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Da Milito e compagni 7 parole d'amore per Moratti. Sassuolo, così no

di Alessandra Stefanelli
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Una vittoria dell'Inter sul campo dell'ultima in classifica era plausibile, forse anche prevedibile. Un trionfo di queste proporzioni, invece, se lo sarebbero aspettato davvero in pochi. Diciamo pure nessuno, per tanti motivi. In primis, l'Inter da qualche anno soffre le gare sulla carta facili, dove spesso negli anni passati aveva perso punti (due anni fa il Novara, poi retrocesso, strappò 6 punti in due gare ai nerazzurri), in secundis mai l'Inter aveva vissuto una settimana così convulsa, una settimana in cui di tutto si è parlato tranne che di calcio giocato. La cessione ormai imminente delle quote di maggioranza del club nerazzurro al magnate indonesiano Erick Thohir hanno fatto passare in secondo piano una sfida che certamente non poteva avere il fascino di Inter-Juventus e che per questo rischiava di venir presa sotto gamba.

Walter Mazzarri, però, non accetta cali di tensione da nessuno e con bravura è riuscito a isolare il gruppo, tenendo alta la concentrazione e facendo capire a tutti che risultati scontati nel calcio non ce ne sono. Con tre gare in una settimana ci si poteva infatti aspettare qualche rotazione nell'undici titolare nella partita sulla carta più semplice, e invece l'undici titolare sceso in campo al Mapei Stadium di Reggio Emilia era lo stesso del match di San Siro contro la Juve. E poco importa se giovedì c'è la Fiorentina: a nulla serve battere i viola se prima lasci per strada i punti 'facili'. Vittoria prevedibile, dicevamo, ma nessuno se l'aspettava di questa portata: 7 gol in trasferta, una prima volta assoluta nella storia ultracentenaria dell'Inter (che proprio ieri raggiungeva - unica squadra italiana a riuscirci - le 2700 presenze in Serie A), ma soprattutto una prestazione convincente, che non ha visto quasi mai cali di tensione nonostante il risultato fosse già di fatto in ghiaccio all'intervallo.

Il tutto davanti agli occhi di Massimo Moratti, che un anno e mezzo dopo è tornato a seguire la sua Inter in trasferta proprio nella settimana che ha sancito, di fatto, il suo addio. E sicuramente un saluto migliore non se lo poteva aspettare: 7 gol di cui due messi a segno dal rientrante Milito, che ha commosso persino quell'osso duro del tecnico Mazzarri, e una prova finalmente da grande. Ma bisogna sottolineare che il confine tra i meriti dell'Inter e i demeriti del Sassuolo è molto molto labile. La formazione di Eusebio Di Francesco è scesa in campo già battuta e non ha mai davvero provato a impensierire i nerazzurri se non in avvio di ripresa, prima di sprofondare definitivamente. Difficile capire cosa sia successo a una squadra che, pur con tutte le assenze, sulla carta ha uan rosa in grado di lottare fino all'ultimo per la salvezza e invece vede già vicino dopo quattro giornate il baratro della retrocessione. 'ViviamolA', recitavano le magliette celebrative della promozione in Serie A. Sì, ma non così.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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