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...con Petrachi

di Alessio Alaimo
"Inter no provinciale ma in funzione del nostro gioco. Mercato, buon lavoro: Pato Rodriguez il mio rimpianto. Bianchi e il rinnovo, buone possibilità. Ogbonna, tanti osservatori"
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Inter provinciale? Non ditelo troppo forte, almeno non ad Andrea Stramaccioni. Paragoni i nerazzurri di oggi a quelli del Trap e apriti cielo, il tecnico romano si arrabbia e se ne va. Ma di fronte, domenica sera, l'Inter aveva un Torino in grado di impensierire tutti. Sconfitti a testa alta, i granata di Ventura, pronti a recitare il ruolo di outsider del campionato. "Ho visto un'Inter attenta a modificare il suo modo di giocare per metterci in difficoltà", l'analisi del ds granata Gianluca Petrachi a TuttoMercatoWeb.com.

Quindi non è un'Inter provinciale.
"Sicuramente c'è stata un'attenzione diversa nei nostri confronti. Non parlerei di provincialismo, ma di un cambiamento da parte di Stramaccioni nel tentativo di giocare in funzione dell'avversario".

Mondonico ha paragonato l'Inter di Stramaccioni a quella di Trapattoni. Una provocazione?
"Credo che Mondonico si riferisse ad una squadra pratica, cinica. Non entro nel merito, ma sicuramente è stata un'Inter cinica".

Spazio al Torino, che votà dà al suo mercato?
"Il voto lo dà il campo, non posso attribuirmelo da solo. L'anno scorso abbiamo vinto il campionato con tanti prestiti e siamo ripartiti con l'idea di riscattare molti giocatori, soprattutto quelli adatti al gioco del mister e poi siamo andati incontro alle esigenze di Ventura cercando sul mercato dei giocatori utili al suo schieramento. Sono arrivati calciatori come Santana, Brighi, Cerci e la scommessa Sansone, che possono darci un po' di qualità in più. Oltre ovviamente, alle certezze Gillet e Gazzi. L'anno scorso abbiamo disputato un campionato di livello, ma ci serviva qualche giocatore con un po' di qualità in più. Crediamo di aver fatto un buon lavoro, confermato dalle permanenze di Bianchi ed Ogbonna".

Un Bianchi ritrovato, ora è tempo di rinnovo?
"Fino a qualche tempo fa non riusciva ad integrarsi totalmente nel gioco di Ventura. Dopo un anno di lavoro assiduo, costante e da professionista qual è, ha avuto l'intelligenza di capire cosa cercava il suo allenatore. Adesso si diverte ed è tornato il Ronaldo Bianchi che tutti ammiravamo. Oggi si può parlare di un giocatore completo. Per quanto riguarda il rinnovo ne parleremo, di lui così come di altri giocatori in scadenza".

Le sue sensazioni sul rinnovo?
"Credo che ci siano buone possibilità affinché il matrimonio possa continuare. Poi è chiaro, in tutte le trattative ci sono domanda ed offerta. Ma ci sono margini importanti per andare avanti insieme".

Potrebbe rinnovare anche Sgrigna?
"Sì, a breve avremo un appuntamento anche per lui. Sono situazioni che avevamo già in agenda".

Il Manchester United segue Ogbonna e domenica sera a Torino c'erano anche Everton, Liverpool e Zenit. Quanto vale il giocatore?
"È venuto fuori del Manchester United, ma posso garantire che sistematicamente, verificando gli accrediti, ci sono tante società estere che seguono le nostre partite. Il più delle volte proprio per Ogbonna, un giocatore sulla bocca di tutti perché ha grandissime potenzialità. E non parlo così perché ha bisogno di pubblicità, si sponsorizza da solo con le sue prestazioni: faccio fatica a trovare difensori della sua età più forti di lui nel nostro campionato. Il prezzo di mercato non può che essere importante. L'anno scorso abbiamo rifiutato 12 milioni, è evidente che per trattarlo l'asticella debba alzarsi di molto".

20 milioni di euro, valutazione reale?
"È una valutazione uscita fuori in base a dei parametri che ha dato il presidente come input: se qualche anno fa Ranocchia e Bonucci venivano pagati 15-18 milioni di euro, un giocatore come Ogbonna non può valere di meno. Poi se uno rifiuta 12 milioni è evidente che punta a cifre superiori".

In Italia sono in pochi a poter spendere queste cifre, soprattutto adesso. Più probabile che Ogbonna vada all'estero?
"Nel momento in cui arrivasse un'offerta di livello l'ultima parola spetterebbe sempre al giocatore. Sicuramente Angelo ambisce a fare sempre meglio, oggi però deve continuare a far bene nel Torino. Poi ci sarà modo e tempo di parlarne, ma il suo obiettivo primario è quello di consacrarsi con la nostra squadra".

Un salto indietro, il suo rimpianto di mercato?
"Mi sarebbe piaciuto portare a Torino Pato Rodriguez dell'Independiente, che poi è andato al Santos. Il giocatore, come spesso accade in Sudamerica, non era soltanto di proprietà del club argentino, quindi - non essendo interamente della sua società di appartenenza - chi aveva facoltà di farlo, ha preferito dirottarlo altrove. Avrei voluto portare il calciatore al Torino, perché nello schema di Ventura avrebbe fatto benissimo".

Domenica c'è la Samp, pronti?
"Incontriamo una Sampdoria in piena salute, che è partita benissimo. Ad oggi è la rivelazione del campionato, sarà una squadra agguerrita. Ma prima o poi dobbiamo incontrarle tutte e se il Torino gioca come la solita serenità e forza e soprattutto con umiltà, può giocarsela. Andremo a fare il nostro gioco come abbiamo sempre fatto, al di là dell'avversario".

La Juve torna nell'Europa dei grandi. Stasera se la vedrà con il Chelsea, ce la farà?
"Dopo qualche anno la Juventus ritrova il palcoscenico più importante. Conoscendo l'allenatore della Juventus la squadra si farà trovare pronta, anche perché da quando c'è Conte ha sviluppato un'identità ed un sistema di gioco in grado di mettere in difficoltà tutti. Ci sono tutti i presupposti per assistere ad una grande partita".

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