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Trezeguet, i sogni son desideri...

di Alessio Calfapietra
Presto tornerà attiva la tabella trasferimenti, ancora piu' ricca e completa, per soddisfare ogni vostra curiosità di mercato!
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Domani si svolgerà l'ultima giornata di campionato, un turno per lo piu' inutile visto che tutti i verdetti, in vetta e in coda, sono stati emessi. Manca unicamente da sancire l'approdo dell'Udinese ai preliminari di Champions, ma il quarto posto dei friulani dista almeno un punto che la sfida contro il Milan rende quasi una formalità. Per il resto Lazio e Juventus devono sperare in un miracolo per contendere l'ultimo piazzamento valido per aggrapparsi alla Champions e all'Europa League, mentre la Roma, impegnata a tenere a bada i bianconeri, può sperare al massimo di addolcire la propria posizione in vista delle Coppe europee. L'atto finale della serie A riveste dunque scarso appeal, ma complimenti alla Lega Calcio - la stessa che ha spedito la SuperCoppa italiana in Cina - che è riuscita a negare la contemporaneità delle gare anche in questa occasione. E' ufficiale: il fascino impareggiabile e antico della domenica pomeriggio non ha diritto di esistere innanzi allo strapotere delle Tv e dei soldi che da quasi vent'anni queste riversano sul calcio.
Il pallone dunque non ha ancora smesso di rotolare per i campi di tutta Italia, e già si sta consumando un autentico ribaltone per quanto riguarda le panchine. Quest'anno il numero di allenatori esonerati ha subito una leggera flessione (13 contro i 17 del 2010) ma per la stagione prossima sono almeno quindici le società che hanno cambiato tecnico o stanno mettendo seriamente in dubbio l'attuale gestione. Si fa prima ad elencare le uniche squadre certe della conferma: Donadoni a Cagliari, Mihajlovic a Firenze, naturalmente Allegri al Milan, Colomba a Parma e Guidolin a Udine. A queste vanno aggiunte le situazioni in bilico di Leonardo, Mazzarri, Reja e Montella. Per il resto sarà rivoluzione, anche le neopromosse Siena ed Atalanta hanno già mandato agli archivi le esperienze con Colantuono e Antonio Conte, quest'ultimo ad un passo dal ritorno alla Juventus, con Delneri che ripartirà da Bergamo per disintossicarsi da un'annata fuori registro. Bologna saluta Malesani diretto a Genoa e accoglie Bisoli, il Palermo in attesa della coccarda corteggia serratamente Gasperini, Chievo, Cesena e Lecce hanno già sancito la loro discontinuità tecnica. Moratti continua a sognare Guardiola, la Roma difficilmente confermerà Montella, anche se il corso americano è passato nelle ultime settimane dal prospettare Mourinho (impossibile), poi Ancelotti (difficile), Villas Boas (costosissimo), Pellegrini (aleatorio) sino al rispettabilissimo Pioli, non certo un decano della lotta per lo scudetto. A volerla dire tutta, il diesse Sabatini ha capacità per certi versi uniche nello scovare i talenti a basso costo, ma non ha mai saputo costruire una squadra da vertice, limitandosi a consolidare belle realtà di medio-alto livello. Forse in questo senso il nome di Pioli è quello piu' adatto, a meno che non si tratti di un sapiente depistaggio che mira a nascondere il vero obiettivo della dirigenza giallorossa, vale a dire Delio Rossi, un fedelissimo di Sabatini che sconta i trascorsi laziali e quel tuffo nella piscina che viene spesso ricordato dalla sponda romanista. Da non trascurare nemmeno la pista Deschamps.

Discorso diverso per Walter Mazzarri a Napoli: la questione del possibile divorzio è stata gestita in maniera pessima, toccherà ora alle parti ricucire i rapporti e Mazzarri, pur indiscusso protagonista del ritorno dei partenopei nell'Europa che conta dopo ventuno anni, dovrà farsi perdonare dal pubblico campano per aver dato la stura a settimane di congetture e malumori che hanno rischiato di offuscare la splendida opera compiuta dalla squadra. Il rinnovo di Cavani può essere il primo passo per costruire un organico che figuri con dignità contro formazioni di livello assoluto, però l'impegno di De Laurentiis - bravo a tenere il pugno di ferro con Mazzarri - ad investire in maniera forte e mirata è imprescindibile: mai come questa estate si potrà lavorare per un grande Napoli, perchè il terzo posto di questo campionato diventi un punto di partenza per risultati anche maggiori, e non una bella e isolata esperienza.

In tal direzione si fa un gran parlare di David Trezeguet, l'attaccante francese classe 1977 che è appena retrocesso dalla Liga con il mediocre Hercules. Ad ogni intervista, Caliendo ricorda il palmares del giocatore, arrivato ad oltre duecento reti in carriera. Già dallo scorso anno, abbiamo però fatto presente come il passato sia una testimonianza di indubbio valore, ma che per realizzare un trasferimento che soddisfi le parti occorre soprattutto che un giocatore, oltre alle medaglie sul petto, possa esibire la capacità di appuntarsene altre in futuro. A scorrere il ruolino di Trezeguet, si può notare come dal 2008 il suo contributo in termini di goal sia nettamente calato, passando da 20 ad un unico timbro stagionale, sino alle sette marcature nella stagione di commiato alla Juventus e le dodici messe a segno in Spagna, dove però la facilità nell'andare in rete non è comparabile a quella sussistente in Italia. Si può replicare che il calo di Trezeguet sia dipeso dalle sue precarie condizioni fisiche, una risposta che non scagiona il giocatore ed anzi avvalora la tesi per cui sarebbe meglio puntare altrove.
Ricordiamo che il passaggio di Trezeguet all'Hercules ha avuto contorni parodistici: siccome il francese non aveva intenzione di rinunciare ad un solo euro del suo faraonico stipendio, la società bianconera ha regalato il cartellino mettendo di tasca propria la differenza di ingaggio di tre milioni di euro. In pratica ha dovuto pagare pur di privarsi di un elemento ormai inservibile. Con questi presupposti non capiamo come possa essere suggeribile un ritorno di Trezeguet in Italia, il Napoli ha ben poco da guadagnarci, nemmeno se l'operazione si dovesse svolgere a costo zero. Infastidiscono poi le dichiarazioni d'amore del giocatore nei riguardi della città e della squadra, visto che non ci risulta che Trezeguet abbia mai lontanamente pensato di andare a Napoli nel pieno della sua carriera, ed anzi i dieci anni in Italia li ha svolti interamente con la maglia della Juventus, squadra del quale si è dichiarato innamorato. L'amore improvviso verso il Napoli suona quindi come un tentativo di ingraziarsi la piazza, quando in realtà maschera l'intento, assolutamente legittimo ma contrario agli interessi del club campano, da parte di Trezeguet di procacciarsi l'ultimo, ricco contratto della sua lunga traiettoria sportiva. Il suo arrivo alla corte di Mazzarri rischierebbe poi di offuscare la crescita di Matavz, un attaccante futuribile e che rappresenta un investimento serio e apprezzabile della società. Se poi l'amore di Trezeguet verso Napoli fosse davvero implacabile, e ardesse come un tizzone infuocato e non si limitasse ad evocare le radici argentine, esiste la prospettiva che Trezeguet rinunci a gran parte delle sue tradizionali pretese economiche. La società è appena venuta incontro a Cavani portandogli lo stipendio a 2.5 milioni di euro, ma l'asticella degli ingaggi non può ulteriormente alzarsi dopo questa doverosa eccezione e Trezeguet dovrebbe accontentarsi di molto meno. Può sempre rimediare richiedendo dei premi sostanziosi: sono quanto di piu' meritocratico si possa ottenere, basandosi sull'effettivo rendimento e non su un curriculum tanto prestigioso quanto datato.

Nonostante il ricco capitolo rinnovi, in casa Milan si registrano anche due movimenti in entrata di assoluto valore come Mexes (già metabolizzato) e Taiwo, energia pura per la fascia sinistra. Circa un anno fa si ripeteva come queste settimane sarebbero state il crocevia rossonero per sgravarsi di una buona parte del suo sfarzoso libro paga. Alla fine dei conti, tutti i giocatori in scadenza hanno prolungato di un anno il proprio contratto. A partire da Abbiati, Oddo e Zambrotta, venuti incontro a Galliani con la spalmatura dello stipendio, sino a Ambrosini e Inzaghi, gli ultimi in ordine di tempo a rinnovare in questa convulsa settimana milanista, fatta di inchiostro e champagne. Le uniche eccezioni sono Ronaldinho, ceduto senza nessun rimpianto lo scorso gennaio e già scomparso dalla memoria dei tifosi milanisti, Jankulovski (fra l'altro gravemente infortunato, auguri) e Andrea Pirlo, finito fuori dai programmi di Via Turati per non aver saputo ridimensionare le proprie pretese finanziarie e, non da ultimo, per essere irrimediabilmente diverso dal profilo di centrocampista su cui Allegri ha edificato, mattone dopo mattone, la vittoria dello scudetto. La Juventus ringrazia. Rimane in sospeso Seedorf, attratto dal richiamo delle origini verdeoro (il Suriname è praticamente attaccato al Brasile) e non entuasiasta della considerazione che sembra rivolgergli la società. Se anche lui non volesse rinegoziare il suo ingaggio, il divorzio sarebbe una logica conseguenza per uno dei centrocampisti piu' completi degli ultimi quindici anni. Appuntamento fra dodici mesi per un'ulteriore limatura del monte ingaggi.
L'epilogo sulle recenti voci riguardanti un'offerta indecente di 180 milioni di euro per Cristiano Ronaldo. Firmata dal Manchester City, ovviamente. Per l'asso portoghese è quasi un'abitudine far saltare i record di cifre per un trasferimento, per Roberto Mancini rappresenta il giusto regalo per la conquista della FA Cup contro lo Stoke City, primo trofeo dei Citizens dopo oltre trent'anni. Nell'eventualità che il Real Madrid dovesse accettare, state pur certi che Mancini presserà ancora lo sceicco Al Mansour perchè, come ha avuto già modo di affermare, per affrontare tutte le competizioni al massimo occorre disporre di una lunga lista di campioni. E non basterebbe l'acquisto di un solo attaccante (tanto piu se Tevez andrà via) a riequilibrare le distanze con i cugini dello United, il Chelsea e tutte le big europee...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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