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Piccoli allenatori smettono

di Alessio Calfapietra
Sta per tornare la tabella trasferimenti, ancora piu' ricca e completa, per soddisfare ogni vostra curiosità di mercato!
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© foto di Federico Gaetano

Potremmo dire che l'addio di Leonardo all'Inter è capitato come il piu' classico dei fulmini a ciel sereno. Ma una volta tanto si può mettere da parte questa frase fatta e scrivere piuttosto che si tratta di un allontanamento che fa comodo a ciascuna parte in causa. A Massimo Moratti, mai pienamente convinto delle capacità del brasiliano, come a Leonardo, mai pienamente convinto di voler fare l'allenatore, e possiamo aggiungere anche i tifosi nerazzurri, mai pienamente convinti di un tecnico troppo nostalgico del suo lungo passato milanista e forse un pò amareggiati per il terzo strappo consecutivo (dopo Mourinho e Benitez) in meno di un anno. Per inquadrare la situazione basti ricordare le parole dello stesso Moratti secondo cui Leonardo "ha fatto l'allenatore con tanta buona volontà e passione", precisando però che "non è certo la sua aspirazione per il futuro". Un commiato dunque non inatteso.
Abbiamo ripetuto infinite volte che Leonardo si è seduto su una panchina per caso e contro voglia, per soddisfare la ricerca di Galliani di una persona che dell'aziendalismo facesse il proprio credo. L'equivoco è continuato con la frettolosa caccia di un sostituto di Benitez in pieno periodo natalizio. Ma il Paris Saint Germain che aspira a tornare una big del calcio francese ed anzi vorrebbe finalmente ritagliarsi "un posto nella storia" grazie all'avvento del fondo qatariota, ha finalmente risolto questo malinteso, proponendo a Leonardo la poltrona di Direttore Generale per i prossimi cinque anni all'iperbolica cifra di tre milioni a stagione. Se fosse rimasto a Milano, Leonardo avrebbe dovuto dimostrare i risultati del suo stage biennale passato tra i due club milanesi, incominciando a vincere qualcosa, dal suo punto di vista è molto piu' semplice sedersi ad una scrivania nell'adorata Parigi e attingere dall'inesauribile portafoglio arabo. Sia chiaro: la vittoria in Coppa Italia non ha cambiato di una virgola il nostro giudizio su Leonardo, visto che quel successo è stato unicamente merito dei fuoriclasse interisti e dell'efficacia sbarazzina degli avanti palermitani. La prima mezz'ora di gara, dove i siciliani hanno dominato, Leonardo è rimasto totalmente impotente, sino al fortunoso contropiede che Eto'o ha saputo trasformare da par suo. Il buon andamento in campionato non è certo stato sufficiente a rendere positivo il bilancio complessivo, oscurato dalle pessime figure in Champions League e dal puntuale fallimento che sopravviene ogni volta Leonardo affronta una gara decisiva. Ma come già scritto, questo equivoco sta per essere dissolto e auguriamo a Leonardo di poter dimostrare il suo valore in un campo che gli è congeniale, a Parigi avrà carta bianca, a Milano nessuno lo rimpiangerà se non quando correva dietro ad un pallone. A proposito di sceicchi nel calcio, la lunghissima preparazione ai mondiali del 2022 procede speditamente attraverso la conquista di sempre maggiori fette del mercato europeo: in principio fu il Manchester City, poi Malaga, Getafe, Barcellona (quale main sponsor) ed appunto il Paris Saint Germain.

Mentre l'Inter si affanna a trovare un nuovo allenatore incassando il rifiuto di Marcelo Bielsa e contemplando la suggestiva ipotesi Mihajlovic e il sogni proibito Villas Boas, il Biscione viene scosso da una notizia che preoccupa l'ambiente nerazzurro molto piu che il cambio di guida tecnica. Samuel Eto'o ha detto di avere alcune offerte da valutare e che al ritorno delle vacanze prenderà una decisione. Eto'o è ancora inquieto per il rigore sbagliato in nazionale e per il mare di polemiche che lo ha subissato in patria, è possibile che dentro di sè avverta la volontà di gettarsi tutto alle spalle con una nuova avventura sportiva. Lascia sinceramente attonisti il suo riferimento all'ultimo contratto importante da ottenere in carriera, come se gli attuali dieci milioni annui fossero un contentino. La sua volontà è di vincere qualcosa anche in Inghilterra, dopo aver dominato sia in Spagna che in Italia, lo può accontentare il solito Manchester City che i big li attira come pochi e dopo aver "rottamato" Robinho e Adebayor sta per fare lo stesso con Dzeko e Tevez. Per l'Inter sarebbe un colpo durissimo, perchè al mondo i giocatori capaci di rimpiazzare il camerunense si contano sulle dita di una mano e di questi, il club di Moratti, non può e non vuole permettersi nessuno, data la grande attenzione che sta prestando ai bilanci. Lo stesso Alexis Sanchez, conteso da altre quattro società (Barcellona, Manchester United, City e da ultimo la Juventus), oltre ad avere un costo esorbitante, non sembra in grado di reggere da solo il peso di una partenza simile. Da tenere sotto osservazione anche Sneijder, anche lui troppo sensibile al fascino della Premier League e Maicon, ma in questo caso bisogna soltanto aspettare l'offerta giusta perchè la sua cessione è stata già metabolizzata.

Il mercato galleggia ancora in una fase preliminare, tante le idee, le trattative intavolate, pochi i soldi e l'intenzione di accelerare. In mezzo a questa calma (quasi) piatta popolata di tanti, utili parametri zero, e' emerso un colpo da novanta. Stephan El Shaarawy entro poche ore indosserà la maglia del Milan. Un Faraone che già da ora non è piu' piccolo, se non in relazione alla felice carta di identità che indica il 1992 come anno di nascita. 5.5 milioni di euro per la comproprietà e metà cartellino del coetaneo Merkel al Genoa, quale ennesima compartecipazione esistente fra le due società. El Shaarawy è il piu' luminoso talento che l'Italia possa esibire, per trovare un potenziale come il suo nel torneo cadetto occorre andare indietro di ben 23 anni, quando nel 1988 Massimo Orlando, praticamente da solo, ha spinto la Reggina ad un passo dalla promozione. Il Padova ha condotto una serie B straordinaria, soprattutto sotto la conduzione dell'invincibile Dal Canto: pur perdendo per strada giocatori del livello di Succi, Di Gennaro, Vantaggiato e lo stesso baby italo-egiziano, i biancoscudati si sono dovuti arrendere soltanto in finale ad un concreto Novara. L'apporto di El Shaarawy è stato determinante per tecnica, fisico e bravura sotto porta, è il classico calciatore cui è difficile trovare un difetto. Il Milan lo ha arpionato prima di tutti (aprendo la strada ad una probable partenza di Cassano), la raccomandazione è che Allegri dia fiducia al ragazzo e non lo releghi troppo in panchina. Un dato è comunque significativo: in attesa della sospirata riforma del campionato Primavera, il prossimo anno la leva del 1992 giocherebbe ai limiti di età consentiti: l'esplosione di El Shaarawy, anche se in questo caso stiamo probabilmente parlando di un fuoriclasse, sia un invito per le squadre a puntare maggiormente sui giovani. Lo dicono in tanti, lo ripetono anche con una certa convinzione, ma alla fine sono in pochi a praticarlo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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