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Il turco napoletano

di Alessio Calfapietra
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© foto di Vincenzo Balzano

Il bambino è nato. La metafora resa celebre da Mino Raiola si può utilizzare a pieno titolo per la vicenda Inler, visto che i mesi necessari a portare la tanto sospirata firma sono equiparabili, per difetto, al tempo fisiologico di una gravidanza. Una telenovela tanto piu insopportabile se si considerano i tentennamenti del giocatore, i giochi al rialzo del suo agente e l'ingerenza della Juventus, uno stillicidio di passi avanti e retromarce che ha avvinghiato l'estate napoletana, al punto di rendere l'arrivo dello svizzero un autentico crocevia tra un mercato in ottica Champions ed una campagna acquisti secondo l'arte di arrangiarsi. Ma alla fine il parto è avvenuto ed il neonato è sano e robusto. Come il Napoli, praticamente già al completo per la stagione piu' importante dell'ultimo ventennio. Mancano soltanto un attaccante di scorta (Trezeguet o Floccari) e un'alternativa a Dossena, dato che Vitale è passato al Bologna e Mannini prenderà altre strade. La lista degli esuberi è corposa e verrà risolta in un secondo momento, per quanto riguarda i tre tenori c'è la certezza che continueranno ad esibirsi insieme, davanti all'arena del San Paolo in spasmodica attesa per uno dei loro acuti. E chi volesse prendere Lavezzi dovrà sborsare un cachet principesco pari alla clausola rescissoria di 32 milioni di euro, un prezzo che scoraggia buona parte delle possibili pretendenti, tranne ovviamente le eccezioni che fanno capo ad uno sceicco.

Il Napoli ha pigiato il piede sull'acceleratore e in due giorni ha concluso tre trattative già imbastite da tempo: oltre ad Inler sono arrivati Britos per la difesa, Santana in attacco e Roberto Colombo a completare il reparto portieri rinnovato per due terzi. L'ingaggio dell'uruguaiano ha destato diverse perplessità per il costo eccessivo e per la stagione appena trascorsa con la maglia del Bologna. Come è stato già osservato da altri, Britos va a coprire una falla esistente da molto tempo, quella del centrale mancino che Ruiz, al suo primo semestre italiano, non ha saputo colmare. Mazzarri lo ha espressamento richiesto e l'esperienza insegna che i giocatori segnalati dal tecnico toscano si sono poi rivelati funzionali al progetto. Mario Alberto Santana, da svincolato, è un affare d'oro, perchè quando l'italo argentino è in salute diventa un ottimo interprete del suo ruolo, non a caso gioca stabilmente in serie A da quasi un decennio. Il suo connazionale Lavezzi potrà così rifiatare e darsi il cambio nell'ambito di tre competizioni dove il Napoli dovrà fare necessariamente la sua parte.

La dimensione dei partenopei, a meno di clamorose sorprese, è dunque già delineata a pochi giorni dalla partenza per il ritiro. In porta è arrivato Rosati che potrà succedere nel tempo a De Sanctis, anche se l'acquisto dell'estremo laziale fa pensare che l'addio di Morgan al Napoli possa maturare già fra un anno. La difesa è ricca di soluzioni e piu' solida, il centrocampo ha fatto un salto di qualità considerevole: Inler-Dzemaili-Donadel è un ventaglio incomparabilmente migliore di quello offerto da Pazienza, Yebda e Blasi. In questo ambito va considerata la posizione di Gargano, il cui futuro è lontano dal San Paolo per la situazione ambientale e per un oggettivo offuscamento delle qualità del giocatore, confermatosi riserva anche nell'Uruguay. Nel caso di una sua partenza, arriverà un'altra pedina di livello, assodato che Bogliacino, Cigarini ed Amodio non rientrano nei piani dell'allenatore.
Nel complesso il Napoli si presenta ai prossimi nastri di partenza piu forte dello scorso anno, anche se la squadra, nonostante sfoggi la mediana titolare della Svizzera, patirà ancora lo scotto dell'inesperienza in Europa.

Merita un accenno la cerimonia di presentazione di Inler, avvenuta lunedì pomeriggio sulla nave "MSC Splendida" in occasione del debutto delle nuove maglie. Inler, svizzero di origine turche, è diventato per l'occasione un turco napoletano, sul modello dell'indimenticabile macchietta nell'omonimo film di Totò, perchè si è prestato con simpatia e discreta partecipazione al siparietto orchestrato da De Laurentiis, che prima ha inventato la scusa dell'allontanamento di Inler per non aver firmato "un'ultima carta", e poi ne ha disposto l'ingresso in sala con indosso una maschera da leone, quale curiosa metafora dello spirito guerriero del centrocampista. "Finalmente": lo sfogo unanime della platea quando lo svizzero ha esposto la casacca numero 88 e si è tolto la maschera rivelando un sorriso sincero e un pò imbarazzato. Una scena degna dell'avanspettacolo degli anni quaranta, ma il presidente del Napoli è questo, prendere o lasciare. Usa un linguaggio forte (tra i colleghi è quello che piu spesso ricorre alle parolacce), mostra una carica anti-sistema, privilegia gli aspetti spettacolari del calcio e della vita e su certi punti fissi non molla un centimetro. Il Napoli però è un'azienda florida e dal 2004 ad oggi, tranne il primo anno dove ha perso la finale con l'Avellino, e il 2009 quando ha condotto un campionato deludente, la squadra ha sempre centrato i suoi obiettivi e alcune volte li ha addirittura consumati in anticipo, come l'immediata promozione in A e il subitaneo ritorno in Europa. In questa battaglia per rendere il Napoli sempre piu forte, qualche cartuccia è stata sparata a salve, come nei recenti casi di Quagliarella e Criscito, ma se dovessimo assegnare alla gestione un voto complessivo, questo sarebbe molto lusinghiero e tenderebbe all'otto. Anzi, visto l'impero cinematografico che regge il Napoli, dobbiamo dare un felliniano Otto e mezzo.

Inler lascia l'Udinese con il pedigree, inoppugnabile, di uno tra i migliori centrocampisti presenti in Italia per grinta e geometrie. Ma l'Udinese non sembra risentire di questa cessione ed anzi ha già programmato, ed in parte realizzato, gli addii a peso d'oro di altri due titolari come Sanchez e Zapata. La realtà friulana andrebbe studiata a fondo e descritta attraverso un saggio di amministrazione sportiva e finanziaria. La famiglia Pozzo continua a mietere successi e guadagnare lussuose plusvalenze, ed è significativo che grazie all'aiuto dei rincalzi bianconeri, il Granada abbia ottenuto la promozione nella Liga. Nell'anno del possibile ritorno in Champions, l'Udinese si priva di tre calciatori fondamentali e può permettersi di cedere senza problemi D'Agostino, Candreva e Floro Flores, vale a dire due nazionali e uno degli attaccanti piu efficaci dell'ultimo campionato. E già si sfrega le mani pensando alle offerte milionarie che tra un anno pioveranno per Isla (la sua duttilità è incredibile), Benatia, Armero ed Asamoah, ma anche in quel caso non ci saranno particolari problemi perchè la formidabile rete di osservatori sparsa per il mondo avrà già offerto una degna successione a questi ed altri giocatori. L'Udinese non smobilita, anzi raddoppia: conta sull'esplosione definitiva di Fabbrini e sul rilancio di Abdi, ha pronti tre giovani eccellenti come l'argentino Battocchio (92), il ceco Vydra (92) ed il greco Karagounis (94) ed intanto ha accolto un poker di arrivi di tutto rispetto. L'ivoriano Doubai proviene dalla Svizzera esattamente come Inler mentre Sissoko Jr. è giunto dalla B francese, categoria dalla quale l'Udinese sa pescare molto bene come accaduto con Benatia. Dal Brasile Danilo Larangeira dovrà non far rimpiangere Zapata finito al Villarreal, così come il giovanissimo Neuton appena ingaggiato dal Gremio. Prima della fine del mercato, ci saranno sicuramente altri colpi, magari ad effetto. Mangala, Parolo, Giovani Dos Santos e Ramirez sono già sulla lista. Guidolin ha tra le mani un'altra macchina veloce e performante, se per l'attinenza al Fair Play finanziario l'Udinese meriterebbe il premio Nobel, per la sua competitività non le farebbe difetto un Oscar. Ed anche in questo caso, trattandosi di cinema, il voto finale risulterebbe nuovamente un generoso Otto e mezzo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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