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Dobrovolskij, l'oro Olimpico perso sotto la Lanterna

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La Serie A nel 1988 parte con forte ritardo a causa delle Olimpiadi, disputatesi quell'anno a Seoul e svoltesi dal 17 settembre al 1° ottobre. Un'edizione che verrà ricordata per la nostra Nazionale, purtroppo, per l'umiliante 0-4 con lo Zambia, un'edizione che passerà alla storia per vedere per l'ultima volta rappresentative di nazioni destinate da lì a poco a crollare nel giro di pochi anni. Una di queste è l'Unione Sovietica, che vincerà proprio quell'edizione, sconfiggendo il Brasile in finale e proprio l'Italia al penultimo atto. In entrambe le partite segna Igor Dobrovolskij, centrocampista offensivo all'epoca della Dinamo Mosca. È il trascinatore della squadra e quasi vince la classifica cannonieri segnando 6 reti (davanti a lui un giovanissimo Romario), riscattano così l'amarezza della Selezione A che qualche mese prima aveva perso gli Europei in finale contro l'Olanda. Inevitabile a fine rassegna che gli occhi degli osservatori si posino su di lui, sebbene trattare nell'Est Europa in quel periodo è a dir poco complicato. All'epoca le squadre non godono dello status di professioniste, Dobrovolskij difende i colori della Dinamo e ciò significa che il suo contratto è da dipendente del ministero dell'interno. Ergo, qualsiasi cosa doveva passare prima di tutto dallo Stato e dalla federcalcio sovietica. Il Genoa, andato vicinissimo ad Alejnikov nel 1989 (il giocatore finirà invece alla Juve) ci ritenta l'anno dopo con lui: la trattativa è lunga, per giunta la stagione del campionato URSS va da marzo a ottobre e il giocatore non può liberarsi prima: l'acquisto viene così perfezionato a dicembre ma non è tesserabile causa limite tre stranieri (il Genoa aveva già Skuhravy, Aguilera e Branco). Il giocatore viene così prestato prima agli spagnoli del Castellón e poi agli svizzeri del Servette. I risultati sia in terra iberica che elvetica sono soddisfacenti, tanto che si muove mezza Liga su di lui compreso, a detta del giocatore, il Real Madrid. Spinelli tiene duro e nel 1992 Igor Dobrovolskij indossa la maglia rossoblù.

Nel frattempo la federcalcio decide di concedere un numero illimitato di stranieri tesserabili, potendone mettere in distinta solo 3. Il giocatore, che nel frattempo ha visto dissolvere il suo paese, difendendo prima i colori della CSI a Euro 92, poi della Russia, si contende uno dei tre posti con Branco, Skuhravy e van t'Schip. Nonostante quest'ultimo, anch'egli neo-acquisto, partì con prestazioni pessime, Dobrovolskij non scende in campo prima della giornata numero 7, quando a Marassi arriva il Pescara. L'esordio non può che essere migliore perché è subito bagnato da un gol al termine di una bell'azione personale. In compenso in quella partita verrà ammonito due volte dall'arbitro Chiesa di Milano senza venire espulso, scatenando le ire del Pescara e un papocchio che si chiuderà con la versione del direttore di gara che sosterrà di aver ammonito in una delle due circostanze un altro giocatore. Dobrovoslkij gioca anche nelle successive tre partite, tra cui il derby con la Samp, senza però mantenere prestazioni all'altezza. La squadra si trova in acque non proprio tranquille e Giorgi decide di puntare su altri, non potendo aspettare l'ambientamento del russo che, d'altro canto, non aspetta la fine della stagione per fare le valigie. A gennaio il trasferimento a Marsiglia, poi il ritorno nell'amata Dinamo Mosca. Infine Atletico Madrid, Fortuna Dusseldorf e i moldavi del Tilgul-Tiras. E proprio in Moldavia che e incominciata e prosegue tutt'ora la nuova carriera di allenatore. Senza alcuna nostalgia dell'Italia.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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