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Lucas va a Parigi, meglio per Moratti (che apparecchia un succoso piano B). Milan, a New York l'incontro decisivo per Diarra e Kakà (ma Allegri parla troppo). Juve: prima Pazzini, poi Dzeko e infine... gli avvocati di Conte

di Fabrizio Biasin
Nato a Milano il 3/7/1978, laureato in Scienze ambientali presso l'Università dell'Insubria di Como, da ottobre 2008 è Capo Servizio Sport presso il quotidiano "Libero". Opinionista tv per Sportitalia, Mediaset Premium e Telelombardia.
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© foto di Federico De Luca

C'era una volta l'estate, mese dell'ormone a mille, della fidanzatina che durava dieci giorni e poi tanti saluti, dei saldi e degli affaroni a poco prezzo (si fa per dire...). Non per niente nelle grandi città il primo giorno dei ribassi si creavano file apocalittiche davanti a quelle vetrine che il resto dell'anno fanno tremare il portafoglio solo a guardarle. I saldi del calciomercato, invece, iniziavano sempre un po' più tardi, con i tifosi al mare a sbranare i quotidiani sotto l'ombrellone con il motto: "Meno colpi di sole e più colpi all'Atahotel, mortacci vostra!".

Ebbene questo mondo non c'è più, messo da parte come i Calippo a mille lire (o i Fior di Fragola, o il Cono Palla, o il Twister) e il calciobalilla che andava con le monete da 500. Oggi, se ti va bene, fare una partitina a biliardino ti costa un euro con la maledetta inflazione che c'è. L'inflazione nel calciomercato ce l'hanno portata quei ricconi degli arabi. In principio furono quelli del Manchester City, abilissimi a scippare alla nostra Serie A Kolarov e Balotelli per far felice Roberto Mancini. Per il resto hanno arricchito le casse delle altre squadre inglesi o di qualche fortunato club spagnolo. Poi sono arrivati gli altri arabi, quelli che hanno preso casa sotto la Tour Eiffel, troppo vicini a noi per non creare guai. Hanno cominciato con Pastore e Sirigu facendo la felicità di Zamparini, quindi hanno convinto Leonardo a mollare Milano (alla faccia del povero Moratti) per tornare a fare il dirigente. Infine hanno ingaggiato quel fenomeno di Carletto Ancelotti, che strafatto di nostalgia rossonera s'è portato a Parigi i pezzi pregiati della gioielleria-Milan. I petrolieri impiccioni hanno infine deciso di fare un altro sgarbo al collega Moratti e gli hanno soffiato sotto il naso il gioiellino Lucas, inseguito da un anno abbondante da Branca & c. e negli ultimi giorni vicinissimo ai nerazzurri. Ma i dirigenti nostrani, piaccia o non piaccia, al giorno d'oggi devono saper far di conto: per l'attaccante del San Paolo erano disposti a mollare fino a 30 milioni, non di più (ed era già un'esagerazione). Leonardo invece è arrivato brillantissimo dai dirigenti verdeoro con una valigetta piena di palanche: 45 milioni uno sull'altro per un pupo di vent'anni. E Lucas da «incedibile» è stato impacchettato.

Bene ha fatto l'Inter a mollare l'asta, ché i soldi in arrivo dall'Oriente non vanno buttati via col primo brasiliano ottimamente pubblicizzato (alle Olimpiadi gioca dieci minuti a partita...).

A proposito, l'affare con il colosso cinese delle costruzioni è il vero capolavoro di Moratti da quando ha deciso di "fare" calcio. In un modo o nell'altro è il primo patron a entrare nell'era della Serie A 2.0 aprendo alla partnership milionaria con i cinesi. Soldi da una parte e il supporto della Crcc nella costruzione del nuovo stadio, il passo più urgente per chiudere il gap con la Juventus, perché sul campo i conti sono tutti da fare. Soprattutto perché il rinato Coutinho dà molte più garanzie di Lucas, che sarebbe arrivato in ogni caso solo a gennaio. I nerazzurri in ogni caso hanno bisogno di un altro rinforzo a centrocampo (Gargano così triste sul Golfo è molto più di una possibilità) e hanno in mano una carta ottima per raggiungere l'obiettivo senza sforzo, Pazzini, che a sua volta farebbe di tutto pur di finire a Torino in un curioso scambio con Quagliarella.

Le carte sembrano mancare invece al Milan, che - perdonate la battutaccia da terza elementare - al momento abbonda solo di... carta igienica. La stupidata è trita e ritrita, ma torna d'attualità con la nuova corte a Kakà, a Diarra e al difensore Nkoulu. Il figlioccio di Berlusconi, se starà bene, potrebbe ridare speranze a un ambiente depresso dalle cessioni di Thiago e Ibra. Con il Real si tratta alla grande (in particolare da domani, dopo l'amichevole di New York) e anche con il giocatore i rapporti sono ottimi. Potrebbero non esserli quelli tra Ricardo e il suo futuro allenatore: «Lo impiegherei alla Pirlo», ha preannunciato Allegri. Un'idea che al brasiliano potrebbe far... Kakà.

Tira aria pesante in casa Juventus dopo il mancato patteggiamento di Conte per la vicenda Calciopoli. Il vice del bell'Antonio, Stellini, si è dimesso e si vocifera che il tecnico bianconero sia pronto a cambiare collegio difensivo per il secondo grado del processo sportivo. Un'idea arrivata direttamente dai piani alti di Corso Galileo Ferraris, dove le vicende giudiziarie dell'allenatore stanno creando non pochi problemi. In particolare sul mercato in lieve ma sensibile "frenata": le accuse sportive hanno fatto saltare la trattativa con Van Persie (che ora sembra voler restare all'Arsenal). Chiusa una porta, si riapre un portone: quello di Dzeko, che manda messaggi d'amore alla Serie A. Di mezzo, però, ci sono ancora gli sceicchi che dovrebbero prendere un altro attaccante (Higuain?) prima di liberare il bosniaco. Maledetti, assatanati, arrogantissimi sceicchi.

P.s. Per la regolarità del calcio (e non stiamo parlando di fair play) non resta che tifare tutti insieme per un futuro pieno di "casi Malaga". Non stiamo parlando di gelati fantastici e non più in produzione tipo il Maxistecco, ma del club spagnolo lasciato da un giorno all'altro con il proverbiale sedere per terra dall'ex proprietario arabo. Il tutto a poche settimane dall'esordio in Champions League. Chi vuole gufare con me (o mangiarsi un gelato Anni 80) si faccia un giro su Twitter (@Fbiasin).

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