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Aaltonen, il cervellone catapultato in Serie A per un gol

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Luigi Putignano/TuttoLegaPro.com

Basta poco a cambiare la carriera di un giocatore, ad esempio un semplice gol. Meglio se bello e decisivo , come nel caso di Mika Aaltonen, onesto mestierante finlandese a cui è bastato il famoso quarto d'ora di celebrità per conquistare l'Eldorado del calcio di quel periodo che era rappresentato dalla Serie A. Facciamo un passo indietro, al 21 ottobre 1987. Si giocano i sedicesimi di finale di Coppa Uefa e l'Inter dopo aver superato al primo turno i turchi del Besiktas vengono sorteggiati con i modesti finlandesi del Turun Palloseura, capaci di eliminare i ben più quotati austriaci dell'Admira Wacker. A Turku vinse l'Admira per 1-0, ma al ritorno arrivò l'incredibile: due reti proprio di Aaltonen regalarono l'insperato passaggio del turno ai semi-professionistici del nord Europa. L'Inter prese a cuor leggero la sfida, d'altronde nei 6 precedenti Italia-Finlandia non c'è mai stata storia: 6 vittorie nostre su 6 e la miseria di un gol concesso. L'andata fra Inter e Tps, questo è il nome abbreviato del club di Turku, si gioca a San Siro in un'atmosfera per pochi intimi. Passano 11 minuti e Aaltonen, maglia numero 10 sulle spalle, riceve palla a venti metri dalla porta e senza pensarci due volte scarica un tiro che si insacca all'incrocio. Tutti rimangono di sasso, passano i minuti e i nerazzurri non riescono a reagire, fino al triplice fischio: il Turun Palloseura espugna il "Meazza", Mika Aaltonen è l'eroe della serata. Il presidente Ernesto Pellegrini ne rimane folgorato e decide senza pensarci due volte di acquistarlo. L'allora tecnico Trapattoni dopo averlo visto all'opera suggerisce e ottiene che venga mandato in prestito a maturare: va così a farsi le ossa al Bellinzona. Tornato dalla Svizzera per lui c'è un altro parcheggio, al Bologna.

D'altronde col limite degli stranieri tesserabili, 3 nella stagione 1988/89 e con Matthaus, Brehme e Diaz, per il giovane finnico non c'è spazio. Ad accoglierlo il neopromosso Bologna. Il tecnico Maifredi però ci mette poco a bocciarlo: esordio alla seconda giornata contro la Roma, entra negli ultimi 13'. Si continua la settimana successiva con gli ultimi 17' di Como-Bologna, infine altri 15' finali della gara seguente contro l'Atalanta. Fine, il Bologna dà il suo verdetto: bocciato senza appello e infatti non metterà più piede in campo. Ad aprile, prima ancora che finisca la stagione il buon Mika prende e lascia. Senza rimpianti, né da parte del Bologna né dell'Inter che grazie ai suoi assi stranieri vince lo scudetto dei record. Di lui si perdono le tracce e vista l'epoca storica, senza Google a dare una mano, il giocatore cade nell'oblio più assoluto per il pubblico italiano. Per la cronaca giocherà fino ai 30 facendo una puntata all'Hertha Berlino e persino in Israele. Nel frattempo, consapevole che la carriera calcistica probabilmente non gli avrebbe dato un avvenire una volta appesi gli scarpini al chiodo, Aaltonen ha fatto bene a laurearsi in Economia, ha fatto carriera ed è ora docente universitario nella sua Turku e anche ad Helsinki, è direttore della Royal Society of Arts della regione del Mar Baltico, membro del Millennium Project a Washington, direttore del progetto StraX (L'Unità di Ricerca per l'intelligenza strategica e esplorazione dei macro-flussi economici) presso l'Università Aalto e CEO di Research and Analysis Corporation della Finlandia. Insomma, un vero e proprio fuoriclasse... fuori dal rettangolo di gioco.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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