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... Fabio Moro

di Barbara Carere
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L'ex calciatore del Chievo Verona Fabio Moro, ora team manager con Marco Pacione della squadra veronese, e la sua attuale moglie, la psicologa Daniela Panacci, si sono conosciuti diciassette anni fa a Torino, nella città di Daniela. Galeotta fu un'intervista che lei fece a Fabio per un giornalino dell'Università: "Ci siamo conosciuti grazie a questa intervista - confida Daniela - premetto che sono figlia di giornalisti per cui mi dilettavo a scrivere per alcuni giornalini di amici dei miei genitori e così mi prospettarono l'idea di intervistare Fabio, all'epoca ventenne e considerato una delle promesse del calcio".

E poi?
"Intervistai Fabio, anche se di calcio non ne capivo nulla, infatti, quell'intervista fu più personale che calcistica. Ci incontrammo più di due volte per concordare l'intervista e da lì nacque solo una simpatia anche perché lui era molto impegnato col calcio e soprattutto costatai che non era pronto a una storia seria e impegnativa. Sfortunatamente si ruppe il crociato e quel brutto episodio gli diede modo di riflettere che non esisteva solo il calcio per cui era importante avere anche degli affetti. Così iniziammo a frequentarci assiduamente e dopo sei mesi siamo andati a convivere".

Come ti ha conquistato?
"Con la sua semplicità, devo dirti che mi ha un po' spiazzata perché ero convinta che tutti i calciatori fossero montati".

Cosa ti ha fatto innamorare di lui?
"La sua naturalezza e soprattutto il suo modo di essere molto protettivo nei miei confronti".

Un suo difetto che non sopporti?
"La sua testardaggine positiva se vista come uno stimolo per il raggiungimento di un obiettivo prefissato negativa nella quotidianità (ride, ndr) ".

Ricordi la proposta di matrimonio?
"E' arrivata dopo sei mesi che eravamo insieme in concomitanza al suo trasferimento alla Salernitana. In sostanza mi disse che firmava solo se mi fossi trasferita con lui perché desiderava trascorrere il resto della sua vita con me, fu molto tenero".

Che ricordo hai del giorno del tuo matrimonio?
"Un ricordo bellissimo, ci siamo sposati il ventisette giugno del 1997 a Torino, nella chiesa di santa Margherita, su una collina. Eravamo circa cento invitati abbiamo festeggiato in una meravigliosa villa tutta la notte e il giorno dopo siamo partiti per il viaggio di nozze alle Maldive".

Qual è stato il momento più emozionante del tuo matrimonio?
"Quando sono entrata in chiesa e quando ci siamo, scambiati le promesse, quelli sono stati i momenti in cui ho capito che stavo per fare qualcosa d'importante".

Qual è la sua dimostrazione d'amore quotidiano?
"Le sue attenzioni, mi telefona appena può, mi aiuta in casa. Quando non lavora il suo tempo libero lo dedica a noi".

Come trascorrete il tempo libero?
"Andiamo al lago a fare delle passeggiate o viaggiamo. Amiamo molto viaggiare siamo amanti in particolare delle Maldive, ben nove volte siamo stati in questo paradiso terrestre".

Com'è Fabio nelle vesti di padre?
"Bravissimo e soprattutto molto presente, non si è mai tirato indietro quando si trattava di aiutarmi con Alice (12 anni) e Virginia (4 anni) ".

Come mai hai deciso di aspettare otto anni prima che nascesse Virginia?
"Avevo il desiderio di laurearmi in psicologia e così dopo aver raggiunto questo importante traguardo, mi sono dedicata a regalare una sorellina a Virginia".

Riesci a conciliare il tuo lavoro di psicologa, con i vari progetti nelle scuole, con quello di madre e moglie?
"Fabio mi aiuta molto, poi ho sempre lavorato perché credo che sia fondamentale per una donna farlo, non solo per una indipendenza economica ma soprattutto perché ha bisogno di gratificazioni al di fuori della sfera familiare".

Fabio ha deciso a malincuore per vari infortuni di smettere di giocare, è stata una scelta difficile da accettare?
"Moltissimo, anche se addolcita dal fatto che la società gli ha dato un ruolo importante che gli permette di rimanere nel mondo del calcio, il suo primo amore. La società veronese è stata fantastica in questo ha dimostrato grande umanità offrendo la possibilità a Fabio di non dare un taglio netto al calcio. E' stato meno doloroso ma comunque doloroso e lo delinea anche il fatto che da più di due anni gioca a calcio nemmeno con gli amici. Ma questa è una fase che passerà".

Cosa gli auguri per il suo futuro lavorativo?
"Gli auguro che possa avere grandi soddisfazioni da questo nuovo lavoro e sono certa che arriveranno perché lui è uno che merita perché ci mette passione e amore in tutte le cose che fa".

Più facile il ruolo di calciatore o di dirigente?
"Quello di calciatore, proprio qualche giorno fa parlava di questo perché non è facile stare dietro a venticinque calciatori, gestirli e soprattutto deve essere sempre reperibile, però lui è contento di questo nuovo ruolo".

Il ricordo più bello di Fabio Moro calciatore?
"La promozione del Chievo in serie A nel 2001, quella storica quella riportata nei libri di storia che ora usa mia figlia Alice e poi anche ritrovarsi l'anno dopo la promozione al primo posto scavalcando società blasonate come Milan, Inter ecc".

C'è qualcosa che vorresti dire a tuo marito Fabio attraverso questa intervista?
"Difficile poiché parliamo spesso. Forse una cosa ci sarebbe, vorrei dirgli che è un uomo speciale e spesso le persone mi dicono che sono fortunata ad avere accanto un uomo come lui è raro trovare uomini così ed io so di essere molto fortunata".

Daniela, prima di salutarci proviamo a dare dei voti al tuo Fabio?
"Ok".

Come marito?
"Dieci".

Come amante?
"Dieci".

Come papà?
"Dieci e lode"

Come casalingo?
"Sei ".

Caratterialmente?
"Otto perché si può sempre migliorare (ride,ndr) ".

Daniela, grazie per questa simpatica chiacchierata e per finire il tuo saluto ai nostri lettori di TMW.
"Grazie a te Barbara e saluto tutti i vostri lettori di TMW, anche da parte di mio marito Fabio ".


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