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Napoli, tra promessi sposi e incubi latenti

di Alessio Calfapietra
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© foto di Marco Iorio/Image Sport

L'uovo di Pasqua ha riservato un'amara sorpresa ai tifosi del Napoli. In sei giorni la squadra partenopea è passata dal contendere lo scudetto al Milan al doversi guardare le spalle dalle concorrenti per un piazzamento in Champions League. L'Inter ha già riguadagnato la seconda posizione, con una vittoria tutto cuore e grinta contro una Lazio sciupona che alla fine avvantaggia lo stesso Napoli che, in virtù dell'inaspettato tonfo casalingo dell'Udinese, riesce a trovare una sfumatura rosa nel mezzo di una parentesi altrimenti colorata di grigio. Per l'Inter si tratta di una vittoria corroborante ma che cambia poco in graduatoria, dato che a Brescia il Milan ha virtualmente conquistato lo scudetto. Il Napoli dovrà risistemarsi in fretta per non vanificare un campionato sino ad oggi stupefacente, il calendario è ostico e, a parte la sfida contro il Genoa che peraltro si è sempre rivelato un avversario insidioso per gli azzurri, sono in programma due trasferte a Lecce e Torino contro squadre in piena lotta per i propri obiettivi, inframezzate dal possibile match point casalingo contro l'Inter. Dopo due meritate sconfitte, il Napoli deve assolutamente ricompattare i propri ranghi, ma per farlo è necessario allontanare le tanti voci che si stanno addensando intorno all'ambiente partenopeo. Il futuro di Mazzarri è passato in secondo piano, almeno a livello di rumors, visto che attualmente alla Juventus vengono accostati altri nomi, mentre è balzato all'ordine del giorno il prolungamento del contratto di Edinson Cavani. Un argomento ai limiti del grottesco e vi spieghiamo subito il motivo.
Premesso che ci auguriamo un giorno di vedere i procuratori bussare alla porta delle società con lo stesso rapido passo sia nel chiedere un adeguamento contrattuale al rialzo che nel sollecitarne uno al ribasso: non si capisce perchè chi si senta in diritto di pretendere piu' soldi se il proprio assistito gioca bene, non avverta allo stesso tempo il dovere di rinunciare ad una parte dell'ingaggio se invece il giocatore ha avuto un rendimento basso. Il principio è lo stesso e fa viaggiare su strade parallele le prestazioni e quanto queste vengono remunerate. Diventa però paradossale che il rinnovo di un contratto in scadenza fra quattro anni possa trasformarsi in un problema, semplicemente perchè il problema non esiste e non esisterà almeno per i prossimi 36 mesi. Se poi a questo vengono aggiunte voci circa l'ennesimo inserimento di Mino Raiola che sembra attrarre a sè come un magnete tutti i calciatori piu' produttivi (in termini di successo e di soldi) dei campionati europei, la vicenda va ben oltre i confini del paradosso e inizia a divenire antipatica. Per il Napoli, per i suoi sostenitori e per tutti coloro che si illudono ancora che esista una visione del calcio non puramente economica e mercantilistica, dove il piu' furbo prevale e tutti gli altri devono adeguarsi.
Inutile sottolineare che se la procura di Cavani fosse passata a Raiola, la cessione dell'uruguaiano sarebbe stata inevitabile, anzi si sarebbe trasformata in un atto dovuto. Cavani, ragazzo straordinario con valori d'altri tempi dettati da una fede encomiabile, ha appena presentato il libro "Quello che ho nel cuore", ebbene è tempo che risolva ogni dubbio o incertezza e mostri definitivamente al pubblico che il suo cuore è intriso di azzurro e che non saranno manovre dei soliti noti a distoglierlo da un futuro che lui stesso sta costruendo a suon di goal. Cavani vada incontro alla società, accettando un rinnovo all'altezza della sua bravura (già adesso gode dello stipendio piu'alto in rosa), ma lontano dalle cifre predatorie circolate negli ultimi giorni. Il resto lo farà l'affetto della gente di Napoli ed un progetto tecnico ogni anno sempre piu'ambizioso. Cavani ha detto di sognare il Pallone d'oro: forse un giorno lo potrà conquistare ma senza allontanarsi dalla città che lo ha definitivamente consacrato al grande calcio.
L'unica nota positiva da poter individuare in questa infelice settimana è la mancata esultanza di Inler allo splendido goal del vantaggio realizzato al San Paolo. In molti hanno provveduto a minimizzare, lo svizzero in testa, ma si tratta di spiegazioni poco convincenti che celano malamente la realtà dei fatti. Dalla prossima estate Inler vestirà la maglia azzurra, portando a compimento una trattativa che si trascina ormai da molti mesi. Domenica scorsa si è ravvisata la differenza dal poter schierare a centrocampo Inler piuttosto che Gargano o Pazienza (con il dovuto rispetto delle parti), Inler costituirà un rinforzo pesante e pensante del nuovo Napoli che anche il prossimo anno si batterà in una competizione internazionale, molto probabilmente la tanto agognata Champions League. Una volta finito il campionato, verrà apposto il nero su bianco alle dovute cifre, nonostante le dichiarazioni di De Laurentiis che una volta avvicinano e nell'altra allontanano Inler da Napoli, del resto le affermazioni dell'imprenditore cinematografico vanno soppesate sul bilancino.
Guida tecnica a parte,e fino a prova contraria Mazzarri è da intendersi confermato, il Napoli vive già adesso il suo domani: verranno svincolati i due portieri di riserva, Cribari, Pazienza (vicino al Milan) e Lucarelli, andranno via il deludente Sosa, Blasi e l'acerbo Dumitru, così come Walter Gargano, al termine di un soddisfacente quadriennio, saluterà Castelvolturno. Santacroce verrà possibilmente dato in prestito per fargli guadagnare maggiore spazio. Il cartellino di Cigarini, Hoffer, Rinaudo, Denis e Mannini potrà divenire preziosa merce di scambio per arrivare ad altri obiettivi, l'utile Yebda sarà riscattato dal Benfica. Da definire il destino dei due babies Ciano e Insigne, in rampa di lancio dopo la grande annata nella Lega Pro. In entrata sono già conclusi gli ingaggi di Tommaso Berni dalla Lazio, del difensore Federico Fernandez dall'Estudiantes e dell'attaccante Tim Matavz dal Groningen, oltre al già nominato Inler cui si affiancherà un altro mediano di livello. Confermata ovviamente l'argenteria di casa, anche se andrebbe monitorata la situazione di Lavezzi, prossimo ad entrare nelle mire di grandi club. Come potremmo dire per Edinson Cavani, autore sinora di trentatrè reti stagionali, utilizzando il tormentone del compianto Corrado: "e non finisce qui"...

Nella giornata in cui l'inossidabile Del Piero piega da solo le resistenze di un Catania alla disperata ricerca di punti - poi agguantati in rimonta - emerge ancora una volta il ruolo imprescindibile svolto dai campioni in età avanzata. Totti si accinge a superare il record di marcature fissato da Roberto Baggio, Di Vaio ha salvato in solitudine il Bologna, Zanetti riesce spesso ad essere il migliore dei suoi nell'Inter, Nesta è un baluardo insostituibile del Milan, dove giganteggiano la classe di Seedorf e la tenacia di Ambrosini, difficilmente la Lazio può rinunciare a Biava e Brocchi, come Genoa e Lecce non possono fare a meno di Milanetto e Di Michele, e nell'Udinese Di Natale continua tranquillamente a segnare a ritmi da capogiro (ben 55 goal dalla scorsa stagione). Tanto di cappello a questi eccezionali esempi di longevità e bravura, ma va colto anche il rovescio della medaglia che offre questa situazione. Il calcio italiano fatica a rinnovarsi e in qualche modo è costretto ad affidare se stesso alla cara, vecchia guardia. Se riuscirà ad ottenere la salvezza, il Cesena dovrà ringraziare in larga parte Giaccherini e Parolo, due classe 1985 che per i parametri italiani sono considerati "giovani". Entrambi ovviamente nel fiore della carriera, ma che in altri paesi sarebbero ritenuti elementi di esperienza. In attesa che qualche big li acquisti il prossimo anno, è opportuno interrogarsi sul perchè Giaccherini e Parolo sino al 2008 giocassero rispettivamente con Pavia e Foligno nell'allora serie C, forse per fare spazio a qualche straniero dal nome difficilmente pronunciabile e dalle dubbie capacità. Lo stesso interrogativo può porsi per il cagliaritano Cossu.

Il Bari è la prima formazione a salutare la massima serie, gli fanno senz'altro onore la forza e la professionalità con le quali i galletti hanno affrontato le ultime gare a verdetto ormai scritto. Ma la discesa è stata inarrestabile e rovinosa sin dalla fine dello scorso campionato. La piazza barese merita un pronto ritorno in serie A, la ricostruzione potrà ripartire dai tanti giovani che si stanno mettendo in mostra nelle serie inferiori con ottimi risultati. Su tutti Christian Galano del Gubbio, Marco Crimi a Grosseto e l'estroso Nicola Bellomo in prestito al Barletta: la rinascita può passare anche da loro.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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