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Renato Portaluppi, el... pube de oro

di Gaetano Mocciaro
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Nell'estate del 1988 arriva la terza riforma sugli stranieri dall'apertura delle frontiere arrivata nel 1980. Dopo essere partiti da un giocatore d'oltreconfine, a due nel 1982, dal 1988 si decide di allargare a 3 il numero di forestieri. Una scelta che a suo tempo farà tanto discutere all'epoca quanto sorridere oggi, pensando a come le squadre diano delle vere e proprie multinazionali. La Roma che nel campionato 1987/88 ha Rudi Voeller e Zibì Boniek saluta il polacco e arruola due brasiliani: Andrade e Renato. Entrambi meritano di entrare di diritto nella categoria "bidoni", ma in questo numero ci occuperemo solamente di Renato Portaluppi, detto Renato Gaucho o più semplicemente Renato.
Lui è già una star internazionale, che a 21 anni decide una Coppa Intercontinentale segnando con la maglia del Gremio una doppietta all'Amburgo. La Roma lo prenderà per 3 miliardi dal Flamengo, dove nel frattempo era andato a giocare. Ala destra potente e guizzante, Renato è fra le star straniere più attese di quel campionato, lui dal canto suo ci mette poco a farsi notare, creando interesse su di sé più che altro per le sue abilità amatorie, tanto da rivelare di aver fatto sesso in aereo proprio nel volo che lo avrebbe portato a Roma. Insomma, più che i terzini, come lo stesso Renato aveva intimato, erano le mogli stesse a dovere stare attente a lui (verrà ribattezzato anche "Pube de oro"). Tuttavia le referenze nei suoi confronti sono ottime: il presidente giallorosso Dino Viola dice che tecnicamente è ai livelli di Maradona, il tecnico Nils Liedholm lo definisce addirittura il "Gullit bianco" per la prestanza fisica e la tecnica. La Roma, insomma, con lui, Voeller e Rizzitelli in avanti fa paura e può puntare allo scudetto. Renato parte bene in coppa Italia e segna contro Prato, Empoli e Piacenza nel girone eliminatorio, poi colpisce in coppa Uefa regalando la qualificazione alla Roma a Norimberga, segnando il 3-1 definitivo che ribalta il ko all'Olimpico per 1-2.

Un inizio incoraggiante che non avrà seguito, specie in campionato dove la porta non la vede proprio. I compagni si lamentano del suo egoismo in campo, il rapporto in breve tempo peggiora fino agli scontri con Giuseppe Giannini e Daniele Massaro. Con quest'ultimo si dice siano volate botte da orbi. Nel frattempo la Roma scende sempre più nella mediocrità e gli stessi tifosi dopo un po' perdono le speranze nei suoi confronti. Liedholm inizia a schierarlo sempre meno, facendolo partire spesso dalla panchina, senza comunque riuscire a smuoverlo, inconsistente e perso nei suoi dribbling. Eloquente lo striscione esposto a fine stagione dai supporters: "A Renato ridacce Cochi". La Roma non si qualificherà nemmeno per le coppe europee, venendo battuta nello spareggio Uefa dalla Fiorentina. Renato a fine stagione collezionerà 23 presenze in Serie A senza l'ombra di un gol e al momento di andar via si toglie alcuni sassolini, vuota il sacco e senza mandarle a dire accusa Giannini e Massaro di averlo boicottato e Viola di non averlo difeso. Viene immediatamente rispedito in Brasile e di lui avremo altre tracce ai mondiali di Italia '90, quando verrà inserito nei 22 di Sebastiao Lazaroni per la rassegna iridata. Del resto la sua carriera da calciatore continua cambiando mediamente quasi una squadra all'anno, fino all'ultima stagione del 1999 al Bangu, prima di intraprendere la carriera d'allenatore. Si dice che ora sia un sergente di ferro, incredibile a ripensare ai tempi in cui da calciatore Renato faceva la "bella vita".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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