché questo è il punto in relazione ad Allegri? Perché il giochino è quello, su qualche scelta tecnica che non vede El Sha in campo dall'inizio, di attaccare e strumentalizzare proprio lui, Allegri. Sul tema è intervenuta a Milan Channel, Barbara Berlusconi: "Allegri è l'allenatore del Milan". Ma è lo stesso El Shaarawy a non sentirsi penalizzato dal tecnico di Livorno.

C'erano una volta le sette sorelle. Il termine venne coniato da Adriano Galliani nel 1999. Era una definizione tecnica. Le sette sorelle erano le più forti del Campionato: Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio, Fiorentina e Parma. Tra loro sette e le altre c'era un divario puramente ed esclusivamente tecnico. Oggi, i tempi cambiano, le sette sorelle sono, o forse è meglio dire erano alla luce dell'assemblea di ieri, le società contestatrici in Lega Serie A rispetto alla maggioranza creatasi nei mesi scorsi. L'imperfetto è stato usato dai maliziosi che ieri in Lega facevano notare che le sorelle erano diventate cinque. O forse quattro. Ma al di là di queste scaramucce, il fatto vero dell'assemblea di ieri è stato l'atteggiamento sereno e collaborativo della Juventus. Il presidente Agnelli non l'ha tirata in lungo con gli schieramenti e le polemiche, ma ha promosso e creato un clima disteso e costruttivo. Il clima in cui sono state analizzate le cose, è stato assolutamente produttivo. Al punto che le casse di risonanza che hanno messo la questione diritti tv sul personale da due settimane a questa parte, dovrebbero prenderne atto. La guerra delle agenzie si allontana e dal 2015 al 2018 sarà sempre Infront la titolare del contratto di esclusiva in quanto advisor della Lega. Ci sarà un legittimo e sacrosanto dibattito sulle modalità, ma le premesse poste ieri sono le migliori per un clima migliore, più produttivo e sempre più redditizio per il movimento calcistico italiano.

Le minacce ingiustamente ricevute da Lotito e Tare alla Lazio e lo sfogo sofferto con cui Sabatini ha ricordato ieri che, in casa giallorossa, preferisce prendere le decisioni da solo piuttosto che vivere l'ansia di dover condividere le tensioni anche con figure amiche come quella di Baldini, fanno riflettere. Ben vengano le radio e la pluralità dell'informazione, ma a Roma, su entrambi i fronti, è passato ormai il concetto che qualsiasi cosa fai sbagli. Ormai vale tutto, senza regole e senza confini. Si ascoltano e si leggono qua e là attacchi sul personale come minimo inauditi. Non si può passare il segno in questo modo. Roma e Lazio sono due grandissimi Club, l'Olimpico del derby è uno spettacolo allo stato puro, in entrambe le squadre giocano fior di campioni. Perché minacciare? Perché insultare? Il troppo stroppia come amava ripetere la nonna di Giampaolo Pansa, e gli ambienti di due squadre che si sono appena contese la coppa Italia in una finale spettacolare non possono vivere il calcio in questo modo.

Che è successo a Napoli nell'ultimo anno di convivenza fra il presidente De Laurentiis e Walter Mazzarri? I due stavano per dividersi già nel 2011, quando Gasperini stava già salendo sulla tangenziale partenopea, ma saltò tutto per l'intervento in extremis di Riccardo Bigon. Poi i Quarti di Champions sfiorati e un 2' posto in Campionato. Tutto bene sul piano dei risultati. Però la ruggine, oggi come oggi viene via senza neanche sfiorarla tanta ce n'è. Mamma mia. A richiesta di un pronostico su Inter-Juventus, il presidente De Laurentiis, pur conoscendo la rivalità fra i tifosi napoletani e quelli bianconeri, ha detto di non poter certo tifare per Mazzarri. E di rimando il tecnico toscano, che ha già appreso le regole della nuova casa, lo ha relegato fra gli altri: "Non rispondo alle cose che gli altri dicono di me". Quello che possiamo ipotizzare è che Mazzarri avesse avvisato per tempo il Napoli che non avrebbe rinnovato, ma che le modalità non sono comunque piaciute al vertice societario. Pure ipotesi. Zero certezze. Certo è che il massimo dirigente del Napoli e l'artefice di quattro grandi stagioni, sono ai ferri corti. E Mazzarri, che solitamente risponde piccato a tutti, da Allegri e Cassano, questa volta si ferma sull'uscio di De Laurentiis. Nella risposta non lo cita e dribbla la questione. Prima o poi però qualcuno scenderà nei dettagli. E allora altro che colpi di fulmine o di fortuna, saranno fuochi d'artificio!

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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