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L'Italia delle stelle partenti

di Alessio Calfapietra
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© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Adriano Galliani ha lanciato recentemente l'allarme sul progressivo ed inesorabile declassamento del calcio italiano, usando la suggestiva metafora del ristorante di lusso degradatosi ad una pizzeria. A leggere le notizie di questi ultimi giorni, dovremmo accentuare quest'immagine perchè in molte pizzerie si mangia bene e di gusto. Il calcio italiano dovrebbe quindi paragonarsi ad una pizzeria da asporto, dove si possono scegliere prodotti di qualità e consumarli altrove. Questa è la condizione della serie A, in perenne ritardo con gli altri paesi in quanto a introiti e merchandising e dilaniata al suo interno da mille rivalità, assolutamente incapace di attrarre talenti ed allo stesso tempo terra di conquista dei club stranieri che fanno razzìa degli ultimi calciatori appetibili ancora rimasti. Se queste notti sono tradizionalmente indicate per osservare le stelle cadenti, non c'è alcun problema di visibilità o di ritardi tra le volte tricolore del cielo: mettetevi comodi ad osservare le stelle che progressivamente salutano il campionato italiano per andare a risplendere altrove, non rimarrete delusi.

La scia di Javier Pastore e Alexis Sanchez è ancora ben visibile: due assi under 23 che devono raggiungere l'apice delle loro capacità e lo faranno lontano da Palermo e Udine e che nessuna big italiana ha potuto agguantare, ma subito il nostro sguardo viene attirato da Samuel Eto'o, forse il miglior centravanti in attività, intento in queste ore a valutare l'offerta indecente dell'Anzhi Makhachkala che è stata già accettata dall'Inter visto che Moratti l'ha definita "congrua e intelligente". Eto'o, come ogni calciatore, è particolarmente sensibile agli argomenti economici e molto probabilmente accetterà il quadriennale da 80 milioni di euro complessivi, del resto l'attaccante camerunense, non piu' tardi di tre anni fa, è volato in Uzbekistan per vagliare il fiume di denaro prospettato dal Kuruvchi, in un contesto ancora meno credibile e competitivo di quello rappresentato dall'Anzhi. Non sono soltanto i soldi a motivare questa scelta, perchè il progetto tattico (in divenire) di Gasperini può tranquillamente fare a meno del contributo di Eto'o, apparso in SuperCoppa svogliato e poco inciviso, e trarrebbe molta piu' utilità da un giocatore con le caratteristiche di Tevez. L'arrivo di Eto'o a Milano due stagioni fa è sembrato in controtendenza con la dimensione provinciale del nostro calcio, ma è stato motivato, oltre che da una situazione contingente al Barcellona, dall'appeal di Mourinho che, guarda caso, è scappato dall'Italia già da un anno.
Il sostituto già individuato corrisponde, come detto in precedenza, a Carlos Tevez. Una punta di livello internazionale entrata nel calderone tritatutto del Manchester City che si annoia presto e facilmente dei suoi campioni, un nome che andrebbe però accantonato non tanto per la sua qualità, elevata ma inferiore a quella di Eto'o, quanto per i problemi caratteriali del giocatore. Troppo spesso Tevez ha espresso il desiderio di tornare quanto prima in Argentina e, come se non bastasse, sulla sua testa pende la cambiale già lanciata da Joorabchian, il magnate iraniano che in passato ha gestito il destino del ragazzo e che è pronto a fare di tutto per tornarne in possesso tramite un suo clamoroso ritorno al Corinthians. Il rischio è che l'ennesimo magnate venga presto a depredare l'Inter, riportandola alla situazione originaria. La soluzione Lavezzi risulta invece impraticabile, alla luce del fatto che il Napoli lascerebbe andare l'argentino solo dietro il pagamento della clausola rescissoria simile al prezzo di Tevez che tanto spaventa i nerazzurri.

Wesley Sneijder è l'altro asso vicino al passo d'addio al Biscione, l'olandese ha dichiarato senza fronzoli che l'Inter ha intenzione di venderlo per motivi economici. Improbabile che parta insieme ad Eto'o, anche se potrebbe verificarsi uno strappo tra Inter e Manchester City sulla formula d'acquisto di Tevez, il cui prezzo supera i trenta milioni di euro, vale a dire quanto incassato dall'Anzhi, e quindi l'Inter si troverebbe al punto di partenza e bisognosa di nuove entrate per adeguarsi al fair play finanziario, tanto che anche Milito potrebbe essere sacrificato. Se lo sceicco Mansour concederà Tevez in prestito obbedendo alla regola non scritta del regalare i gioielli che non trovano piu' spazio in vetrina, Moratti potrà trattenere Sneijder, in caso contrario le cessioni dolorose in casa Inter saranno almeno due ed una di queste sarà indirizzata al Manchester United. In tema di sostituti, Casemiro è un giovane interessantissimo perchè sa abbinare classe e potenza a centrocampo, ma potrebbe avere bisogno di tempo per giocare al meglio delle sue capacità in Europa, Kucka va invece verificato in una grande squadra.
Anche per Snejider si deve specificare che il suo approdo all'Inter, oltre che dal carisma di Mourinho, è stato facilitato dalla volontà smodata del Real Madrid di disfarsi degli elementi non piu' utili, considerati alla stregua di veri e propri pesi morti. Quindi nemmeno Sneijder fa eccezione al trend italiano dell'impoverimento inarrestabile che si sta imponendo da diversi anni.
In questo scenario, supera i confini dell'ovvio che Fabregas non sia stato mai lontanamente vicino al Milan e non solo perchè il cuore dello spagnolo è consacrato da sempre al Barcellona, ma perchè in Italia non esistono le condizioni per allettare calciatori di grande fama, nemmeno se connazionali come Giuseppe Rossi. Il proverbiale "Mister x" rossonero sarà con ogni probabilità Montolivo, il movimento interno di buoni e ottimi giocatori è rimasto l'unico che le squadre italiane possono permettersi - come nel caso di Inler trasferitosi dall'Udinese al Napoli o di Lichtsteiner dalla Lazio alla Juve - dato che ogni volta che queste mettono il naso oltre confine, possono competere soltanto per calciatori di media caratura o per scommesse alquanto ardite: Alvarez, i nuovi stranieri dell'Udinese e soprattutto Lamela ne rappresentano il chiaro esempio. Gilardino ed Aquilani, come Vargas, Silvestre ed Amauri, incarnano alla perfezione il calibro intorno al quale ruota il mercato nostrano.
Il Milan opererà anche sul fronte cessioni, Cassano meriterebbe un capitolo a parte per essere finito in soli sei mesi tra i possibili partenti di una squadra da lui definita in sede di presentazione come la sua "ultima tappa", "l'ultima chance" e "Il top, non c'è niente di più. C'è solo il cielo". Il barese conserva ancora parte di quel luccichio che alla fine degli anni novanta lo ha fatto scambiare per un fuoriclasse, se veramente dopo il Milan esiste solo il cielo, può distendersi beatamente sul prato di San Siro e osservare le stelle che sfilano una dopo l'altra destinazione estero. Se avessimo scritto queste considerazioni nel gennaio del 2006, al momento del passaggio di Cassano al Real Madrid, lo avremmo probabilmente inserito tra i corpi celesti che sfrecciavano via dal Bel Paese.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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