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Sampdoria: Pazzi di te, pazzi di mercato, pazzi di Doria

di Redazione TMW.
Fonte: di Diego Anelli per sampdorianews.net
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Se qualcuno fosse partito per la luna, o avesse deciso di vivere per 5 mesi come un eremita, isolato dal mondo circostante e immerso nel mistero della natura, e tornasse adesso a Genova, non crederebbe ai propri occhi. Non è una candid camera, né Scherzi a parte, è tutto vero. Sfortuna, infortuni, dimissioni, diatribe andate a finire al Collegio Arbitrale, cessioni eclatanti, eliminazioni da ogni competizione. Come su Blob, è successo di tutto e di più.

Premesse doverose: non siamo né destabilizzatori, né gufi, né infiltrati, né sostenitori di altre squadre, ci limitiamo ad esercitare il diritto di cronaca, che spetta a chiunque si ricordi il rispetto, l'educazione e la lealtà. Siamo stati, siamo e saremo per sempre tifosi blucerchiati e vogliamo il bene della Sampdoria per prima cosa, ma, proprio per questo, non possiamo e non vogliamo nascondere la testa sotto la sabbia.

Nessuno di noi si permette di criticare nel suo complesso la gestione Garrone: dal 2002, grazie alla collaborazione del fondamentale Marotta, la Sampdoria è passata dall'incubo fallimento, dal rischio C1 ai preliminari di Champions League, seguendo una condivisibile, intelligente e coerente politica di contenimento dei costi, con dirigenti capaci di sfruttare costantemente invitanti occasioni di mercato per rafforzare l'organico senza venir meno ai principi societari. Quando si sono compiute delle eccezioni, è stato soltanto per salvare una nave che rischiava di andare alla deriva, come ad esempio nel gennaio di 2 anni fa quando arrivò Giampaolo Pazzini dalla Fiorentina per l'importante cifra di 9 milioni di euro.

Nel precedente editoriale avevo esternato i miei più sinceri apprezzamenti nei confronti della società, la quale, dopo gli infortuni subiti contro la Juventus da Pazzini e Pozzi, aveva prontamente soffiato alla Fiorentina un bomber esperto e prolifico come Maccarone. Soltanto, con il senno di poi, si è compreso che l'arrivo di Big Mac serviva per colmare non un vuoto, ma un'imminente, incolmabile e improvvisa voragine, provocata dalla partenza del Pazzo.

Le sirene ci sono sempre state, a giugno, come a gennaio, ma lui, a prescindere dalla loro presunta influenza, si è sempre dannato l'anima per la nostra casacca, ci ha fatto godere, sognare, gioire, quasi da solo ci stava trascinando in Champions League nella doppia sfida contro il Werder. Il suo urlo di rabbia e speranza dopo il goal della bandiera in Germania me lo porterò dentro per sempre. Le sirene possono attirare chiunque, ma è ingeneroso credere o far credere che il suo rendimento possa essere calato per le voci di mercato. Anche con il PSV è stato tra coloro che non hanno mollato fino al triplice fischio finale. Se si è demoralizzato dinanzi a tutto quanto accadeva nella Sampdoria e attorno alla Sampdoria, beh anche lui è umano e, da persona attaccata a questi colori, non poteva essere altrimenti. L'indifferenza farebbe più male.

Alcuni punti della sua lettera ai tifosi mi hanno colpito particolarmente. Non sono nato sampdoriano è vero, e non ho mai preteso di esserlo,evidenzia con tanta semplicità e altrettanto affetto il suo rapporto genuino con tutto quello che rappresenta far parte del Doria. Non credo possa offendersi nessuno se, terminato il mio lavoro, chiederò il risultato della Samp e la seguirò anche da tifoso fa trasparire l'umanità, la sincerità, la schiettezza, la voglia di non nascondere i propri sentimenti, che resteranno tali a prescindere da dove si possa giocare, per chi si possa lavorare.

Vi chiedo un ultimo applauso: non dubitate mai dei miei sentimenti per voi segnala il desiderio di non spezzare mai un cordone ombelicale che ci unirà per sempre. Il professionista va quasi sempre, ma c'è modo e modo per andarsene, per salutare. Lui se ne è andato con sincerità, non nascondendo il piacere di potersi giocare grandi traguardi con i campioni del mondo, ma, al tempo stesso, non sputando sul piatto dove ha mangiato per 2 anni, cercando di limitare le polemiche, non gettando ulteriore benzina sul fuoco che sta caratterizzando un ambiente già teso a sufficienza e dando la giusta importanza a 2 anni di Samp.

Il pubblico doriano può criticare, ma lo fa con educazione, civiltà e cognizione di causa. Veder partire Cassano, Pazzini e Marilungo, assistere alla volontà societaria di versare denaro pur di scaricarsi di Fantantonio, vendere il Pazzo (e se era così influenzato dalle sirene, un motivo in più a fine anno per non garantire la conferma dei big a gennaio no?), fare cassa perdendo a titolo definitivo uno dei migliori prodotti del proprio settore giovanile soltanto sei mesi dopo la pubblicità della propria politica basata sui giovani, preferendola ad ingenti investimenti sul mercato, prolungare di un'ulteriore mezza stagione la telenovela Ziegler, che, a meno di un inatteso rinnovo, finirà con la partenza dello svizzero a parametro zero. L'improvvisa partenza di Gasparin doveva lanciare un serio campanello d'allarme per l'intero ambiente: se un Direttore Generale, peraltro arrivato in estate, decide di lasciare una società, è un chiaro dato di mancata condivisione di un progetto, probabilmente ridimensionato durante il cammino, o non compreso fin dall'inizio.

Noi evitiamo crociate, processi, attacchi mediatici, non fanno parte del nostro dna, della nostra linea editoriale, del nostro essere Sampdoriani. Ciò però non significa vivere con le fette di prosciutto davanti agli occhi, o non accorgersi della gravità degli eventi accaduti recentemente. I nostri giudizi vengono sempre espressi nell'ottica del bene della Sampdoria: evidenziare, ragionare, riflettere, individuare gli errori è il primo passo per ricompattarsi, non commetterli più, crescere, migliorarsi, ricordarsi che è sempre possibile rialzare la testa se si decide di analizzare i motivi che hanno portato ad abbassarla, senza trovare necessariamente un responsabile, o concause esterne.

Tutti possono sbagliare, è umano, ma è sempre necessario capire e far capire a chi ci sta vicino dove si vuole andare nel breve e nel lungo periodo, comprendendo che garantire la sopravvivenza non sempre è il minimo sindacale, che gettare l'ambizione tra le ortiche è una delle peggiori decisioni che si possono assumere. Si possono contenere i costi, fare cassa vendendo i migliori, ma assicurarsi, tranne qualche inevitabile stagione di sofferenze, un presente solido e un futuro non soltanto roseo, ma orgoglioso; l'Udinese insegna, è sufficiente, anche se è più facile dirlo che farlo, un modello d'organizzazione e di lavoro alle spalle.

I Gruppi della Sud, dimostrando maturità e responsabilità per l'ennesima volta, hanno chiamato la società ad un incontro chiarificatore, nel quale si possa compattare l'intero ambiente, comprendere i motivi dietro a determinate dichiarazioni, perché il pubblico esige soltanto chiarezza e dialogo, senza tirare, o addirittura spezzare alcuna corda. I Sampdoriani sono abituati a mettere alla prova le proprie corde vocali per non far mancare il proprio sostegno ai propri ragazzi, ovunque, in Italia e in Europa, non chiedono mai la luna, ma soltanto di avere obiettivi da perseguire, una società che trasmetta entusiasmo e ambizione, a ridotta o elevata spesa non importa, e soprattutto la sensazione che un determinato progetto venga portato avanti in maniera coerente e costante.

Nel frattempo con il Cagliari ci attende una sfida cruciale: visto l'elevato tasso di difficoltà insito nella trasferta di sabato ad Udine, è indispensabile conquistare l'intera posta in palio a Marassi contro i sardi. La squadra, peccando forse di personalità in trasferta, in casa invece raramente si smarrisce, resta sempre in partita o almeno non getta la spugna in maniera definitiva. Sugli spalti nessuno tira la corda, saremo come sempre ad incitare la Sampdoria ancora di più rispetto ai momenti di gioia e successi, perché il vero Sampdoriano è fatto così, tira fuori il meglio di se stesso nelle circostanze più buie.

In un periodo privo di obiettivi, emozioni, soddisfazioni, facciamo leva sul nostro orgoglio, sull'infinita passione, cogliamo l'occasione per far capire ai nostri ragazzi di non avere timori e credere nelle proprie capacità per tenersi lontani fantasmi minacciosi e inquietanti. Bisogna restare uniti, lottando a testa alta, il tempo dei processi sarà eventualmente rinviato al termine della stagione. Fino a quel momento ci sarà soltanto la Sampdoria, senza nutella, né corde tirate, né sirene, ma con quella casacca unica che, in quanto tale, deve avere sempre la precedenza su tutto. Onoriamola, onoratela.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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