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Team Napoli Soccer, Cariello: "Qui per divertirmi ancora"

di Stefano Sica
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"Io gioco prevalentemente per divertirmi. La mia carriera già è abbastanza lunga, penso di aver dato e ricevuto tanto. Anche per questo non ne faccio un problema di categoria: voglio tornare a giocare per emozionarmi ancora". E' uno dei perni del Team Napoli Soccer, la rappresentativa campana dei calciatori svincolati che si allena a Pianura. Al gruppo di Lello Di Napoli e Michele Califano ha portato esperienza, tanta simpatia ed una buona dose di umiltà non comune per giocatori col suo curriculum. E' il ritratto di Alfredo Cariello (32), esterno offensivo napoletano con una carriera enciclopedica tra i professionisti. Lo incrociamo al termine della sfida persa ad Aversa, stanco ma sorridente. E con lo sguardo che tradisce quella voglia tipica di un ragazzino alle prime armi. "Eppure, se non fossi stato falcidiato da questi problemi muscolari continui al polpaccio, avrei potuto dare molto di più in questi anni - confida -. Ho un tipo di muscolatura che mi obbliga ad entrare in forma un po' più lentamente rispetto agli altri. Però sono pronto a rimettermi in gioco. Non sono uno alla ricerca dell'ultimo contratto, voglio giocare per divertirmi, ovunque ne avrò la possibilità. E voglio farlo ancora per qualche anno, poi per il futuro si vedrà".

Come nasce il tuo matrimonio col Team Napoli Soccer?
"Conosco bene Bruno Di Napoli, che mi ha convinto a venire. Ed ho potuto apprezzare le qualità tattiche ed umane di Lello, suo fratello, quando l'ho avuto come allenatore in seconda a Frosinone. Poi c'è Manco, con cui ho lavorato lo scorso anno al Neapolis. Insomma, i motivi che mi hanno indotto a fare questa scelta erano tanti ed importanti. E sono molto soddisfatto del lavoro che sto svolgendo e che mi tornerà utilissimo a breve: a Pianura, il Prof. Varracchio impone una preparazione dura, innovativa, sui livelli di club professionistici. L'estate scorsa mi ero allenato con l'Imperia, essendomi recato in vacanza a pochi passi da lì. Adesso eccomi qui, convinto di trovarmi in uno staff di veri professionisti".

A proposito di Neapolis, come mai hai interrotto la tua permanenza anticipatamente?
"Senza entrare nei particolari, posso dire che è stata la peggiore annata per me da un punto di vista calcistico. E' una scelta che non rifarei. Pur essendo un esterno d'attacco, io in carriera ho interpretato tanti ruoli, anche quello del terzino e dell'interno di centrocampo. Ma non è stato bello essere costretto a non giocare nella mia posizione naturale solo perché era stato scelto qualcun altro per quel ruolo al servizio di certi equilibri che tutti possiamo comprendere. Meglio non dire altro".

E la migliore stagione per te quale è stata?
"Ce ne sono tantissime. Da un punto di vista ambientale, io mi sono trovato bene ovunque ho giocato a parte l'ultima parentesi. Taranto è una piazza che ricordo con particolare affetto perché lì i tifosi mi hanno voluto davvero bene. Ho vinto qualche campionato, mi sono tolto tante soddisfazioni, ma i ricordi della serie A restano sempre i più belli e vividi. Penso alle mie esperienze con Ascoli e Chievo. Per un giocatore arrivare in massima serie è l'obiettivo di una vita, io l'ho raggiunto".

E di qualche allenatore hai dei ricordi in particolare?
"Gianni Simonelli, senza dubbio. Ma anche qui devo dire che mi sono trovato bene un po' con tutti".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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